2010-03-16 13:48:57

I vescovi del Burkina-Niger in visita ad Limina: una Chiesa in crescita, impegnata sul fronte della giustizia e della pace


I vescovi del Burkina Faso-Niger hanno iniziato ieri in Vaticano la loro visita “ad Limina”. Portano al Papa le gioie e le sofferenze di due Paesi tra i più poveri del mondo, afflitti dal dramma della siccità. La comunità cristiana è minoritaria e cerca di convivere armoniosamente con la maggioranza musulmana. Sulla situazione della Chiesa in Burkina Faso ascoltiamo mons. Séraphin François Rouamba, presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso-Niger. L’intervista è di Jean-Baptiste Sourou:RealAudioMP3

D. - Registriamo una crescita costante del numero dei fedeli battezzati. Solo nella mia diocesi ogni anno abbiamo circa 5mila battesimi di bambini e 4.800 battesimi di adulti e questo avviene ormai da diversi anni. La Chiesa in Burkina Faso è in buona salute ma deve affrontare oggi delle grandi sfide. C’è innanzitutto la necessità di promuovere le Comunità cristiane di base, perché è in queste piccole comunità che i cristiani si sentono una famiglia e possono condividere insieme la loro fede, il loro amore e le loro speranze. C’è poi il problema dell’inculturazione: siamo convinti che se non evangelizziamo la nostra cultura non potremo mai evangelizzare in profondità i nostri fedeli, resterebbe un’evangelizzazione superficiale. C’è anche il problema dei catechisti che hanno una responsabilità molto grande nell’evangelizzazione. I catechisti in molti luoghi sono l’unica espressione della Chiesa, per l’assenza di sacerdoti, ma urge un aggiornamento nella loro preparazione. E questo vale per tutti i laici il cui ruolo è sempre stato molto importante nella nostra Chiesa come testimoni del Vangelo ovunque si trovino e fermento di questo nuovo mondo che nasce con Gesù Cristo. Se vuole continuare a crescere, la Chiesa deve essere missionaria: dobbiamo annunciare la nostra fede ovunque, anche fuori dal Paese. La Chiesa-Famiglia del Burkina - che tanto ha ricevuto - deve sapere che adesso deve dare altrettanto.

 
D. – Come sono i rapporti con la maggioranza musulmana e con i seguaci delle religioni tradizionali?

 
R. - Devo dire che i cristiani, i musulmani e i seguaci delle religioni tradizionali vanno d’accordo. Basti pensare che i musulmani, talvolta, addirittura assistono alle nostre Messe. Certo, abbiamo qualche paura quando vediamo sorgere alcuni movimenti, ma allo stato attuale c’è una buona intesa interreligiosa. Succede per esempio che commercianti musulmani siano venuti a trovarmi per chiedermi di contribuire alla costruzione di una parrocchia. Il motivo è semplice: dove si costruisce una parrocchia si sa che ci sarà una scuola e un dispensario e, siccome i cattolici non fanno discriminazioni, ne beneficia tutta la popolazione.

 
D. - Che riflessi ha avuto il secondo Sinodo per l’Africa sulla vita delle vostre diocesi in Burkina Faso?

 
R. - All’inizio eravamo un po’ scettici, perché non abbiamo ancora attuato le indicazioni del precedente Sinodo per l’Africa. Ma poi ci siamo resi conto che era opportuno, perché quando vediamo l’Africa oggi, i problemi della giustizia e della pace sono veramente molto attuali. Credo che il Papa abbia avuto una buona idea nello scegliere questo tema per la nostra Chiesa. Occorre dire che il ruolo della Chiesa è fondamentale in questo ambito: ci sono state delle iniziative ecclesiali di riconciliazione di fronte a terribili fratture a cui nessuno credeva e poi abbiamo visto che le comunità sono riuscite a superare le loro divisioni. Quindi il Sinodo ha confortato le convinzioni dei cristiani e ha dato sostegno alle loro iniziative. Credo che sia molto importante che la Chiesa sia presente ovunque ci sia bisogno di riconciliazione.







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