2010-03-18 15:06:14

Riunione del Consiglio di sicurezza Onu sull'Afghanistan


Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunisce oggi a New York per esaminare un rapporto sull’Afghanistan preparato dal segretario generale Ban Ki-moon in cui si raccomanda, fra l'altro, l'estensione per altri 12 mesi del mandato della Missione delle Nazioni Unite a Kabul. La comunità internazionale torna dunque a discutere della crisi afghana mentre sul terreno si moltiplicano le operazioni militari per sottrarre ai talebani il controllo della provincia di Kandahar, considerato loro storico feudo. A preoccupare le Nazioni Unite sono le ripercussioni della guerra in Afghanistan a livello regionale, in particolare lungo il confine con il Pakistan. Stefano Leszczynski ha intervistato Margherita Paolini, coordinatrice scientifica di Limes.RealAudioMP3

R. – Io credo che la questione della normalizzazione dei rapporti tra India e Pakistan sia fondamentale, assolutamente fondamentale “conditio sine qua non”, per risolvere il problema dell’Afghanistan. E’ una proxy war praticamente, che continuerà ad avvelenare i rapporti tra questi due Paesi e, in fondo, ad alimentare alla fine non solamente un terrorismo da parte pakistana, ma anche a suscitare delle risposte incontrollabili da parte indiana.

 
D. – Uno degli argomenti che emergono in questi giorni sull’Afghanistan è quello di un possibile processo di riconciliazione nazionale. Questo è possibile?

 
D. – La condizione sine qua non per la reintegrazione dei talebani o assimilati, o genericamente così definiti, è che loro rompano i rapporti con Al Qaeda. Allora, Al Qaeda non esiste più da un pezzo ed è invece il nome che si vede affibbiato alle operazioni dei gruppi terroristici pakistani. Quindi, questo è il primo aspetto. In questo caso, la comunità internazionale si troverebbe a dover spendere una cifra considerevole per una reintegrazione, in termini di milizie, reintegrazione dentro l’esercito e la polizia, di elementi che restano ancora inaffidabili. Il problema è che tutti questi gruppi devono dire che non hanno rapporti non con Al Qaeda, che non esiste, ma bensì con i gruppi jihadisti pakistani, che sono quelli effettivamente che non devono assolutamente più mettere piede in Afghanistan e che l’India o il Pakistan si devono impegnare a mettere fuori gioco.

 
D. – In sostanza, cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi per quanto riguarda l’Afghanistan?

 
R. – Quello che è importante, se la comunità internazionale si vuole impegnare anche a spendere un notevole impegno finanziario, è appunto risolvere il problema alla radice. La radice è la normalizzazione, come dicevo, dei rapporti India-Pakistan, e soprattutto la fine della copertura che non solo il Pakistan ma che anche la comunità internazionale continua a dare a questi gruppi, chiamandoli Al Qaeda e non chiamandoli con i loro veri nomi.







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