2010-03-17 14:45:35

Tensione Israele-Usa: revocato il blocco alla Cisgiordania


Dopo gli scontri degli ultimi giorni tra polizia israeliana e manifestanti palestinesi, le autorità ebraiche hanno stamattina riaperto la Spianata delle Moschee a Gerusalemme, dove però restano schierati migliaia di agenti nel timore di nuovi disordini. Revocato anche il blocco ai valichi della Gisgiordania. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

L’attenzione internazionale è puntata sulle tensioni a Gerusalemme ma, a livello diplomatico, anche sui rapporti tesi fra Israele e Stati Uniti, a causa dell’annuncio di nuovi insediamenti ebraici, fatto proprio durante la visita del vicepresidente americano, Joe Biden, che ha praticamente per ora annullato qualsiasi risvolto positivo della mediazione statunitense. Nelle prossime ore, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, telefonerà al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, proprio per ottenere la revoca delle ultime misure che rischiano di compromettere seriamente i negoziati con i palestinesi. Ma come valutare la decisione dello Stato ebraico? Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Meron Rapoport, giornalista israeliano del quotidiano Haarètz:
 R. – Netanyahu crede veramente che Israele non possa lasciare Gerusalemme, non possa rinunciare a questi territori per ragioni ideologiche. Per questo, si trova in una situazione veramente molto, molto difficile. Da un lato, sa che le cose in America sono cambiate ma dall’altra non sa come comportarsi …

 
D. – Si sta dicendo ormai da più parti che i bulldozer stanno spianando ogni trattativa di pace. Quale carta può restare ai palestinesi?

 
R. – I palestinesi credo che in questo momento sentano di essere forti perché hanno il sostegno internazionale da una parte, e dall’altra credo che ci sia una nuova politica in Palestina, dove hanno capito che l’uso di un'intifada armata non è utile!

 
D. – Resta il fatto che Gerusalemme Est rischia di essere stritolata dagli insediamenti …

 
R. – Sì: il problema, veramente, è che nell’opinione pubblica israeliana, da un lato c’è un consenso molto alto sul fatto che non sia possibile dividere Gerusalemme, ma dall’altro lato non si comprende – in Israele – quanto sia importante per i palestinesi, per il mondo musulmano la questione di Gerusalemme!
 Intanto, sul terreno è sempre alto il rischio di una nuova “intifada”. Gli estremisti palestinesi di Hamas chiamano ripetutamente la popolazione alla rivolta contro Israele. Più prudente la posizione di Fatah, il movimento del presidente Abu Mazen. Su questa eventualità Rosario Tronnolone ha interpellato Janichi Cingoli, direttore del Cipmo, Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente:

 
R. – Io non credo che siamo alla vigilia della terza intifada, perlomeno non ancora. Tuttavia, siamo in presenza di una rivalità tra Hamas e Fatah: entrambi tendono a sfruttare la situazione di tensione creatasi con gli Stati Uniti, e di fatto gli incidenti sono stati sostanzialmente contenuti anche per la capacità delle forze di sicurezza israeliane di non creare provocazioni e morti. Peraltro, da parte di Abu Mazen e dell’Anp si parla di “intifada bianca”, cioè di forme di lotta come dimostrazioni di massa, sit-in, per denunciare la persistente occupazione e il blocco degli accessi ai Luoghi Santi: peraltro, gli accessi ai Luoghi Sacri sono stati riaperti, anche per i giovani e non solo per le persone sopra i 50 anni.







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