Thailandia: non si ferma la protesta dell'opposizione
I sostenitori dell'ex premier della Thailandia, Thaksin Shinawatra, hanno dichiarato
che continueranno le loro proteste a Bangkok fino al momento in cui riusciranno a
ottenere le elezioni anticipate. Una protesta ad oltranza che rischia, dunque, di
gettare il Paese nel caos, sia politico che sociale. C’è il rischio che la situazione
possa degenerare in violenza e addirittura, come alcuni osservatori dicono, in guerra
civile? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Monica Ceccarelli, esperta
di Thailandia della rivista Asia Maior:
R. – Forse
in una vera e propria guerra civile non credo. Il governo finora ha sempre dichiarato
che non utilizzerà la violenza, anche per non ricadere in situazioni passate che sono
ancora delle ferite aperte nella società thailandese, come la strage degli studenti
nel 1992 o situazioni precedenti come nel 1974.
D.
– Cresce l’attesa per la grande manifestazione di domani. I sostenitori dell’ex premier
hanno già dichiarato che bloccheranno la capitale. Cosa possiamo prevedere come risposta
da parte del governo?
R. – Per domani non ci saranno
reazioni particolari. Ritengo che avverrà esattamente quello che è successo nei giorni
scorsi, cioè una situazione di contenimento della protesta senza arrivare a scontri.
La situazione potrebbe precipitare solo nel caso in cui dovesse esserci il decesso
del re, che sappiamo essere molto malato. In quel caso credo si verificherebbe una
situazione veramente di caos nel Paese.
D. – La Thailandia
è una delle mete turistiche più importanti nel panorama internazionale ed il turismo
è il motore economico di questo Paese. Una situazione del genere non rischia di influire
pesantemente sull’economia thailandese?
R. – Questa
situazione ha già influito in maniera davvero pesante sull’economia del Paese. Sappiamo
che soprattutto il turismo è stata la seconda voce del Paese come industria. La situazione
che si è creata due anni fa con il blocco degli aeroporti fu veramente eccezionale.
Ovviamente queste notizie scoraggiano chi eventualmente volesse recarsi nel Paese,
perché immagino che i turisti, che al momento si trovano a Bangkok, abbiano serie
difficoltà di movimento, ma non perché ci siano situazioni di pericolo.