Una vita dedicata ai bambini bisognosi: dopo 25 anni, suor Chiara Pfister lascia
il Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano
“Venendo qui, ritrovo nei bambini da voi amorevolmente curati” il Bambino Gesù: così,
Benedetto XVI sottolineò la dimensione d’amore che si respira nel Dispensario pediatrico
“Santa Marta” in Vaticano. Una struttura che il Papa ha visitato il 30 dicembre 2005
nella Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Istituito nel 1922 per volere di Benedetto
XV e affidato alle Figlie della Carità, il Dispensario è stato guidato negli ultimi
25 anni da suor Chiara Pfister, che lascerà a breve l’incarico. Al microfono
di Alessandro Gisotti, la religiosa svizzera racconta la sua esperienza di
carità cristiana al servizio dei bambini bisognosi, ritornando con la memoria al suo
primo giorno al Dispensario:
R. – Quando
ho preso questo Dispensario, c’era un lettino, un armadio e qualche famiglia che aveva
bisogno. Così siamo partite: ad un bisogno concreto abbiamo provato a dare risposte
concrete. D. – Come è cresciuto l’impegno del Dispensario per
i bambini, in questi anni? R. – Io penso che questo Dispensario
risponda veramente ad un bisogno: il bisogno è aumentato e l’aiuto è venuto da parte
dei volontari e del Vaticano, anche. La gente ha visto che si poteva fare del bene
e si sono offerti. Credo che quando un aiuto è serio, la gente poi è stimolata ad
aiutare. Poi siamo passati da un ‘fare per gli altri’ ad un ‘fare con gli altri’.
Insieme a tanti volontari abbiamo fatto tante cose, e non era più soltanto ‘per’ ma
soprattutto ‘con’ gli altri. Anche con le famiglie: perché ci sono state famiglie
che avevano bisogno di noi e adesso sono loro ad aiutare gli altri! Siamo diventati
una grande famiglia! Io penso sempre che abbiamo fatto una doppia evangelizzazione
… D. – Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono venuti a visitare
il Dispensario: che emozioni e che ricordi ha? R. – Anche questa
è stata una cosa meravigliosa: la prima visita ufficiale di Benedetto XVI all’interno
della Città del Vaticano è stata qui, al nostro Dispensario. E le nostre famiglie,
che sono famiglie povere e modeste e di ogni confessione, hanno potuto avvicinare
un Pontefice. Io credo che questo gesto, questo interessamento dei Pontefici per me
è un messaggio che la Chiesa ha grande rispetto per la vita, per ogni vita, anche
per una vita che sembra per il momento in difficoltà … Credo che se vogliamo fare
qualcosa per la vita, dobbiamo prima avere rispetto per ogni persona. D.
– Cosa porterà di questa lunga, emozionante esperienza di carità? R.
– Abbiamo saputo dare qualcosa di primordiale che rimane, perché forse non si vede
sempre immediatamente il risultato, però capita che la gente, dopo tanti anni, si
ricordi e torni e dica: “Io ho avuto il privilegio di venire da voi, e adesso sto
bene”. Vengono. L’importante è metterci insieme e seminare.