All'Onu l'incontro promosso da mons. Migliore sulla globalizzazione alla luce della
Caritas in veritate
“Offrire l’apporto della dottrina sociale della Chiesa alla comprensione e soluzione
delle questioni mondiali”. Questo è il compito della Missione permanente della Santa
Sede all’Onu. Ciò “avviene in sede di dibattito generale, ma più particolarmente organizzando
eventi paralleli che oggi diventano sempre più l’ambito privilegiato dalle varie delegazioni
per presentare idee, iniziative e proposte proprie”. Così l’arcivescovo Celestino
Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, spiega
al Sir il significato dell’incontro, organizzato ieri nella sede Onu di New York dalla
Missione e dalla Fondazione “Path to Peace”, sul tema “La globalizzazione: ci rende
vicini, coglie l’uguaglianza tra uomini e donne. Può anche stabilire la fratellanza?
Alla luce dell’Enciclica ‘Caritas in veritate’”. L’incontro, afferma mons. Migliore,
“ha avuto luogo a cavallo tra i lavori della Commissione sulla condizione della donna
e il quarto evento di alto livello sul finanziamento dello sviluppo. All’ordine del
giorno dell’Onu ci sono i diritti personali, sociali, economici e politici della donna,
la crisi finanziaria ed economica che non allenta la presa, le remore sulle politiche
dello sviluppo, tutti temi ampiamente presi in considerazione anche nell’Enciclica
‘Caritas in veritate’”. “Un principio che sempre ha caratterizzato la dottrina sociale
della Chiesa – afferma mons. Migliore, spiegando il tema dell’incontro – è quello
della fraternità. Oggi esso è determinante per superare con successo l’attuale crisi
economica, rifondare l’economia su basi solide e garantire una equa redistribuzione
della ricchezza”. L’arcivescovo ricorda che “il concetto della fraternità, in economia,
ci aiuta a superare la dicotomia quasi inscalfibile tra il ‘for-profit’ e il ‘non-profit’
e si esprime nella disponibilità a concepire il profitto come uno strumento per raggiungere
finalità di umanizzazione del mercato e della società”. Durante l’incontro, dice l’arcivescovo,
“questa idea innovativa è stata illustrata con un documentario su varie iniziative
avviate in questo senso nell’ambito di quell’economia civile o della comunione di
cui parla la ‘Caritas in veritate’”. L’Enciclica, prosegue mons. Migliore, in ambito
internazionale “viene spesso citata quando si argomenta che economia ed etica non
sono disgiunte”. Tuttavia, “l’aspetto innovativo della ‘Caritas in veritate’ non è
semplicemente l’aver sottolineato il legame tra economia ed etica, ma anche di aver
aperto nuovi orizzonti e incoraggiato l’impostazione di una economia civile o di comunione
che supera la sola logica del profitto”. Per l’arcivescovo, “questo è un lavoro a
lungo, lunghissimo termine”. Perché “presuppone una cultura delle relazioni umane
che dobbiamo fomentare sempre di più. Presuppone, proprio da parte nostra, una comprensione
intelligente e fattiva, anche in termini politici e giuridici, del discorso che Papa
Benedetto fa sulla carità, ben lontano dai consolidati schemi di pensiero che la scambiano
per puro assistenzialismo, elemosina, buona azione individuale. È a questo livello
– conclude – che si misurerà nel tempo la ricezione dell’Enciclica”.