2010-03-11 14:48:32

All'Onu l'incontro promosso da mons. Migliore sulla globalizzazione alla luce della Caritas in veritate


“Offrire l’apporto della dottrina sociale della Chiesa alla comprensione e soluzione delle questioni mondiali”. Questo è il compito della Missione permanente della Santa Sede all’Onu. Ciò “avviene in sede di dibattito generale, ma più particolarmente organizzando eventi paralleli che oggi diventano sempre più l’ambito privilegiato dalle varie delegazioni per presentare idee, iniziative e proposte proprie”. Così l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, spiega al Sir il significato dell’incontro, organizzato ieri nella sede Onu di New York dalla Missione e dalla Fondazione “Path to Peace”, sul tema “La globalizzazione: ci rende vicini, coglie l’uguaglianza tra uomini e donne. Può anche stabilire la fratellanza? Alla luce dell’Enciclica ‘Caritas in veritate’”. L’incontro, afferma mons. Migliore, “ha avuto luogo a cavallo tra i lavori della Commissione sulla condizione della donna e il quarto evento di alto livello sul finanziamento dello sviluppo. All’ordine del giorno dell’Onu ci sono i diritti personali, sociali, economici e politici della donna, la crisi finanziaria ed economica che non allenta la presa, le remore sulle politiche dello sviluppo, tutti temi ampiamente presi in considerazione anche nell’Enciclica ‘Caritas in veritate’”. “Un principio che sempre ha caratterizzato la dottrina sociale della Chiesa – afferma mons. Migliore, spiegando il tema dell’incontro – è quello della fraternità. Oggi esso è determinante per superare con successo l’attuale crisi economica, rifondare l’economia su basi solide e garantire una equa redistribuzione della ricchezza”. L’arcivescovo ricorda che “il concetto della fraternità, in economia, ci aiuta a superare la dicotomia quasi inscalfibile tra il ‘for-profit’ e il ‘non-profit’ e si esprime nella disponibilità a concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalità di umanizzazione del mercato e della società”. Durante l’incontro, dice l’arcivescovo, “questa idea innovativa è stata illustrata con un documentario su varie iniziative avviate in questo senso nell’ambito di quell’economia civile o della comunione di cui parla la ‘Caritas in veritate’”. L’Enciclica, prosegue mons. Migliore, in ambito internazionale “viene spesso citata quando si argomenta che economia ed etica non sono disgiunte”. Tuttavia, “l’aspetto innovativo della ‘Caritas in veritate’ non è semplicemente l’aver sottolineato il legame tra economia ed etica, ma anche di aver aperto nuovi orizzonti e incoraggiato l’impostazione di una economia civile o di comunione che supera la sola logica del profitto”. Per l’arcivescovo, “questo è un lavoro a lungo, lunghissimo termine”. Perché “presuppone una cultura delle relazioni umane che dobbiamo fomentare sempre di più. Presuppone, proprio da parte nostra, una comprensione intelligente e fattiva, anche in termini politici e giuridici, del discorso che Papa Benedetto fa sulla carità, ben lontano dai consolidati schemi di pensiero che la scambiano per puro assistenzialismo, elemosina, buona azione individuale. È a questo livello – conclude – che si misurerà nel tempo la ricezione dell’Enciclica”.







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