A Piacenza il convegno della Federazione italiana settimanali cattolici
In occasione del centenario del settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio “Il Nuovo
Giornale”, si apre oggi a Piacenza il convegno della Federazione italiana settimanali
cattolici (Fisc): “Fare l’Europa. Le radici e il futuro”. Obiettivo dell’incontro
è di individuare il ruolo che i settimanali cattolici possono svolgere nella costruzione
di una più forte percezione di un’Europa fatta di valori condivisi, come quelli della
pace, della vita e della famiglia. Interverranno, tra gli altri, mons. Gianni Ambrosio,
vescovo di Piacenza e rappresentante dei vescovi italiani alla Comece, con una relazione
su “La Chiesa e l’Europa” e mons. Józef Mirosław Życiński, arcivescovo di Lublino,
in Polonia, che svilupperà il tema “Senza fede, l’Europa muore”. L’ultima giornata
sarà dedicata a San Colombano, abate del VI secolo, la cui tomba si trova proprio
a Bobbio.Ma perché, guardando al futuro del Continente, è importante tenere
presenti le sue radici? Adriana Masotti lo ha chiesto a don Giorgio Zucchelli,
presidente della Fisc.
R. – Perché
i frutti crescono se ci sono buone radici e noi naturalmente riteniamo che le radici
del Continente europeo siano radici cristiane. Ci saranno quindi buoni frutti a livello
di popoli europei, se ritroveremo e rilanceremo i valori cristiani che stanno alla
radice della nostra civiltà.
D. – Parlerete soprattutto
del ruolo dei settimanali cattolici nel contribuire ad una più forte percezione di
un’Europa comune, terra di valori condivisi e di ideali comuni …
R.
– Certamente: questo è il nostro scopo principale. Abbiamo scelto questo tema perché
la Fisc si sta aprendo molto all’Europa. Abbiamo associato, ad esempio, i giornali
delle missioni cattoliche all’estero, dei nostri emigranti; stiamo lavorando con l’Albania
per la realizzazione di un settimanale cattolico nazionale in Albania; abbiamo contatti
con altre diocesi … Questo è un primo settore del nostro impegno. Il secondo, evidentemente,
è di dare sui nostri giornali una maggiore informazione sull’Europa. Io ritengo che
non ci sia ancora un vero e proprio spirito europeo: basti dire che quando si parla
di Europa, la si mette nella pagina degli esteri!
D.
– Durante il convegno parlerete anche di San Colombano che, in una lettera a Papa
Gregorio Magno, per la prima volta utilizzava l’espressione “totius Europae”, di tutta
l’Europa, con riferimento alla presenza della Chiesa nel Continente. Questa attenzione
della Chiesa si è confermata in modo costante nel tempo, fino ad oggi …
R.
– L’Europa c’era già a quel tempo! L’Europa l’hanno fatta questi monaci, tra cui questo
monaco irlandese che aveva scelto come suo impegno personale quello della missione
in tutta l’Europa, portando il messaggio cristiano. Certamente, il concetto di Europa
cristiana che avevano questi grandi uomini è diverso da quello che abbiamo noi oggi.
Ma questo sta nell’ordine delle cose!
D. – Ma che cosa
potrebbe dire l’Europa, oggi, al mondo?
R. – Io sono
un europeista abbastanza entusiasta; entusiasta anche per la formula di questa Europa
che, nonostante tutto, in fondo è una formula che nella storia non è mai esistita.
Questo è già un insegnamento, tant’è vero che l’Africa guarda all’Europa e ai processi
europei con grande interesse. E poi, l’altra cosa fondamentale in questo marasma dal
punto di vista etico e culturale che sta imperversando in tutto il mondo, è l’ideale,
l’obiettivo – come l’ha chiamato il Papa stesso – di portare al mondo, di promuovere
nel mondo i valori cristiani ma che sono anche i valori veri dell’uomo! E quindi,
una visione di uomo che nella nostra tradizione c’è sempre stata e che in altri popoli,
purtroppo, non sempre è stata perseguita!
D. – Don Giorgio,
lei ha parlato di uno sforzo di apertura, di rinnovamento, anche dei settimanali cattolici
italiani. Ma qual è oggi la diffusione, l’incidenza di questi settimanali proprio
sull’opinione pubblica italiana?
R. – Diciamo che siamo
la maggioranza silenziosa, nel senso che quando si parla dei giornali si parla sempre
dei ‘grandi’ giornali; ma esiste tutto un mondo di giornali di cui mai nessuno parla
ma che poi, nei singoli territori; fanno veramente opinione, tra i quali ci sono i
nostri, che oggi sono arrivati a 186 testate, che stampano circa un milione di copie
alla settimana e che entrano nelle case e li legge tutta la famiglia! Noi, con il
convegno di Verona del 2006, abbiamo lanciato l’idea che ogni diocesi abbia un proprio
giornale; ci stiamo arrivando con fatica, però in questi ultimi cinque anni ne abbiamo
fatti nascere una trentina, soprattutto nel Centro-Sud. Un’altra cosa che vorrei aggiungere
è che questi nostri giornali si stanno evolvendo anche verso il digitale: tutti i
nostri settimanali, ormai, hanno anche un loro sito. La Fisc, per esempio, porterà
al convegno “Testimoni digitali”, che la Conferenza episcopale italiana organizza
per il mese di aprile, il proprio nuovo sito che conterrà tutti i link di tutti i
giornali nostri per cui chi entra nel nostro sito avrà la possibilità, con un click,
di collegarsi a tutti i giornali delle diocesi italiane che vuole!