In Iraq, inizia a delinearsi il risultato delle elezioni legislative. Il premier
al Maliki in vantaggio nelle zone sciite
In Iraq, primi risultati delle elezioni legislative. L’ex premier Allawi è in vantaggio
in due province sunnite. Il premier al Maliki è invece in testa in altre due zone
sciite. A nord invece si profila un successo per i partiti curdi. Intanto, si moltiplicano
le denunce di brogli. Sull’attuale situazione politica irachena, Stefano Leszczynski
ha intervistato Khaled Fouad Allam, esperto dell’area ed editorialista per
il quotidiano La Repubblica:
R. – Senza
dubbio, la società irachena si è avviata verso un processo di democratizzazione e
di esercizio della democrazia, che dovrà ora andare avanti nel tempo. E’ evidente,
però, che la questione dell’equilibrio fra le forze politiche rimane molto complessa,
perché la guerra ha ovviamente capovolto - in un certo senso - i rapporti interetnici.
Perciò, la contrapposizione che può esserci fra sciiti e sunniti ed altre minoranze
etniche religiose si ritrova anche all’interno del sistema democratico.
D.
– Resta il nodo della complicazione di formare un esecutivo che dovrà essere comunque
un esecutivo di coalizione…
R. – Nonostante la contrapposizione
di tipo etnico-religioso, e le prevaricazioni che in passato ne derivavano, la questione
della formazione di un nuovo Stato rimane la strada da perseguire, anche perché non
credo che gli iracheni, avendo vissuto anni ed anni di gravi tensioni e di guerra,
vogliano tornare indietro. Poco a poco si troverà un equilibrio politico che consoliderà
fortemente il processo di democratizzazione.
D. –
L’afflusso alle urne è stato alto. Un dato, tuttavia, che non ha trovato lo stesso
riscontro nelle piccole aree dove vivono i cristiani: lì si è, infatti, notato un
forte calo. Questo è un dato preoccupante, secondo lei?
R.
– Sì, perché la vita del Medio Oriente non può essere concepita senza l’apporto storico,
religioso e culturale delle minoranze cristiane. In questo contesto certamente c’è
da fare lo stesso lavoro che è stato fatto negli ultimi anni con i sunniti, in maniera
da preservare le minoranze cristiane.
Medio Oriente Il
ministro israeliano alla Difesa, Ehud Barak, ha ordinato all’esercito di chiudere
i varchi con la Cisgiordania per 48 ore, fino a sabato sera, “per ragioni di sicurezza”.
La decisione giunge dopo i violenti scontri che hanno interessato l'area, nel corso
delle preghiere musulmane della scorsa settimana, e dopo le tensioni scatenate dal
nuovo piano di Israele per la costruzione di 1.600 nuovi alloggi nella zona di Gerusalemme
est. Una decisione, quest’ultima, che ha messo in forse l’imminente ripresa di negoziati
indiretti fra Israele e l’Autorità nazionale palestinese e che ha creato una crisi
di fiducia con gli Stati Uniti.
Pakistan Sono almeno 39 le vittime di
un attentato avvenuto questa mattina in Pakistan vicino al Bazar di Lahore. Erano
quasi tutti fedeli che si recavano in una moschea, per la tradizionale preghiera del
venerdì. Due i kamikaze entrati in azione. Il servizio è di Marco Guerra:
Due
kamikaze si sono fatti esplodere a pochi secondi l'uno dall'altro in una affollata
area commerciale di Lahore. I due attentatori si sono fatti saltare in aria fra la
gente che stava entrando in una moschea per la preghiera del venerdì e vicino ad una
fermata dell'autobus a ridosso del mercato. Un bilancio ancora provvisorio parla di
39 morti e circa 100 feriti. Per la città di Lahore è il secondo grave attentato in
meno di una settimana. Segno che dopo mesi di guerriglia confinata nelle area tribali
al confine con l’Afghanistan, i talebani hanno voluto dimostrare di poter ancora colpire
il cuore del Paese. E non è un caso che l’attacco di oggi arriva il giorno seguente
la visita del presidente afghano, Hamid Karzai, a Islamabad, che ha mobilitato i vertici
dei due Paesi al fine del raggiungimento di un’unità di intenti contro i terroristi
legati ad Al Qaeda, con la stesura e l’ufficializzazione di uno speciale piano strategico.
Durante la giornata di incontri, Karzai ha inoltre chiesto ufficialmente l'estradizione
in Afghanistan dei leader talebani arrestati negli ultimi tempi in territorio pakistano.
Scontro
Stati Uniti-Cina su diritti umani È nuovamente scontro tra Washington e Pechino
dopo il rapporto annuale sui diritti umani nel mondo del Dipartimento di Stato Usa,
che ha denunciato un "peggioramento" della situazione in Cina e Iran. Il documento
punta il dito contro Pechino per gli abusi sulle minoranze tibetana e musulmana e
per i suoi tentativi di controllare l'uso di Internet e di restringere la libertà
di informazione. La Cina ha reagito accusando a sua volta gli Stati Uniti di usare
i diritti umani come “strumento politico per interferire negli affari interni di altri
Paesi”.
Kazakhstan alluvioni Almeno 4 mila persone sono state evacuate
oggi in Kazakhstan, da alcuni villaggi nei pressi della capitale Almaty, dopo il cedimento
di due dighe a causa di neve e pioggia accumulatesi negli ultimi giorni. Al momento
le autorità locali contano una ventina di dispersi e non escludono probabili vittime.
Intanto nell’est del Paese alcuni distretti sono in preda a pesanti tempeste di neve:
un elicottero impegnato in operazioni di soccorso con otto persone a bordo oggi è
scomparso dai radar. La catastrofe sarebbe dovuta a forti precipitazioni e a un rialzo
repentino della temperatura, dopo un inverno rigidissimo.
Grecia Una
violenta scossa di terremoto di magnitudo 4,6 sulla scala Richter è stata registrata
stamattina anche in Grecia, nel Peloponneso meridionale. Non si segnalano vittime
o danni di rilievo. Intanto la polizia è dovuta intervenire alla periferia di Atene
per evacuare un’impresa per la produzione di energia e due tribunali dopo una serie
di allarmi bomba, rivelatisi falsi. Ieri invece, oltre due milioni di lavoratori erano
scesi in piazza nelle principali città del Paese per denunciare i tagli salariali,
le nuove tasse e il congelamento delle pensioni. Violenti sconti tra anarchici e agenti
si sono verificati ad Atene e Salonicco, a margine delle manifestazioni sindacali.
Tensioni
Turchia-Svezia Convocato al Ministero degli esteri turco, l'ambasciatore di
Svezia ad Ankara, Christer Asp, dopo la crisi diplomatica scoppiata ieri tra i due
Paesi per via dell'approvazione da parte del Parlamento svedese di una mozione in
cui si riconoscono i massacri degli armeni come "genocidio". Ieri, Ankara aveva deciso
il richiamo in patria per consultazioni dell'ambasciatore turco a Stoccolma.
Germania
occupazione Nonostante i segnali di ripresa economica, in tutta Europa prosegue
il trend negativo dell’occupazione. Secondo l'agenzia del lavoro tedesca, nel 2010
la Germania avrà 3 milioni e 545 mila disoccupati rispetto ai 3 milioni e 423 mila
del 2009. Una previsione che contempla una crescita economica piuttosto sostenuta
con una variazione annuale del Pil pari a +1,75%. Nel caso in cui le cose dovessero
andare peggio delle previsioni con un Pil a +1%, allora i disoccupati raggiungerebbero
quota 3 milioni 640 mila. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 71 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.