Il cardinale Bertone alla Confindustria: solo l'imprenditoria che rispetta il valore
dell'uomo è destinata a creare benessere e sviluppo sostenibile
Le strategie vincenti e i vantaggi competitivi di un’impresa non possono mai escludere,
dal benessere che creano, i lavoratori e le famiglie. Lo ha affermato oggi il cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel suo intervento alla riunione della Giunta
di Confindustria. Il porporato ha preso spunto dall’Enciclica del Papa Caritas
in veritate, auspicando l’avvento di una nuova generazione di politici, economisti
e imprenditori cristiani, capaci di creare uno “sviluppo vero e sostenibile”. A margine
dell'incontro, riferendosi alla vicenda degli abusi contro i minori, il cardinale
Bertone ha affermato che ''la Chiesa ha ancora una grande fiducia da parte dei fedeli,
solo che qualcuno cerca di minare questa fiducia. Ma la Chiesa ha con sé un aiuto
speciale dall'alto''. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non “quanto
vale”, ma “cosa vale”. Così, in Italia, negli anni tra il secondo dopoguerra e l’avvio
del boom economico degli anni Sessanta, l’ing. Adriano Olivetti si poneva di fronte
al valore del lavoro. Una domanda fondamentale, ispirata da quei valori cristiani
che ne orientavano le scelte, che permisero al leader di una delle aziende italiane
che già mezzo secolo fa contava oltre 35 mila dipendenti in Italia e all’estero di
tradurre in “progresso civile” i “risultati del processo produttivo”. Davanti al presidente
di Confindustria, Emma Marcegaglia, e ai membri della giunta, il cardinale Bertone
ha preso la figura dell’ing. Olivetti come esempio di quell’“umanesimo cristiano imprenditoriale”
che sapeva ottenere utili d’impresa senza dimenticare la dignità dei lavoratori. Una
visione, ha obiettato il porporato, che spesso manca invece all’economia contemporanea,
faticosamente impegnata a lasciarsi alle spalle una gravissima crisi. E’ stato un
“deficit di valori morali” a originarla, ha ripetuto il segretario di Stato, sulla
falsariga delle affermazioni di Benedetto XVI nella Caritas in veritate. Nell’Enciclica,
ha osservato, il Papa ricorda i valori di riferimento per chi fa impresa: volere “uno
sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non
illusorio”. Ne consegue che esigenze quali “il ritorno sull’investimento, la creazione
di valore per l’azionista e la valutazione del rischio, non possono prescindere dal
valore umano”, mentre purtroppo – ha affermato il cardinale Bertone – “oggi è diffusa
la cultura che considera normale, perciò accettabile se non addirittura da invidiare
ed emulare, il prevalere della furbizia, del più organizzato, del più informato e
del più ricco e potente”.
Se, come dice il Papa,
“l’economia non può avere una sua autonomia morale”, anche un’impresa che crea benessere
resta pur sempre “un mezzo e non un fine”, compreso il profitto ottenuto: dunque,
“è il senso che le dà l’imprenditore a farne uno strumento di progresso integrale”.
In quest’ottica, ha riassunto il segretario di Stato, i valori che devono guidare
l’imprenditore comprendono “grandi attenzioni” ai “bisogni spirituali” dell’uomo,
oltre che materiali, come pure il sostegno “con tutti i mezzi” alle famiglie, alla
nascita e la crescita dei figli, alla distribuzione a tutti della ricchezza prodotta
dall’impresa, della subordinazione dell’economia e della tecnica all’etica perché
siano entrambe utilizzate “per il bene comune e della persona”. Ma perché questi valori
non restino un’utopia, è necessaria la formazione “di una nuova generazione di laici
impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica, capaci di cercare con
competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. Uno sviluppo diametralmente
opposto a quello “artificiale e insostenibile”, ha stigmatizzato il cardinale Bertone,
che ha portato alla recente crisi perché basato su un “distorto modello di crescita”
nel quale si è cercato di compensare il “crollo delle nascite” con la spinta a un’“economia
esasperata” che alla fine ha reso vulnerabili tutti i comparti della società.
Viceversa,
ha insistito il segretario di Stato, “il rispetto della dignità della persona si deve
vedere anzitutto nell’attenzione dell’imprenditore verso il proprio comportamento,
come pure verso i dipendenti, fornitori, clienti, azionisti, investitori. Tale attenzione
– ha proseguito – provoca un valore, che si chiama fiducia. Occorre approntare strategie
di sviluppo fondate proprio sul vantaggio competitivo della “fiducia”, quella vera,
non intesa soltanto come strumento di marketing”. “Vi invito – ha concluso il segretario
di Stato – a fornire al mondo l’esempio di come si governa una impresa con modelli
cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di
responsabilità e dovere. Tali scelte di alto profilo porteranno molti ad accorrere
a voi per lavorare, per comprare, per fornire, per investire e per finanziare”.