2010-03-17 14:34:50

Il Papa all’udienza generale: non si conosce Dio solo con la ragione ma con la forza dell’amore. Annunciata una lettera alla Chiesa irlandese sugli abusi ai minori


L’udienza generale di questa mattina, la prima da molti mesi celebrata in Piazza San Pietro, ha visto Benedetto XVI tornare sulla figura di San Bonaventura da Bagnoregio e sul suo approccio alla teologia, in confronto alla concezione che ne ebbe San Tommaso d’Aquino. Al termine, nel saluto ai fedeli di lingua inglese, il Papa è tornato sul tema scottante degli abusi sui minori nella Chiesa irlandese, annunciando la prossima pubblicazione di una lettera e auspicando che essa aiuti “nel processo di pentimento, di guarigione e rinnovamento”. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

La vita cristiana è una scalata verso Dio. Così la percepiva 800 anni fa San Bonaventura da Bagnoregio. Una salita “verso le altezze di Dio” che può essere compiuta con la forza della ragione, della ricerca teologica, fino a un certo punto, oltre il quale resta possibile solo con la luce dell’amore. E proprio sulla capacità e sui limiti della teologia Benedetto XVI ha impostato la catechesi mettendo a confronto le convinzioni di Bonaventura da Bagnoregio e di Tommaso d’Aquino riguardo alla teologia, se sia essa solo speculativa – che cioè porti primariamente alla conoscenza di Dio – o anche pratica, che induca l’uomo al bene. In sostanza, ha riassunto il Papa:

 
“Per san Tommaso il fine supremo, al quale si dirige il nostro desiderio è: edere Dio. In questo semplice atto del vedere Dio trovano soluzione tutti i problemi: siamo felici, nient’altro è necessario. Per san Bonaventura il destino ultimo dell’uomo è invece: amare Dio, l’incontrarsi ed unirsi del suo e del nostro amore. Questa è per lui la definizione più adeguata della nostra felicità”.
 
Al primato della teoria o a quello della pratica, San Bonaventura aggiunge un terzo aspetto che, ha detto il Papa, “abbraccia gli altri due”: quello della sapienza. Difendendo questo tipo di “riflessione metodica e razionale della fede”, lo studioso francescano si sofferma su una errata concezione della teologia del suo tempo – ma anche dei nostri, ha puntualizzato Benedetto XVI – secondo la quale...
 
“…la ragione svuoterebbe la fede, sarebbe un atteggiamento violento nei confronti della parola di Dio, dobbiamo ascoltare e non analizzare la parola di Dio. A questi argomenti contro la teologia, che dimostrano i pericoli esistenti nella teologia stessa, il Santo risponde: è vero che c’è un modo arrogante di fare teologia, una superbia della ragione, che si pone al di sopra della parola di Dio. Ma la vera teologia, il lavoro razionale della vera e della buona teologia ha un’altra origine (...) Chi ama vuol conoscere sempre meglio e sempre più l’amato (…) Per san Bonaventura è quindi determinante alla fine il primato dell’amore”.
 
A influenzare Bonaventura nella sua concezione della teologia è senza dubbio, afferma il Papa, il “primato dell’amore” proprio del carisma francescano. Ma in questa idea della conoscenza di Dio come di una progressiva salita interiore si coglie anche l’influsso di un più antico teologo siriaco, cosiddetto Pseudo-Dionigi, colui che aveva suddiviso gli angeli in nove ordini:

 
“San Bonaventura interpreta questi ordini degli angeli come gradini nell’avvicinamento della creatura a Dio. Così essi possono rappresentare il cammino umano, la salita verso la comunione con Dio”.
 
E tuttavia, lo Pseudo-Dionigi sostiene che esista un gradino ulteriore, più in là di quel “vedere con la ragione ed il cuore” che per Sant’Agostino, ha ricordato il Papa, “è l’ultima categoria della conoscenza”:
 
“Nella salita verso Dio si può arrivare ad un punto in cui la ragione non vede più. Ma nella notte dell’intelletto l’amore vede ancora – vede quanto rimane inaccessibile per la ragione. L’amore si estende oltre la ragione, vede di più, entra più profondamente nel mistero di Dio (...) Proprio nella notte oscura della Croce appare tutta la grandezza dell’amore divino”.
 
“Tutto questo – ha spiegato Benedetto XVI – non è anti-intellettuale e non è anti-razionale: suppone il cammino della ragione, ma lo trascende nell’amore del Cristo crocifisso”:
 
“Con le nostre sole forze non possiamo salire verso l’altezza di Dio. Dio stesso deve aiutarci, deve ‘tirarci’ in alto. Perciò è necessaria la preghiera. La preghiera - così dice il Santo - è la madre e l’origine della elevazione”.
 
Al momento della sintesi della catechesi in lingua inglese, è seguito un annuncio di particolare delicatezza, che il Papa ha rivolto in modo specifico ai pellegrini irlandesi, oggi in festa per il loro Patrono, San Patrizio:

 
“As you know, in recent months the Church in Ireland…
Come sapete, negli ultimi mesi, la Chiesa in Irlanda è stata messa a dura prova dalla crisi degli abusi sui minori. Come segno della mia profonda preoccupazione ho scritto una Lettera pastorale per affrontare questa situazione dolorosa. La firmerò nella Solennità di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia e Patrono della Chiesa universale, e la invierò subito dopo. Chiedo che la leggiate voi stessi, con cuore aperto e in uno spirito di fede. La mia speranza è che possa aiutare nel processo di pentimento, di guarigione e rinnovamento”.
 
Quindi, fra i molti saluti, il Pontefice ne ha indirizzato uno alla delegazione reduce dalla diocesi americana di Trenton dove è stata accesa la "Fiaccola Benedettina per la pace”. “Possa tale impresa – è stato il suo augurio – contribuire alla formazione di una coscienza attenta alla solidarietà ed alla cultura della pace, seguendo l'esempio di San Benedetto, apostolo infaticabile tra i popoli dell'Europa”. E ancora, il caloroso rivolto ai giovani, in particolare sintonia con l’arrivo della nuova stagione: “Incontrarvi – ha detto – è sempre per me motivo di consolazione e di speranza, perché la vostra età è la primavera della vita. Siate sempre fedeli all'amore che Dio ha per voi”.







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