Manifestazioni per la Giornata in ricordo delle vittime della mafia
“La legalità non si insegna, ma si testimonia”. E’ il monito lanciato dai familiari
delle vittime di tutte le mafie in occasione della XV Giornata della memoria e dell’impegno
in ricordo di chi ha perso la vita contrastando la criminalità. Il 21 marzo, inizio
di primavera, è la data simbolo di questa ricorrenza voluta dall’Associazione Libera
di don Luigi Ciotti che, a partire da oggi, ha organizzato una serie di iniziative
a Milano. Nel pomeriggio, l’accoglienza e un momento ecumenico insieme a centinaia
di familiari delle vittime giunti da tutt’Europa; domani, la marcia cittadina e i
seminari di approfondimento sul fenomeno mafioso. Di particolare rilievo la scelta,
quest’anno, di Milano come sede della giornata, come spiega al microfono di Gabriella
Ceraso, don Luigi Ciotti:
R. – E’ la
città dov’è stato ucciso Ambrosoli, dove un’autobomba ha ucciso cinque persone: da
quella città è partito Carlo Alberto Dalla Chiesa … Si va in Lombardia, a Milano,
anche come un segno di attenzione, di stima, di riconoscenza per il grande lavoro
della magistratura nel contrasto delle varie forme di violenza, di illegalità, di
corruzione … Si va anche per dire che bisogna tenere alta la testa rispetto ai segnali
seri che ci sono, che hanno accompagnato la presenza criminale mafiosa nel territorio
della Lombardia, e non solo … Non è un caso che in Lombardia sono individuati 639
beni immobili, 116 comuni coinvolti; la Lombardia certamente è al primo posto per
l’uso della cocaina … Ecco, ci sono segnali che ci impongono di dover essere attenti,
perché le mafie hanno una capacità di cambiamento e di trasformazione e di infiltrazione
veramente impressionante!
D. – A fare da cornice
alla marcia di domani per le strade della città c’è oggi un momento ecumenico con
i familiari delle vittime, domani una serie di seminari di approfondimento su tanti
temi: qual è l’importanza di questi due appuntamenti?
R.
– Noi ci fermeremo a pregare per chiedere una mano a Dio a guardare avanti, a darci
più forza, perché non venga meno la speranza, perché non venga meno l’impegno. Noi
abbiamo bisogno di saldare molta terra con il cielo. I seminari sono in un altro momento,
per scendere in profondità, per interrogarsi, per porsi delle domande, la conoscenza
più importante per essere più responsabili e per affrontare di più le situazioni che
ci circondano.
D. – Responsabilità e legalità: voi
le mettere strettamente in rapporto. Che cosa significa, oggi, “legalità”, don Ciotti?
R.
– Legalità è il rispetto e la pratica delle leggi; la legalità e la solidarietà sono
le due facce della stessa medaglia che si chiama giustizia. Noi abbiamo bisogno che
tutti rispettino le regole, che le facciamo nostre ma allo stesso tempo dobbiamo darci
da fare per costruire le condizioni per il cambiamento. E quindi, il problema delle
politiche sociali, della giustizia sociale … non dimenticando mai che la prima dimensione
della giustizia è la prossimità, l’ascolto, l’accoglienza … La responsabilità non
è solo dello Stato, delle istituzioni: la responsabilità è anche nostra! Io ho messo
una spina nella carne alla politica, nel senso propositivo, ma noi dobbiamo fare la
nostra parte: dobbiamo anche sporcarci di più le mani, tutti quanti, per costruire
questa legalità, la ricerca della verità, i percorsi che diano libertà alle persone
di condurre una vita umana.