2010-03-09 15:32:18

Il vescovo di Ciudad Juárez in Messico: no alla cultura della morte


In un’intervista all’agenzia Zenit, mons. Renato Ascencio León, vescovo di Ciudad Juárez in Messico, racconta la sua esperienza di pastore in una delle città più violente del mondo in cui regnano sovrane il narcotraffico e l’illegalità. La Chiesa nella zona di Ciudad Juárez si trova a fare i conti anche con gravi problemi sociali, come la disgregazione familiare e l’allontanamento dei genitori dai propri figli per motivi di lavoro. Di conseguenza i giovani crescono senza una guida precisa e disertando frequentemente la scuola, privandosi così di un’adeguata cultura e lasciandosi sovente coinvolgere in attività criminose. Si tratta di una reazione a catena, prodotta da povertà e ingiustizia dilaganti, causa principale del clima di violenza. Mancano inoltre spazi dove questi giovani possano riscattarsi mediante attività artistiche, ricreative o nello sport. L’Esercito a Ciudad Juárez - ricorda il presule – sebbene svolga un ruolo importante di tutela pubblica in situazioni di continua emergenza, nondimeno compie talvolta abusi nei confronti dei cittadini. "Senza dover andare lontano – rammenta mons. León - la settimana scorsa uno dei miei sacerdoti è stato assaltato e minacciato". Si tratta dunque di un problema che investe non solo i cittadini ma gli stessi presbiteri. Ciò che conforta è il coraggio che mostrano i cristiani ad andare a Messa, evitando di farsi travolgere dal vortice di paura che facilmente s’innesta di fronte ad una diffusa cultura della morte. La preghiera e un’adeguata formazione culturale sono per il presule una possibile via da tracciare per un futuro migliore da offrire ai giovani, che ne hanno il pieno diritto. (C.F.)







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