2010-03-09 15:12:45

Rispetto e valorizzazione delle badanti: intervista con mons. Perego


Recentemente la Caritas Internationalis ha definito “schiave moderne” le assistenti familiari, le cosiddette badanti, lanciando un appello alla comunità internazionale a proteggere i loro diritti. Spesso sono sfruttate e vengono loro negati i diritti dei quali godono gli altri lavoratori: non hanno assicurazioni sociali, sono sottoposte a orari massacranti e sottopagate. Ma qual è la situazione delle badanti in Italia? Fabio Colagrande lo ha chiesto mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes:RealAudioMP3

R. – E’ un tema che interessa sostanzialmente un milione di famiglie in Italia. Quindi, si tratta di una persona nuova che è entrata in famiglia e sta cambiando anche la vita della famiglia. E’ una risorsa in più, che ha bisogno, da una parte, di essere valorizzata, ma dall’altra anche di essere accompagnata, proprio perché è all’interno di una situazione di precarietà, essendo la persona che assiste una persona molto anziana.
 
D. – La scarsa considerazione sociale di cui gode questo lavoro, quello delle badanti, è spesso un argomento di cui queste lavoratrici straniere si lamentano...
 
R. – C’è un primo tema che è molto importante, che è quello di giustizia retributiva. Un secondo tema importante è quello che prevede la tutela di tutti quei tempi, che sono i tempi di passaggio da un lavoro all’altro. Essendo un lavoro precario, alla morte della persona anziana, tante volte la badante rimane senza casa oltre che senza lavoro. Quindi, si tratta di costruire attorno alla persona badante un sistema di protezione sociale, di accompagnamento, che possa tutelare i tempi morti, che diventino tempi di formazione e di passaggio ad un altro lavoro.
 
D. - Alcuni enti locali, in collaborazione proprio con le diocesi, stanno creando dei corsi di formazione. Ci si è resi conto che non è un lavoro che si può improvvisare assolutamente...
 
R. – Certamente, sono diversi gli aspetti di questa formazione necessaria: da una parte, una formazione linguistica, che è un primo elemento importante per valorizzare questo incontro fra una persona anziana, un disabile, e un’assistente familiare. Un secondo elemento importante riguarda anche un’attenzione sul piano professionale a questo tipo di lavoro, che chiede alcune competenze. Ma una terza attenzione importante è anche quella di valorizzare molto alcuni aspetti sul piano culturale e sul piano religioso. Molte badanti provengono dai Paesi dell’Est e sono di tradizione ortodossa e quindi c’è una tradizione di preghiera che può essere valorizzata insieme fra una badante e una persona anziana, quelle preghiere che da mille anni sono patrimonio comune.
 
D. – Quindi anche un’interessante possibilità in chiave ecumenica?
 
R. – Certamente, la famiglia sta diventando una famiglia dove si incontrano una badante e un’anziana e un luogo quotidiano di ecumenismo, dove l’ecumenismo si costruisce a partire soprattutto dalle relazioni, da un rispetto, da una capacità di cura, che diventa veramente il valore aggiunto in questo incontro, che è un incontro tra esperienze di vita ed esperienze religiose.
 
D. – E di questa cura dal punto di vista pastorale delle badanti, si occupano i 700 centri etnici che seguono pastoralmente le singole comunità etniche, cattoliche e non solo, presenti in Italia. Un lavoro di circa mille sacerdoti, responsabili di questi 700 centri etnici, che forse non è abbastanza conosciuto a livello ecclesiale, ma è importantissimo...
 
R. – E’ importantissimo perché sono dei luoghi attraverso i quali si crea una nuova esperienza di Chiesa, che valorizza la diversità e, al tempo stesso, questi centri diventano anche luoghi di accompagnamento, di cura, di comunità cristiane, che diventano esperienze importanti, che dalla famiglia cambiano anche la nostra Chiesa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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