Iraq: tra le violenze, prosegue lo spoglio elettorale
Violenza anche in Iraq. Si è aggravato il bilancio dell'autobomba esplosa ieri nel
centro della città di Kerbala, a sud di Baghdad. Sarebbero 2 i morti e 7 i feriti.
Intanto prosegue la conta delle schede dopo le elezioni legislative di una settimana
fa. L’ex premier Allawi è in vantaggio in due province sunnite. Il premier al Maliki
è invece in testa in altre due zone sciite. A nord si profila un successo per i partiti
curdi. Intanto, si moltiplicano le denunce di brogli. Sull’attuale situazione politica
irachena, Stefano Leszczynski ha intervistato Khaled Fouad Allam, esperto dell’area
ed editorialista per il quotidiano La Repubblica:
R. – Senza
dubbio, la società irachena si è avviata verso un processo di democratizzazione e
di esercizio della democrazia, che dovrà ora andare avanti nel tempo. E’ evidente,
però, che la questione dell’equilibrio fra le forze politiche rimane molto complessa,
perché la guerra ha ovviamente capovolto - in un certo senso - i rapporti interetnici.
Perciò, la contrapposizione che può esserci fra sciiti e sunniti ed altre minoranze
etniche religiose si ritrova anche all’interno del sistema democratico.
D.
– Resta il nodo della complicazione di formare un esecutivo che dovrà essere comunque
un esecutivo di coalizione…
R. – Nonostante la contrapposizione di tipo
etnico-religioso, e le prevaricazioni che in passato ne derivavano, la questione della
formazione di un nuovo Stato rimane la strada da perseguire, anche perché non credo
che gli iracheni, avendo vissuto anni ed anni di gravi tensioni e di guerra, vogliano
tornare indietro. Poco a poco si troverà un equilibrio politico che consoliderà fortemente
il processo di democratizzazione.
D. – L’afflusso alle urne è stato alto.
Un dato, tuttavia, che non ha trovato lo stesso riscontro nelle piccole aree dove
vivono i cristiani: lì si è, infatti, notato un forte calo. Questo è un dato preoccupante,
secondo lei? R. – Sì, perché la vita del Medio Oriente non può essere concepita
senza l’apporto storico, religioso e culturale delle minoranze cristiane. In questo
contesto certamente c’è da fare lo stesso lavoro che è stato fatto negli ultimi anni
con i sunniti, in maniera da preservare le minoranze cristiane.