2010-03-15 15:13:35

Un'aberrazione che mortifica la dignità umana: così, “Scienza e Vita” sull’asta di ovuli in una clinica londinese


“Notizie aberranti, servono leggi specifiche a livello internazionale”: così, Lucio Romano, presidente dell’associazione “Scienza e Vita” in merito alla decisone di una clinica londinese, specializzata in inseminazioni artificiali, di mettere all’asta ovuli di giovani donatrici americane che poi saranno impiantati negli Stati Uniti, aggirando così la legge britannica che ne vieta la commercializzazione. L’iniziativa è stata pensata per promuovere un servizio che permette, intervenendo geneticamente, di determinare il sesso e i caratteri somatici del nascituro. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Lucio Romano:RealAudioMP3

R. – E’ aberrante la volontà di voler designare e preordinare le caratteristiche di un figlio. Significa cancellare completamente, annullare del tutto, negare quello che è il diritto all’unicità, all’originalità dell’essere umano e, quindi, anche di un figlio. Un figlio non più come la dimensione propria di essere soggetto ma tradurlo e quindi usarlo appunto nella dimensione dell’oggetto.

 
D. – Ci troviamo di fronte, di fatto, a derive eugenetiche?

 
R. – Senza dubbio. La stessa società europea di embriologia della riproduzione umana in un documento di alcuni anni fa riportava appunto quella che è la presa di posizione di alcuni embriologi, di alcuni genetisti e di alcuni ginecologi, i quali propendono anche alla determinazione del sesso, per esempio, per ragioni non mediche; alla predeterminazione di caratteri che possono essere confacenti in ragione dei bisogni della cosiddetta “coppia committente”. E’ aberrante del tutto perché può significare selezionare e selezionare significa definire a priori una dignità e una qualità di vita che nessuno può segnare ad un soggetto in maniera soggettiva.

 
D. - Un ovulo che viene messo all’asta come se fosse un qualsiasi oggetto…

 
R. - Commercializzazione non solo per quanto riguarda i propri organi ed apparati come qualcuno inizia già a preventivare ma addirittura mettere in commercio quelle che sono cellule deputate alla riproduzione - nel caso specifico ovuli e spermatozoi in altri casi – e che significa quindi la commercializzazione della vita.

 
D. – Una china aberrante e che a volte però non viene neanche percepita come tale…

 
R. – Giocando con la vita evidentemente si incunea poco per volta in un sentire comune, una certezza che in quanto è possibile fare determinate cose, secondo un principio di autodeterminazione, ne viene di conseguenza che si possono fare e in quanto si possono fare potrebbero rientrare in criteri di liceità. Questo è il piano scivoloso lungo il quale dobbiamo porre un argine.

 
D. - Forte il dibattito anche nella comunità scientifica. Qual è il suo auspicio?

 
R. – Una posizione di condivisione a livello di società scientifica e non solo ma una posizione di assunzione di responsabilità sotto il profilo antropologico ed etico. Quindi una lettura della ricerca scientifica che non deve essere assolutizzata senza alcuna riflessione sulla norma morale ma il richiamo di nuovo ai diritti fondamentali dell’uomo, il primo dei quali è sicuramente quello di non essere selezionato in ragione delle proprie caratteristiche, della preordinazione. Questa è la mancanza assoluta di un fondamento di una società, a livello internazionale, che possa essere definita civile e rispettosa dei profondi valori di ogni essere umano.







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