2010-03-11 15:54:29

Subito i negoziati in Medio Oriente: così Biden dopo le reazioni negative del mondo arabo all’annuncio dei nuovi insediamenti ebraici


I negoziati tra Israele e palestinesi "devono andare avanti subito": è quanto ha sottolineato il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, intervenendo questa mattina all'Università di Tel Aviv. Israele e Stati Uniti mantengono relazioni “uniche” nel loro genere, e tale legame “non può essere rotto”, quali che siano le sfide da affrontare. Così, Joe Biden ha cercato di superare le difficoltà creatasi ieri all’annuncio di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est, proprio durante la sua visita in Medio Oriente. L’annuncio ha immediatamente provocato l’interruzione dei contatti indiretti tra l’Autorità nazionale palestinese (Anp), e il governo israeliano. Sul futuro dei negoziati israelo-palestinesi, Stefano Leszczynski ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Immaginare un futuro di colloqui è quasi impossibile sia per quello che è avvenuto negli ultimi giorni, sia perché i palestinesi non hanno in questo momento un governo in grado di negoziare davvero e sono in attesa di elezioni che si terranno in giugno.

 
D. – Il governo israeliano, in questo modo, si addossa le responsabilità del fallimento della mediazione americana...

 
R. – D’altra parte, questo governo non può rinunciare ad un concreto piano di insediamenti o di rafforzamento di quelli esistenti senza saltare letteralmente in aria. I rapporti con gli americani hanno subìto un brutto colpo, che danneggia Israele a vari livelli. Ma soprattutto, Israele sta subendo in queste ore un colpo ancora più duro per la catena di reazioni negative, anche da parte dell’Europa, che questo doppio evento – visita di Biden e annuncio di ulteriori insediamenti – ha creato.

 
D. – Dall’altra parte, si ha l’impressione che l’Autorità nazionale palestinese guadagni invece punti di fronte alla comunità internazionale, sia a livello di immagine, sia a livello di politica...

 
R. – La leadership palestinese ha davvero guadagnato punti con la visita del presidente Biden, che si dice sia rimasto ben impressionato da quanto si sta facendo nei Territori a livello politico, economico e di riforma amministrativa. Quello che i palestinesi stanno facendo è una pratica cessazione della violenza, anche da parte di Hamas. In tutti questi giorni, il soggetto che non si è sentito è Hamas e questo indica che Hamas in qualche modo partecipa a questo sforzo di ripresentarsi sulla scena internazionale in modo nuovo.

 
Iraq, attesa per i risultati elettorali, scarsa partecipazione dei cristiani
Saranno annunciati oggi gli attesi risultati preliminari delle elezioni legislative irachene, tenutesi domenica scorsa. Lo ha detto ieri il rappresentante speciale dell'Onu in Iraq. Proiezioni indicano la lista del premier uscente, Nuri al Maliki, vincente nelle regioni a maggioranza sciite e quella dell'ex premier, Iyad Allawi, in quelle sunnite centro-settentrionali. Emerge intanto, secondo il sito Ankawa.com, che la partecipazione al voto dei cristiani è stata scarsa: non ha superato il 40%, mentre il dato nazionale di affluenza è stato di oltre il 62%. I motivi sono soprattutto legati alla sicurezza: specialmente a Mossul, le continue minacce e violenze a cristiani hanno scoraggiato molti a recarsi alle urne, mentre altri sono fuggiti da Mossul prima ancora della iscrizione nelle liste dei votanti.

Ordigni talebani uccidono altri bambini in Afghanistan
L'esercito afghano e la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) hanno denunciato che un ordigno piazzato da talebani ha ucciso quattro bambini ferendone altri tre nella provincia nordorientale di Kapisa. Lo ha reso noto l'Isaf a Kabul, sottolineando che è la seconda volta in due giorni che gli insorti afghani feriscono od uccidono dei bambini. Intanto, i presidenti di Pakistan ed Afghanistan, Asif Ali Zardari e Hamid Karzai, si sono accordati per rilanciare il processo di una Grande Jirga (Assemblea) congiunta per appoggiare il processo di pace e riconciliazione proposto da governo afghano. I due capi di Stato si sono incontrati ieri sera a Islamabad per esaminare il contenzioso bilaterale e per fare il punto sull'attività antiterroristica alla frontiera comune, dove operano quasi indisturbati molti gruppi di talebani, anche legati ad al Qaeda. Al termine dell'incontro nella capitale pakistana, è stata stabilità una sorta di "road map" secondo la quale dapprima si terrà una Jirgagai (piccola assemblea), successivamente alla Jirga annunciata a Kabul da Karzai per il 29 aprile. Quello in corso, sottolinea Dawn News Tv, è un tentativo per rilanciare la Grande Jirga avviata fra i due Paesi nel 2007 per ridurre le divergenze fra i governi e per studiare il ruolo che le tribù pashtun residenti sulla frontiera comune possono svolgere nell'arginare i talebani e al Qaeda.

Anche oggi in Grecia sfilano manifestanti contro il piano anticrisi del governo
Il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha elogiato oggi la politica di risparmi annunciata dalla Grecia per riportare i propri conti in ordine. Juncker è poi tornato a esprimersi a favore di un Fondo monetario europeo (Fmi). Tuttavia, ha precisato, “un simile fondo non può risolvere tutti i problemi”. Intanto, la Grecia vive oggi l’ennesimo sciopero generale, per dire "no" al piano anticrisi del governo. Oltre un milione le persone scese in piazza ad Atene, Salonicco e nelle altre principali città elleniche. Ad Atene, ai margini della manifestazione, alcune centinaia di anarchici hanno messo di nuovo a ferro e fuoco il centro cittadino, scontrandosi ripetutamente con la polizia. Il servizio di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Ancora una giornata di paralisi e scontri ad Atene, dove decine di giovani col volto coperto si sono infiltrati in una protesta dei sindacati nei pressi del Politecnico e hanno gettato una bomba incendiaria ed altri oggetti contro la polizia, che ha risposto con lanci di gas lacrimogeno. Ma il peggio potrebbe ancora avvenire, perché migliaia di persone stanno marciando verso il Parlamento, dove si temono tafferugli. È il secondo sciopero generale in pochi giorni. Chiusi ospedali, uffici pubblici, aeroporti, banche, scuole, musei. Niente giornali, mentre restano fermi navi, bus e tram. Un Paese, insomma, compatto nella protesta, che guarda con sospetto al piano anticrisi del governo guidato da Papandreu: piano che prevede tagli sulla spesa pubblica e l’aumento delle tasse per ridurre il deficit. Certo è che il Paese si trova a fare i conti con un debito pubblico di quasi 300 miliardi euro, mentre il tour diplomatico del premier, prima in Europa, poi negli Stati Uniti, sembra non aver sortito gli effetti desiderati: solo appoggi politici ma niente aiuti monetari, mentre il caso ellenico ha smosso le più alte istituzioni economiche del Vecchio continente, che nei giorni scorsi hanno iniziato a parlare della creazione di un Fondo monetario europeo. Ipotesi, quest'ultima, in parte bocciata questa mattina dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha auspicato da parte dei Paesi della zona euro l’adozione di un sistema di sanzioni più incisivo per prevenire in futuro eventuali casi come questo. Papandreu, comunque, al suo ritorno, si è detto comunque soddisfatto, parlando di una “missione che ha cambiato completamente in meglio l'immagine internazionale del Paese”: dichiarazione che non ha fermato il milione di persone scese in piazza oggi, ma che ha sortito un effetto positivo sulla Borsa di Atene, che a metà mattinata segnava un aumento dello 0.40%.

 
Italia, il premier Berlusconi nega responsabilità del Pdl sul caos liste
Giornata politica intensa quella di ieri in Italia, caratterizzata dal botta e risposta tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ed il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, sul caos delle liste per le elezioni regionali. Il presidente del Consiglio ha negato la responsabilità del Pdl in merito all’esclusione nel Lazio e ha accusato invece radicali e magistratura di voler fermare la democrazia. Ricostruzione fantasiosa, ha detto Bersani, che dal canto suo ha proposto di bloccare i ricorsi in tribunale e di riportare al centro del dibattito i temi della campagna elettorale. Il clima di grande tensione si è riverberato ieri anche al Senato, che ha dato ieri sera il via libera definitivo al disegno di legge sul legittimo impedimento. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Una legge-ponte che salva il premier e i ministri dai processi per 18 mesi, in attesa dell’approvazione di un nuovo lodo Alfano, stavolta per via costituzionale. È il testo sul legittimo impedimento approvato ieri in via definitiva dal Senato dopo due voti di fiducia che hanno di fatto cancellato gli emendamenti dell’opposizione. Il principio cardine è che per il presidente del Consiglio e per i ministri chiamati a comparire in udienza in veste di imputati costituirà, per l'appunto, un legittimo impedimento il concomitante esercizio di attività essenziali alle funzioni di governo. L’obiettivo è garantire al presidente del Consiglio e ai ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge. Sarà la stessa Presidenza del consiglio ad autocertificare l’impedimento. La normativa si applica anche ai processi penali in corso. In aula è stata bagarre: l’opposizione ha contestato duramente il provvedimento, definito l’ennesima legge "ad personam" e i senatori dell’Italia dei valori hanno sventolato in aula una copia della Costituzione.

 
Sei anni fa a Madrid la strage dei treni provocava 192 morti e 2000 feriti
La Spagna celebra oggi il sesto anniversario delle stragi dei treni dell'11 marzo 2004, firmate dal terrorismo islamico, che fecero a Madrid 192 morti e 2000 feriti, gli attentati più sanguinosi perpetrati in Europa negli ultimi decenni. Diverse celebrazioni ufficiali sono previste per tutta la giornata nella capitale. In mattinata, c'è stata una cerimonia di ricordo in Puerta del Sol con il sindaco, Alberto Gallardon, e la presidente della Comunità di Madrid, Esperanza Aguirre, seguito da un omaggio alle vittime alla Stazione di Atocha. Commemorazioni sono previste anche al Congresso dei deputati, con il premier Josè Luis Zapatero, e all'ateneo di Madrid dove saranno i sindacati a ricordare le vittime. Juan Carlos di Borbone ha previsto di ricevere a palazzo reale i rappresentanti delle tre principali associazioni di vittime.

Ancora combattimenti in Somalia
È di almeno 43 civili uccisi il bilancio dei violenti scontri che da ieri divampano a Mogadiscio tra le forze filogovernative e le truppe dell'Unione Africana (Ua), da una parte, e i miliziani di al Shabaab, dall'altra. Lo riferiscono fonti mediche della capitale somala che parlano anche di 83 persone rimaste ferite. Il governo somalo, assieme alle forze di pace dell’Unione Africana, sta preparando una vasta offensiva per riprendere il controllo della capitale a di altre regioni del centro e del sud.

Nuovi scontri in Nigeria
I militari nigeriani hanno aperto il fuoco contro la folla che si era radunata per le strade della città di Jos dopo il coprifuoco, uccidendo due persone. Intanto, è stato rivisto al ribasso il numero dei morti delle violenze dei giorni scorsi. Il capo della polizia dello Stato di Plateau, ha detto che sono un centinaio le vittime e non 500 come annunciato in precedenza.

Torna in Spagna la cooperante iberica liberata ieri
Ritorno in patria per la cooperante spagnola liberata ieri dal braccio maghrebino di al Qaeda, dopo tre mesi di detenzione in Mali. Smentita la notizia del rilascio della moglie dell’italiano Cicala. Tutti e due restano in mano ai terroristi dopo il rapimento avvenuto in Mauritania il 19 dicembre scorso. La Farnesina mantiene il massimo riserbo sulle trattative.

Appello di Aung San Suu Kyi contro la nuova legge elettorale
La leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, ha fatto appello al popolo birmano perchè reagisca contro "una legge ingiusta", all'indomani della presentazione della legge elettorale da parte della giunta al potere. Lo riferisce l'avvocato della leader della Lnd. San Suu Kyi ha denunciato la legge elettorale "ingiusta" che le impedirebbe di candidarsi nella prima consultazione democratica nel Paese dopo 20 anni. La nuova legge elettorale, promulgata tre giorni fa dal governo militare della Birmania, obbliga la Lega nazionale per la democrazia (Lnd) a escludere la sua presidente, Suu Kyi. Il testo prevede, infatti, che chiunque sconti una pena detentiva non possa appartenere ad un partito politico. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 70

 
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