2010-03-09 14:57:20

Il vescovo di Jos sul massacro di 500 cristiani in Nigeria: "Terribile vendetta tribale"


C’è ancora tensione in Nigeria, nello stato di Plateau, teatro nei giorni scorsi di violenze interetniche costate la vita a oltre 500 persone, in gran parte cristiani, tra cui donne e bambini, uccisi a colpi di machete o bruciati vivi nelle loro case. Nella zona sono intanto arrivate le truppe di Abuja con il compito di pattugliare l’area mentre infuriano le polemiche proprio sul ritardo dei militari a intervenire. Il vescovo di Jos, Ignatius Kaigama, che è anche co-presidente del Consiglio nigeriano per il dialogo interreligioso - e quindi lavora a stretto contatto con i leader musulmani del Paese - ha ribadito con forza che quanto accaduto è stata una terribile vendetta a sfondo tribale: non ci sono dunque motivazioni religiose anche se gli assalitori sono islamici e le vittime cristiane. Ma ascoltiamo il vescovo di Jos al microfono di Irene Lagan:RealAudioMP3

R. – Abbiamo una crisi terribile qui, nella periferia di Jos. E’ stata ammazzata gente inerme: bambini, donne … è una situazione terribile! Noi stiamo facendo tutto il possibile per ridare fiducia alla gente, per consolarli, per aiutare in qualsiasi modo. Io sto partecipando ad una riunione convocata dal presidente della Nigeria: dobbiamo cercare la radice di questa crisi; stiamo cercando di fare il possibile per riportare la giustizia a Jos, una città il cui nome significa “città della pace”. Anni fa, questa era la più bella città della Nigeria e la gente era felice. Purtroppo, con questa crisi, le cose sono cambiate. Ma pian piano, a Dio piacendo, la pace tornerà.
 
Sono numerosi gli appelli alla calma lanciati dopo le violenze. L’Organizzazione della Conferenza islamica (Oci) ha condannato quanto accaduto mentre Human Rights Watch, organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani, ha chiesto massimo impegno alla Nigeria perché i responsabili del massacro siano assicurati alla giustizia. Una fotografia del conflitto interetnico in Nigeria viene scattata al microfono di Fabio Colagrande da padre Franco Moretti, direttore della rivista comboniana “Nigrizia”:RealAudioMP3

R. – Nella fascia saheliana si scontrano due tipi di gruppi etnici: i sedentarizzati, che sono gli agricoltori e che - con una percentuale più o meno elevata - sono diventati cristiani, perché qui le missioni sono arrivate; e, al nord, i nomadi che tradizionalmente sono musulmani. I nomadi si spingono sempre più verso sud in cerca di pascoli e gli agricoltori ovviamente non vogliono che i loro campi vengano distrutti dalle grandi mandrie dei popoli nomadi pastori. Gli scontri ci sono sempre stati. Il grave problema è che le forze governative in questi Stati sono molto deboli e non hanno le risorse finanziarie per poter portare avanti delle operazioni di sicurezza e, a volte, mancano anche di personale. Il problema è, quindi, tutto lì. E’ secondario il fatto che i sedentarizzati siano cristiani - in percentuale più o meno grande, perché non sono tutti cristiani, ma ci sono anche i seguaci delle religioni tradizionali – e i pastori nomadi siano musulmani. Quello religioso non è il vero motivo che porta allo scontro, ma si tratta di questioni sociali, questioni economiche, questioni di giustizia. Questi scontri cosiddetti etnici, e che molti giornali amano definire religiosi, avvengono - guarda caso - sempre alla vigilia di appuntamenti elettorali. In effetti nella seconda parte di quest’anno vedremo le elezioni locali dei governatorati, mentre all’inizio dell’anno prossimo si terranno le elezioni presidenziali. La situazione politica della Nigeria è molto critica.
 
D. – Quindi, padre Moretti, un quadro politico complicato, in cui c’è qualcuno che strumentalizza le etnie?
 
R. – Quando hai a disposizione masse di gente non povere ma misere, fai presto a sfruttarle e a lanciarle l’una contro l’altra, facendo anche accadere dei massacri. Se ci fosse più giustizia, più giusta distribuzione delle risorse… E’ la questione sociale, economica e politica che, a volte, fa scattare queste follie che poi alcuni giornali amano presentare come dovute alla religione.







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