2010-03-16 16:05:38

Scontri a Gerusalemme nella Giornata della collera


Tensione a Gerusalemme, dove si sono verificati scontri tra la polizia israeliana e gruppi di palestinesi in occasione della odierna “Giornata della collera” decretata da Hamas per protestare contro i progetti ebraici a Gerusalemme est. Intanto, l’emissario statunitense per il Medio Oriente, Mitchell, ha rinviato la sua visita in Israele. Benedetta Capelli:RealAudioMP3
 
Lacrimogeni, granate, lanci di sassi. E’ lo scenario cui si è assistito stamani a Gerusalemme tra la polizia israeliana e gruppi di palestinesi. Teatro dei disordini la periferia nord della Città santa, incidenti si sono registrati nel campo profughi di Kalandya, vicino a Ramallah, e in altre località della Cisgiordania. Il bilancio è di una cinquantina di contusi o feriti lievi tra i manifestanti e i poliziotti israeliani. L’area rimane blindata con tremila agenti a vigilare anche gli accessi a Gerusalemme, per impedire che i palestinesi di cittadinanza israeliana, residenti in Galilea, arrivino a dare man forte ai manifestanti. A far scatenare la tensione l’odierna “Giornata della collera” proclamata da Hamas contro l'espansione ebraica nella parte orientale di Gerusalemme e all'indomani dell'inaugurazione della grande sinagoga Hurva, situata entro le mura della Città vecchia che – secondo la tradizione – sarebbe il preludio alla rinascita di un tempio ebraico addirittura sulla Spianata, al posto della moschea Al Aqsa. Accanto a quello che succede sul terreno, c’è anche una crisi diplomatica che si sta consumando tra gli Stati Uniti e Israele, culminata nel rinvio della missione prevista per oggi dell’inviato americano per il Medio Oriente, Mitchell, e che segue l’ennesima conferma ieri da parte del premier ebraico, Netanyahu, di non interrompere gli insediamenti a Gerusalemme Est. Oltre agli Stati Uniti, ha protestato anche l’Alto Rappresentante europeo per gli Esteri, Catherine Ashton, che dal Cairo ha sottolineato che gli insediamenti minano i negoziati di pace. Negoziati ai quali – risponde l’Autorità nazionale palestinese (Anp) – Netanyahu non sarebbe interessato.
 

 
Nel frattempo a sottolineare la tensione tra Stati Uniti e Israele è stato deciso il rinvio della visita nella regione dell’inviato speciale Usa, Mitchell. E’ questa un’altra reazione statunitense alla decisione di Netanyahu di voler procedere con la costruzione di 1600 nuove abitazioni. Ma, spiegano alcuni osservatori, il premier israeliano andrà avanti nonostante gli americani. Francesca Sabatinelli ha intervistato Meron Rapoport, giornalista israeliano del quotidiano Haaretz RealAudioMP3
 
 







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