Alla Lateranense Convegno teologico sull'Anno Sacerdotale
Si è aperto oggi presso la Pontificia Università Lateranense il Convegno teologico
sul tema scelto dal Papa per l’Anno Sacerdotale: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”.
Un’occasione ulteriore per riflettere sull’identità dei presbiteri, sulla loro missione
nella Chiesa e nel mondo. Tra gli interventi anche quello di mons, Gherard Muller,
vescovo di Ratisbona, che interpellato sulla questione degli abusi in Germania ha
affermato: “La Chiesa cattolica è guidata dal fine di ottenere giustizia per le vittime”.
Il servizio di Cecilia Seppia.
L’identità
del sacerdote, la sua chiamata ad essere pastore e guida, ma anche il rapporto con
i laici e la cultura contemporanea, il celibato e la castità come dono dello Spirito
Santo. Sono questi i temi al centro dell’odierno Convegno della Congregazione per
il Clero i cui partecipanti domani saranno ricevuti in udienza da Benedetto XVI. Una
due giorni di lavori intensi per riflettere ancora sul tema scelto dal Pontefice per
questo Anno Sacerdotale e avvicinarsi progressivamente, sulle orme del Curato d’Ars,
ad una nuova vita spiritualmente intensa aspirando alla meta ultima di ogni sacerdote,
la salvezza delle anime. Il futuro della Chiesa ha detto il cardinale Zenon
Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica,
dipende in grandissima parte dall’operato dei sacerdoti. Non è questione di numeri,
- ha detto il porporato- ma di qualità della vita sacerdotale, che poggia anche su
una costante e giusta formazione: “Praticamente, nella vita spirituale
e religiosa, vale pienamente il principio: chi non progredisce, regredisce, va indietro.
Il sacerdote, dunque, che non si perfeziona, praticamente, diventa sempre più debole,
diventa sempre meno sacerdote. Allora, la formazione permanente del sacerdote è un
elemento costitutivo dell’identità sacerdotale”.
Al centro della prima
sessione l’intervento del cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per
il Clero, e la relazione del prof. Real Tremblay, ordinario di
teologia alla Pontificia accademia Alfonsiana, incentrata sulla figura del presbitero
per il quale è fondamentale coniugare l’essere con l’agire. Scelto fra gli uomini
per continuare l’opera di salvezza e redenzione del genere umano, il sacerdote deve
restare fedele a questa missione, come lo è stato Cristo fino all’estremo sacrificio:
“La
prima cosa da fare è legare precisamente il sacerdote al Sommo Sacerdote, cioè a Cristo
stesso. Dobbiamo prendere sempre più coscienza di questa grandissima dimensione della
nostra vocazione, per poter andare con profondità e gioia, nel senso della nostra
vocazione, al servizio degli altri. Come preti siamo delle persone 'crocevia', portiamo
tutti e vogliamo riportare tutti alla fonte della vita che è il Cristo, a questo rapporto
del Figlio con il Padre, che è grazia e vitalità assoluta. L’essere non può essere
diviso o separato dall’agire, soprattutto quando si parla del sacerdote come tale.
Noi, dunque, abbiamo un’identità che deve manifestarsi assolutamente nell’agire, nell’impegno
concreto al servizio degli uomini e della comunità ecclesiale”. Vibrante
anche l’intervento di mons. Gherard Muller, vescovo di Ratisbona, sul tema “sacerdoti
e cultura contemporanea”, che si è soffermato sulla necessità che i presbiteri diventino
interpreti e portatori di un nuovo umanesimo che valorizzi il rispetto della persona
nella sua interezza, e incentivi la responsabilità verso il prossimo soprattutto quando
è emarginato, povero, malato. Interpellato a margine sulla questione degli abusi sessuali,
che ha coinvolto la diocesi in Germania, il presule ha definito false e diffamatorie
le critiche del ministro federale della Giustizia, la signora Schnarrenberger, secondo
cui vi sarebbero norme ecclesiastiche la cui applicazione eviterebbe sanzioni penali
nei casi di abuso sessuale. Il vescovo di Ratisbona ha ricordato che i sacerdoti che
si macchiano di reati di pedofilia non possono continuare a svolgere il ruolo di rappresentanti
di Cristo. Tutti sanno, ha ammonito, che questo peccato esclude, taglia fuori dal
sacerdozio.