Convegno della Cei sulla pastorale della Chiesa per i disabili
“I disabili di fronte alla sfida educativa. L’impegno tradizionale della Chiesa e
le questioni attuali” è il tema del convegno recentemente organizzato a Roma dal settore
catechesi disabili della Conferenza episcopale italiana. Un appuntamento che ha segnato
importanti momenti di riflessione e testimonianze di chi si dedica alla sofferenza
degli altri. Fabio Colagrande ne ha parlato con don Guido Benzi, direttore
Ufficio catechistico nazionale della Cei:
"Vorrei sottolineare
come il tema della disabilità, all’interno della pastorale della Chiesa italiana,
si profila non soltanto come un aspetto della salute, della sanità ma sotto l’aspetto
della testimonianza. All’interno degli uffici catechistici diocesani c’è un settore
– e così anche a livello nazionale – che si occupa proprio del cammino di fede delle
persone disabili. E questo io credo che sia un segno già molto bello perché valorizza
l’apporto che la realtà delle persone disabili dà alla vita delle comunità cristiane.
C’è una particolare cura soprattutto nei confronti dei bambini disabili, perché possano
ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana e possano vivere un percorso di integrazione
all’interno della comunità, e così anche per i disabili adulti. Ma nello stesso momento,
c’è anche un aspetto di dono, nel senso che il disabile all’interno della comunità
cristiana è, di fatto, un testimone del Vangelo".
Sono
dunque numerose le esperienze di coloro che vivono accanto a persone disabili, tra
di loro Stefano Capparucci, responsabile del Movimento-Amici che si occupa
della pastorale dei disabili nella Comunità di Sant’Egidio:
"In fondo,
nella fragilità dei disabili, vediamo come nella stessa debolezza si possa esprimere
una grande forza. E’ un poco la forza dell’amore, che ci rende capaci di sentimenti
di amicizia e anche di gesti di solidarietà. Noi abbiamo scoperto insieme a loro,
per esempio, una grande sapienza evangelica che è quella del saper aiutare gli altri.
Non soltanto nelle liturgie domenicali i nostri amici disabili pregano in gran parte
per gli altri, ma pregano anche per i grandi problemi sociali: per i condannati a
morte, per le vittime del terremoto, pregano molto per l’Africa. E questa è una grande
testimonianza, è un po’ come il restituire loro la pienezza del vivere il Vangelo,
che non è soltanto l’essere in qualche modo assistiti, ma è anche poter dare un bicchier
d’acqua ad un altro: il valore salvifico, anche per loro, della carità e della carità
verso gli altri".
Infine una testimonianza diretta di
chi ogni giorno vive la disabilità. Ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande
Carla Galdelli, sorella di un disabile di 43 anni, impegnata nel Movimento-Amici
della Comunità di Sant’Egidio. A lei ha chiesto com’era la loro vita prima di quest’incontro:
R. – Senz’altro
era diversa, non avevamo i molti amici che abbiamo ora, non c’era il sostegno che
c’è ora. Era forse più triste indubbiamente. Invece, conoscendo la Comunità di Sant’Egidio,
si è aperta proprio una finestra su un mondo, un mondo che andando troppo di corsa
non riusciamo a vedere.
D. – E cosa significa per
suo fratello partecipare in maniera totale, forte, alla vita della comunità cristiana?
R.
– Penso di poter dire che è la vita per lui, è il suo mondo, i suoi amici, è la sua
ricchezza e anche la nostra di conseguenza.
D. –
Lei, prima di iniziare questa esperienza con suo fratello Mauro, aveva sentito dire
che i disabili non possono compiere un percorso pastorale, non possono ricevere la
catechesi, i Sacramenti. C’era un po’ questo pregiudizio?
R.
– Negli anni passati, indubbiamente sì, c’era questo pregiudizio. Forse, talvolta,
c’è ancora. Credo, però, che da quando è stato messo in rilievo questo aspetto molta
strada sia stata fatta ma altrettanta ce ne sia da fare. Questo pregiudizio, però,
man mano, va scemando. (Montaggi a cura di Maria Brigini)