"La famiglia, speranza dell'Europa" al centro dell'intervento del cardinale Ennio
Antonelli all’VIII Assemblea di Gniezno
La visione e i compiti della famiglia nei diversi Paesi dell’Europa, i rapporti all’interno
del nucleo familiare e le politiche familiari previste dai diversi ordinamenti. Sono
i temi al centro dell’VIII Assemblea di Gniezno che si chiude oggi in Polonia. Ai
partecipanti al convegno e, in modo particolare alle famiglie della Polonia, è giunto
anche il saluto del Papa in polacco. Benedetto XVI ha auspicato stamani all'Angelus
che l'incontro "contribuisca al rinnovamento della famiglia come comunità istituita
da Dio e fondata sulla Sua legge". Momento forte del Convegno è stata la “Marcia ecumenica
della vita”, snodatasi ieri sera per le strade della città polacca. All’Assemblea
è intervenuto stamani anche il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio
Consiglio per la Famiglia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il porporato
ha ricordato che trent’anni fa, nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio,
Giovanni Paolo II chiamava le famiglie “a mobilitarsi per costruire una società
più attenta ai loro diritti e doveri” e ad assumersi “la responsabilità di trasformare
la società”. In caso contrario – scriveva Giovanni Paolo II – le famiglie saranno
“le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza”.
Oggi quelle parole – ha detto il cardinale Ennio Antonelli - riecheggiano con forza
anche in una società profondamente mutata: “Questo appello non
è caduto nel vuoto; sta avendo una risposta sempre più vigorosa nell’attività delle
associazioni familiari, un altro seme di speranza per il futuro”.
Un
seme che si traduce in molteplici e preziose attività, tra cui l’animazione culturale
nelle scuole, nelle parrocchie, nelle diocesi e nei media. Un rilevante impulso è
stato dato poi alla “formazione di uomini politici e di operatori della cultura e
della comunicazione sociale”. Le rivendicazioni delle associazioni familiari – ha
spiegato il cardinale Ennio Antonelli - sono di carattere culturale, giuridico ed
economico:
“Affermare come istituzione di rilevanza pubblica la coppia
uomo-donna, unita in matrimonio e aperta ai figli, garanzia di ordinato sviluppo e
di futuro per la società. Incentivare la stabilità della coppia come un bene per i
figli, per i coniugi e per la società. Tutelare il diritto dei bambini ad avere un
padre e una madre e a crescere insieme a loro, per potersi relazionare, fin dalla
primissima infanzia, con due persone di sesso diverso e potersi così costruire una
chiara e solida identità, una personalità definita”.
Si devono inoltre
incentivare la natalità, commisurando il prelievo fiscale sia al reddito sia al numero
delle persone a carico, rendendo compatibili la maternità e il lavoro extradomestico
delle donne. Si devono conciliare per ambedue i coniugi le esigenze del lavoro con
quelle della vita familiare. Riferimento imprescindibile è la difesa della vita:
“Difendere
la vita nascente, contrastando i tentativi di introdurre nella legislazione il diritto
all’aborto (che allora verrebbe considerato non più un male tollerato, ma un bene),
affermando il diritto all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, sollecitando
provvedimenti di sostegno alla maternità in modo da offrire una concreta alternativa
all’aborto”.
Le associazioni familiari di impegno civile coerente con
il Vangelo chiedono dunque “un sostegno, convinto e forte, anche alle comunità ecclesiali”.
L’azione pastorale a vari livelli – ha concluso il porporato - dovrebbe motivare le
famiglie ad aderire a tali associazioni in massa, perché “una larga rappresentatività
dia loro una maggiore autorevolezza ed efficacia”.