2010-03-08 15:14:03

Notte degli Oscar: miglior film "The Hurt Locker" sulla guerra in Iraq


Assegnati nella notte a Los Angeles, nel corso di una confusa cerimonia presentata distrattamente da Steve Martin e Alec Baldwin, i Premi Oscar 2010: scelte assolutamente non scontate che, volutamente ignorando il favorito Avatar, hanno privilegiato la donna e la maternità, l’infanzia e la violenza, la società e la guerra. Un cinema dai linguaggi poco convenzionali, meno soggetto al solo richiamo commerciale e più attento ai contenuti, alla realtà, al nostro tempo. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Una notte degli Oscar partita alla pari con nove candidature ciascuno tra il film super-campione di spesa e d’incassi Avatar di James Cameron e The Hurt Locker, diretto dalla ex-moglie Kathryn Bigelow, ambientato non sul lontano pianeta Pandora, ma a Baghdad, nel più vicino Iraq. Il primo è il super grande sconfitto con soli tre Oscar nelle categorie minori, mentre lei è la prima donna nella storia del cinema a vincere l’agognata statuetta come regista, cui si è aggiunta anche quella per il miglior film. Una vittoria, dunque, femminile, accolta con una standing ovation, per un film che racconta una guerra vera, con morti veri e sangue vero, seguendo le giornate di una squadra speciale addetta allo sminamento. Insomma, è il riconoscimento massimo per una donna di cinema che è stata capace di raccontare la guerra con grande cura dell’analisi psicologica ed empatia nel tratteggio emotivo. Poco amato dal grande pubblico e piuttosto ignorato dalla critica, The Hurt Locker è stato, invece, segnalato da quella cattolica alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2008, dove ha ricevuto il Premio Signis e il premio la Navicella - Venezia Cinema.

 
Altre violenze sono quelle intime, nascoste e altrettanto socialmente devastanti, di Precious dell’afro-americano Lee Daniels, titolo che ha vinto un meritato Oscar per la sceneggiatura non originale. E’ la terribile storia di una ragazzina obesa di sedici anni violentata dal padre, madre di un bambino down avuto da lui e sottoposta alle angherie di una madre aggressiva e gelosa, ruolo quest’ultimo che ha fatto vincere all’attrice di colore Mo’Nique l’Oscar come non protagonista. Un film sicuramente coraggioso e poco commerciale, come lo è The Blinde Side con il quale Sandra Bullock ha vinto il suo primo Oscar come migliore attrice protagonista, anche lei impegnata nel ruolo di una madre, ma questa volta di grande caparbietà e coraggio. Qualità che non mancano al carismatico Jeff Bridges, alla sua quinta nomination e finalmente Oscar come miglior attore protagonista per Crazy Heart. E’ un cuore davvero pazzo quello del cantante country alcolizzato che lui interpreta, mentre sul viale del tramonto inizia, grazie all’amore, un doloroso e difficile percorso di redenzione.

 
Infine, c’è il caso di Up della Disney che segna anch’esso una svolta. Per la prima volta, infatti, un cartone animato affronta temi seri, ossia la sterilità di una sposa, la morte di una persona cara, la solitudine di chi rimane. E’ un bellissimo film per l’infanzia, che nella fantasia tridimensionale della favola pone anche ai piccoli una serie di problemi inevitabili, quelli che punteggiano la vita man mano che si invecchia. Porta così la filosofia nell’animazione, come ha affermato il suo creatore Pete Docter nel prendere in mano la sua statuetta dorata, anch’essa questa volta assegnata dai membri della famosa Academy, come tutte le altre, con una scelta singolare, per nulla scontata e che onora il buon cinema.







All the contents on this site are copyrighted ©.