Il Comitato Ccee-Kek incontra il Patriarca Bartolomeo: intervista con il cardinale
Erdő
Prosegue ad Istanbul, in Turchia, l’incontro annuale del Comitato congiunto del Consiglio
delle Conferenze Episcopali cattoliche d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese
europee (Kek), l’organismo ecumenico con sede a Ginevra che coordina circa 120 Chiese
e comunità di tradizione ortodossa, protestante, anglicana e vertero-cattolica presenti
nel continente europeo. Ieri pomeriggio il Comitato Congiunto è stato ricevuto in
udienza privata dal Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I. Durante l’incontro è stata
ribadita la necessità di una collaborazione per promuovere una comune testimonianza
cristiana in Europa. Al centro dei lavori del Comitato congiunto, la grande sfida
delle migrazioni nell’ottica di un approccio equilibrato tra giustizia e carità. Marta
Vertse, incaricata del Programma ungherese della Radio Vaticana, ha sentito a
questo proposito il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest
e presidente del Ccee: R.
– Prima di tutto la carità o – usando un termine ancora più forte – la misericordia
ci obbliga verso coloro che hanno bisogno e noi, come cristiani, siamo tenuti a difenderli
e ad aiutarli a sopravvivere, a riconoscere la loro dignità umana, la loro identità
culturale, linguistica e religiosa. E questo vale per tutte le persone, e quindi per
gli immigrati, e anche per gli immigrati irregolari, da un lato. Dall’altro lato,
gli Stati sono responsabili verso le loro popolazioni che a loro volta hanno una propria
identità linguistica, culturale, religiosa, e che per il loro sviluppo, per il normale
svolgimento dell’economia e della vita sociale, a loro volta hanno bisogno di una
stabilità, di una legalità il cui custode è lo Stato stesso. Per questo, gli Stati
hanno anche il dovere di garantire, di difendere la legalità della vita del Paese.
L’Unione Europea si aspetta che le frontiere siano sorvegliate attentamente, perché
l’ondata di immigrazione dall’Asia è continua. Esiste, quindi, da una parte questa
responsabilità, ma dall’altra c’è la misericordia e la dignità umana che va riconosciuta
assolutamente.
D. – Eminenza, come si è svolto ieri
l’incontro tra il Patriarca Bartolomeo e i membri del Comitato congiunto Ccee-Kek?
R.
– Si è svolto in un’atmosfera di estrema cordialità e di sincera gioia, perché per
noi cattolici la notizia dell’elezione del metropolita Emanuele di Parigi, che da
diversi anni rappresenta il Patriarcato presso l’Unione Europea, è stata gioiosa:
la sua persona, quindi, garantisce sia un’apertura notevole di dialogo con la nostra
Chiesa, sia anche un equilibrio responsabile nel coordinamento degli sforzi delle
diverse comunità cristiane per le cause comuni in Europa. Abbiamo parlato anche delle
migrazioni, e in questo contesto abbiamo scambiato le nostre esperienze con Bartolomeo
che, come capo di una Chiesa composta da tanti profughi e tanti emigrati in molti
continenti, ha una parola importante da dire anche su questo aspetto. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)