2010-03-09 15:17:29

L'Iran al centro della visita in Israele del vicepresidente statunitense Biden


L’Iran al centro della visita in Israele del vice-presidente statunitense Biden, che questa mattina ha incontrato il capo dello Stato ebraico Shimon Peres. Chiesta ufficialmente al numero due della Casa Bianca l’espulsione di Teheran dalle Nazioni Unite. Intanto, proseguono i negoziati indiretti tra israeliani e palestinesi. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Doveva essere la giornata che avrebbe segnato la ripresa dei negoziati tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese con la mediazione americana, ma i colloqui odierni tra il primo ministro israeliano Netanyahu e il vice presidente Usa, Joe Biden, sono stati ancora volta completamente dedicati alla minaccia nucleare iraniana. Dopo la richiesta all’Onu di imporre “sanzioni paralizzanti” contro Teheran avanzata ieri dal vice-premier israeliano Shalom, stamane il capo dello Stato ebraico Peres ha rincarato la dose, auspicando l'espulsione dell'Iran dalle Nazioni Unite. Il presidente Ahmadinejad, ha detto Peres, “non può al tempo stesso essere membro delle Nazioni Unite ed invocare la distruzione di Israele”. Dal canto suo, Biden ha ribadito che l'impegno di Washington nei confronti della sicurezza dello Stato ebraico è ''assoluto e totale'', garantendo inoltre il pieno sostegno degli Stati Uniti a chi si ''assume i rischi'' del processo di pace in Medio Oriente. E mentre si fa più duro lo scontro con l’iran, emerge a sorpresa la disponibilità di Israele a costruire centrali nucleari in cooperazione con i vicini Stati arabi. E sempre di queste ore un’altra notizia che allenta la tensione nella regione: Israele ha autorizzato, in via eccezionale, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e l'Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Ashton, a recarsi nella Striscia di Gaza passando attraverso il proprio territorio.

 
Iraq
Dopo il voto di domenica, ora l’Iraq attende i risultati elettorali in un clima di calma apparente. Secondo gli ultimi dati, il premier uscente Nuri al-Maliki, leader sciita, sarebbe in testa nelle preferenze almeno nella metà dei collegi del Paese. L'Alleanza per lo Stato di Diritto di Maliki è in vantaggio nelle regioni sciite mentre Iyad Allawi, ex-premier a capo della lista Iraqiya, avrebbe riscosso maggior consensi, come previsto, nelle zone sunnite. I risultati definitivi probabilmente non saranno pronti prima della fine del mese e, a causa dell'elevata frammentazione della politica irachena, al momento non sembra possibile che un singolo partito possa riuscire a conquistare i seggi necessari (ne servono 163) per formare il governo. Dunque, il nuovo esecutivo avrà probabilmente la forma di un governo di coalizione. La Comunità internazionale, intanto, continua a lodare il Paese per la grande affluenza alle urne nonostante la minaccia di attentati da parte di Al-Qaeda.

Afghanistan
Circa 1.400 personalità della società civile afghana si riuniranno a Kabul il prossimo 29 aprile per la “jirga” di pace. Lo ha reso noto il ministro dell'Istruzione, che sta lavorando da tempo all'organizzazione dell'assemblea di tre giorni che ha l’obiettivo di rilanciare il processo di riconciliazione nazionale. Intanto, è stato confermato per domani a Kabul l’incontro tra il presidente afghano Hamid Karzai e il suo omologo iraniano Ahmadinejad. Lo ha annunciato il portavoce del capo di Stato iraniano chiarendo così l'annullamento della visita che in un primo momento era stata annunciata per ieri.

Yemen: aperture del governo ai ribelli
Il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh tende la mano ai separatisti e, in un discorso che giunge dopo un pesante giro di vite nel sud del Paese teatro di gravi violenze nelle scorse settimane, afferma che le loro rivendicazioni verranno ascoltate. Tra i punti principali della crisi vi sono le accuse al governo centrale di avere concentrato lo sfruttamento delle poche risorse del Paese a favore del nord. Il commento di Vincenzo Strika, studioso di storia dei paesi arabi, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – Il petrolio, che è stato trovato nel Nord, in realtà non è tanto ed è anche in zona di confine. C’è poi il discorso riguardo al confine con l’Arabia Saudita, che è ripetutamente intervenuta nella questione, perché lì c’è anche la questione dell’acqua e delle falde sotterranee, che possono essere anche usate sia nello Yemen del Nord che in Arabia Saudita. Questo è un discorso certamente abbastanza delicato in zone come queste dove piove poco. C’è poi il discorso della pirateria in quell’area, che non si capisce come possa prosperare sotto gli occhi di tutti e con i mezzi attuali.

 
D. – Come si può vedere un ruolo internazionale dello Yemen, quali i margini di manovra per cercare di tirarsi fuori da una situazione difficile?

 
R. – Se il Canale di Suez avesse oggi l’importanza che ha avuto quando fu aperto, l’Occidente sarebbe già intervenuto. Oggi è una zona meno importante ed anche il petrolio non è che poi sia tanto. Credo che andremo avanti ancora per molto tempo.

 
Togo
Sempre alta la tensione in Togo. Il governo ha vietato la manifestazione indetta per oggi nella capitale Lomè dall’opposizione contro l’esito del voto che ha confermato il capo di Stato uscente Gnassingbè. Le autorità hanno spiegato che “le manifestazioni nelle strade pubbliche non possono svolgersi nei giorni feriali perché disturbano le attività lavorative”. Intanto, anche gli osservatori dell’Unione Africana hanno confermato la vittoria del presidente uscente Gnassingbè, secondo il quali avrebbe raccolto oltre 1,2 milioni di voti su 2,1 milioni di votanti.

Fondo Monetario Ue
Un fondo monetario europeo in aiuto dei Paesi che, come la Grecia in questi giorni, attraversano momenti di crisi economico-finanziarie. Questa l’ipotesi che sta prendendo piede a Bruxelles. Secondo un nota della Commissione Ue “l'ossatura” di questo istituto verrebbe presentata entro fine giugno.

Grecia
Una scossa di terremoto di magnitudo 4.6 è stata registrata questa mattina in Grecia con epicentro a 95 chilometri da Atene. Ieri un altro sisma di magnitudo 4.4 ha interessato l'area di Patrasso, a 170 chilometri dell'epicentro della scossa odierna.

Ue, condizione femminile
Si svolge in questi giorni all'Onu l'incontro intitolato Pechino+15: l'obiettivo è fare il punto sulla condizione della donna nel mondo 15 anni dopo la Conferenza del 1995 a Pechino. L'Unione Europea ha inviato una delegazione a New York, dopo avere ricordato ieri la Giornata internazionale della donna con una cerimonia al Parlamento Europeo. Dei temi che più stanno a cuore all'Europa in tema di condizione femminile, Fausta Speranza ha parlato oggi a Strasburgo con l'europarlamentare Silvia Costa:RealAudioMP3

R. – Intanto, il tema di una maggiore attenzione a definire a livello europeo e a livello internazionale gli indicatori sensibili, per poter veramente fare una verifica di dati, di statistiche, che oggi non sono disponibili. Poi, c'è il tema della violenza contro le donne. Purtroppo vediamo una recrudescenza sotto vari profili e alcuni più nuovi, purtroppo. Penso a tutto il discorso dell’abuso dell’immagine femminile nei media: una vera violenza, che tradisce in particolare le nuove generazioni di donne. Quindi, questo è un tema. L’altro tema è quello della violenza in aumento: parlo di violenze sessuali, di violenze anche nell’ambito domestico, purtroppo - e quindi avere delle politiche più sensibili, più mirate a questo -; e il tema della tratta degli esseri umani. Questo fa parte del "pacchetto" sul tema della violenza. Un altro grande tema è quello della povertà femminile. Questo è l’Anno europeo della lotta contro la povertà per l’inclusione sociale. La povertà ha ancora, in Europa e nel mondo, ha un volto prevalentemente femminile.

 
D. – Onorevole Costa, il dramma delle schiave del sesso...

 
R. – Sono stata relatore ombra e con molta soddisfazione della risoluzione fatta per chiedere al Consiglio e alla Commissione una direttiva nuova dopo il 2004, visto che prevedeva soltanto il soggiorno umanitario, ma sempre quando c’è la denuncia, per andare avanti in un nuovo approccio olistico, cioè centrato sui diritti umani. Prevede soprattutto una grande tutela delle vittime, maggiori sanzioni omogenee a livello europeo e un maggiore coordinamento per questa, che è una piaga di schiavitù dei tempi moderni. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 68

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