La Chiesa celebra la memoria di Santa Francesca Romana: un anno fa la visita del Papa
al Monastero di Tor de’ Specchi
“Ceccolella”: così i fedeli romani chiamano affettuosamente Santa Francesca Romana,
che la Chiesa ricorda oggi, 9 marzo, nel giorno della sua morte. Nata nel 1384 e scomparsa
nel 1440, Francesca era nobile di nascita, ma dedicò la sua vita ai poveri ed ai bisognosi
e fu fondatrice della Congregazione delle Oblate Olivetane di Santa Maria Nuova. Canonizzata
da Paolo V nel 1608, Santa Francesca Romana è stata omaggiata anche da Benedetto XVI
che proprio un anno fa si recò in visita presso il Monastero romano di Tor de’ Specchi.
Il servizio di Isabella Piro: “La
più romana delle Sante”: così Benedetto XVI, un anno fa, definì Santa Francesca Romana.
Figlia della nobile famiglia Bussa de’ Buxis de’ Leoni, Francesca coltivava nel cuore
la vocazione monastica, ma il padre la diede in sposa, a soli 13 anni, all’aristocratico
Lorenzo de’ Ponziani. Non voleva, Francesca, ma con semplicità, umiltà e pazienza,
rispettò la scelta dei genitori. Per 40 anni fu moglie e madre di tre figli, ammirata
per le sue virtù. Ma non dimenticò mai i meno fortunati: per loro, svuotò i granai
e le cantine personali, distribuendo tutto l’aiuto possibile; a loro aprì le porte
del Palazzo di famiglia quando la peste colpì la città di Roma. Quella stessa peste
che le portò via due figli. Francesca smise gli abiti eleganti ed i gioielli, scelse
di indossare un semplice saio. Il 15 agosto 1425, costituì l’associazione delle “Oblate
Olivetane di Maria”, aggregata all’Ordine Benedettino. Otto anni dopo, Papa Eugenio
IV diede il via libera alla Congregazione e la stessa Francesca ne divenne Madre Superiora
nel 1436. Quattro anni più tardi, debilitata nel fisico, Ceccolella moriva. Ma forte
resta il suo insegnamento spirituale, come ricordava il Papa un anno fa, nella sua
visita al Monastero romano Tor de’ Specchi: "Contemplazione
e azione, preghiera e servizio di carità, ideale monastico e impegno sociale: tutto
questo ha trovato qui un 'laboratorio' ricco di frutti, in stretto legame con i monaci
Olivetani di Santa Maria Nova. Il vero motore però di quanto qui si è compiuto nel
corso del tempo è stato il cuore di Francesca, nel quale lo Spirito Santo riversò
i suoi doni spirituali e al tempo stesso suscitò tante iniziative di bene". La
vita contemplativa, disse ancora il Santo Padre il 9 marzo 2009, si preoccupa di “tenere
sempre la terra aperta verso il cielo” ed “è chiamata ad essere una sorta di polmone
spirituale della società”, così da “dare senso pieno alle molteplici attività dell’essere
umano”: "Il vostro monastero, poi, ha una sua peculiarità, che naturalmente
riflette il carisma di santa Francesca Romana. Qui si vive un singolare equilibrio
tra vita religiosa e vita laicale, tra vita nel mondo e fuori dal mondo. Un modello
che non è nato sulla carta, ma nell’esperienza concreta di una giovane romana: scritto
– si direbbe – da Dio stesso nell’esistenza straordinaria di Francesca, nella sua
storia di bambina, di adolescente, di giovanissima sposa e madre, di donna matura,
conquistata da Gesù Cristo, come direbbe san Paolo". Oltre
all’esempio di vita, di Santa Francesca Romana resta un unguento speciale per sanare
i malati, preparato ancora oggi nello stesso recipiente di cinque secoli fa.