Mons. Ravasi presiede in Laterano la Messa per Chiara Lubich
La sapienza e l’unità. Sono le due parole chiave della vita di Chiara Lubich e della
storia del Movimento dei Focolari che, a due anni dalla sua dipartita, continua a
portare nel mondo il carisma della fondatrice. Le ha ricordate questa mattina mons.
Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, presiedendo
la Santa Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, proprio in ricordo di Chiara
Lubich. Nei primi banchi, le sue compagne, alcuni familiari, l’attuale presidente
del Movimento, Maria Voce, e i rappresentanti di altre realtà ecclesiali. A riempire
le navate, tante persone da tutt’Italia. Il servizio di Gabriella Ceraso.
(Musica) Due
parole chiave per parlare della fondatrice del Movimento dei Focolari e della testimonianza
lasciata che urge portare avanti soprattutto oggi: le ha espresse mons. Ravasi nell’omelia
ispirata ai testi liturgici. La prima è la sapienza che coinvolge tutte le dimensioni
dell’essere umano – ricorda mons. Ravasi – incarnata da Chiara Lubich. Non è identica
all’intelligenza la sapienza, è qualcosa di più: è lasciare una scia di sapore, di
gusto, di passione, di grande umanità. L’intelligenza senza sapienza – continua mons.
Ravasi – è come un naviglio senza bussola: può procedere, ma non ha meta: “Ed
è un po’ questo il grande grido della società contemporanea, che non trova più uomini
sapienti, persone che sanno indicare la strada; ed è per questo che si stende su di
noi, sulla nostra società soprattutto la coltre del vuoto, dell’inconsistenza, della
banalità, della stupidità.” Poi c’è l’unità: “Io in loro”, come
dice Cristo. E’ questa la parola vissuta da Chiara Lubich. Unità dal colore unico
– spiega mons. Ravasi: non associazione, né convivenza, né vicinanza, ma comunione
fatta anche di silenzi e contemplazione. Ecco la testimonianza di cui l’umanità –
prosegue il presule – ancora una volta ha bisogno, soprattutto l’umanità di oggi,
così frantumata com’è: “Siamo tutti la stessa carne, tutti la
stessa realtà umana. Ecco, allora, l’importanza di continuare a testimoniarla in questo
mondo, che conosce molto la frantumazione, che è molto simile – vedete - ad un mosaico,
un mosaico che Dio ha costruito: il mosaico dei popoli, delle culture, delle etnie,
che però ha cominciato a staccarsi nelle sue tessere e abbiamo mucchietti di colore,
non abbiamo più un progetto di armonia e di unità.” Semplici
e intense le parole di Chiara Lubich citate in conclusione da mons. Ravasi, perché
– dice – esse risuonino nei nostri cuori. Sono parole scritte negli anni ’50 e rivolte
a Cristo. “Ti voglio bene” scriveva allora Chiara, “perché per tanti anni hai vissuto
con me e io per tanti anni ho vissuto con te”. (Musica)