Ieri a Reggio Calabria il “No Mafia Day”. Mons. Riboldi: la gente del Sud non è più
tramortita dalla paura
In Italia molti giovani, ma anche persone appartenenti al mondo imprenditoriale e
sindacale, hanno partecipato ieri a Reggio Calabria al “No Mafia Day”, manifestazione
contro tutte le criminalità organizzate. L’iniziativa è stata promossa per ribadire
che la società civile non si piega alla violenza delle cosche. Un forte e accorato
appello a non accettare la logica della sconfitta e della rassegnazione è stato lanciato
anche dai vescovi italiani nel recente documento della Cei intitolato: “Per un Paese
solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno”. Per il Sud, ancora logorato da uno “sviluppo
bloccato”, è giunta l’ora di rialzarsi come sottolinea il vescovo emerito di Acerra,
di origini brianzole, mons. Antonio Riboldi, intervistato da Luca Collodi:
R. – La Provvidenza
mi ha mandato per 20 anni nel Belice, per trent’anni ad Acerra. Quindi, da 50 anni
sono nel Sud. Dovessi dare oggi una visione di come il Sud sia cambiato in 50 anni,
direi che di parole ne sono state dette tante. Si ha l’impressione, stando qui al
Sud, che qualche progresso si abbia nel Nord, ma che questo difficilmente riesce a
raggiungere il Sud. Le faccio un esempio: le autostrade finiscono a Napoli si può
dire. Il che vuol dire che vi è una differenza di trattamento tra il Nord e il Sud,
forse perché si ritiene che il Sud non produca o non dia occasioni.
D.
– La Chiesa italiana, già 20 anni, fa si occupò del tema del Mezzogiorno. Lei nella
sua azione pastorale, in questi ultimi 20 anni, ha trovato dei segni di speranza verso
un nuovo Meridione d’Italia?
R. – L’unico segno di
speranza è questo: la gente adesso capisce, è pronta, non è più schiavizzata dalla
paura. Quando si pensa alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla camorra, ci si riferisce
ad un esercito che paralizzava. Quindi questa paura mi pare che in parte sia un po’
scomparsa. Se si prendono di petto queste criminalità, queste si allontanano e il
Paese ha la possibilità di svilupparsi. Per esempio Acerra oggi non è più quella di
20 anni fa. Venendo meno la criminalità, cresce lo sviluppo e la gente è pronta allo
sviluppo. Non è che non sia pronta. Forse è un po’ rassegnata, ma se si incoraggia
il Sud è capace di dare cose molto grandi.
D. – Mons.
Riboldi, la mancanza di una formazione valida per i giovani può continuare ad alimentare
la criminalità nel Sud d’Italia?
R. – I giovani non
è che siano amorfi, ma se si dà loro un traguardo sono capaci di fare grandi cose,
perché i giovani sono sempre generosi. Basta mettere loro un po’ di anima addosso,
basta creare in loro l’entusiasmo.
D. – Come si
può spiegare la criminalità organizzata del Sud ad un uomo del Nord? Che cos’è la
mafia, la ‘ndrangheta, la camorra? Come si possono spiegare, tradurre?
R.
– Sono fatti che nascono nel tempo. Normalmente sono persone che inizialmente fanno
parte dell’ultima fascia di una società, quella di gente che non va a scuola, e che
pensa di cambiare la vita aggredendo il bene degli altri. Quindi, questa specie di
giustizialismo, che poi si è rivelato in tutta la sua brutalità e criminalità, penso
che adesso nasca proprio da una reazione, da una mancanza di educazione. Credo sia
venuta a mancare nell’aria il senso del rispetto dell’altro: è quel valore cristiano
che è venuto a mancare e che ha travolto il comandamento “Amerai l’altro come te stesso”.
D.
– Si può parlare di povertà al Sud d’Italia?
R. –
Sì, direi che ci sia una grande differenza tra lo stile di vita nel Sud e quello in
alta Italia. Si vede la povertà anche nel modo di vestire e di essere: si accontentano
di poco e possono poco. Avere una famiglia e un papà che porti a casa uno stipendio,
che permetta certi lussi, trovare questo papà è già veramente un lusso.
D.
– C’è un segno di speranza per un nuovo meridione, così come auspicato dall’episcopato
italiano?
R. – Io penso di sì, perché non si può
essere sempre fermi subendo e piegando la testa. Le coscienze sono pronte, basta dare
alle persone incoraggiamento, far vedere che si può. Gli manca l’occasione. Bisogna
dargli, dunque, l’occasione e poi spunterà una giovinezza nel Sud che il Nord ha spento.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)