La giustizia di Dio è l’amore. A metà del cammino quaresimale, ripercorriamo le meditazioni
del Papa sul significato della conversione del cuore
“In Quaresima, ciascuno di noi è invitato da Dio a dare una svolta alla propria vita”:
nella visita alla parrocchia romana di San Giovanni della Croce, Benedetto XVI è tornato
ieri a sottolineare il significato autentico del percorso quaresimale. Un tempo forte,
ha detto, che ci invita “alla conversione della nostra vita”, “pensando e vivendo
secondo il Vangelo”. A metà del cammino quaresimale, ripercorriamo alcune meditazioni
del Papa sulla Quaresima di quest'anno. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Entrare nella
giustizia “più grande”, la giustizia dell’amore operata da Cristo, “la giustizia di
chi si sente sempre più debitore che creditore”: nel Messaggio per la Quaresima, Benedetto
XVI ha indicato la meta verso cui i fedeli devono tendere in questo periodo che ci
prepara alla Pasqua del Signore. Il Papa mette in guarda dall’illusione dell’autosufficienza,
da quell’egoismo individualistico che è “l’origine stessa dell’ingiustizia”. L’uomo
deve invece riconoscere la sua piccolezza. Solo in questa prospettiva, si può comprendere
“il segno penitenziale delle Ceneri”:
“E’ essenzialmente
un gesto di umiltà, che significa: mi riconosco per quello che sono, una creatura
fragile, fatta di terra e destinata alla terra, ma anche fatta ad immagine di Dio
e destinata a Lui. Polvere, sì, ma amata, plasmata dal suo amore, animata dal suo
soffio vitale, capace di riconoscere la sua voce e di rispondergli; libera e, per
questo, capace anche di disobbedirgli, cedendo alla tentazione dell’orgoglio e dell’autosufficienza”.
(Messa del Mercoledì delle Ceneri, 17 febbraio 2010) Ecco
allora la necessità della conversione. “Convertirsi – avverte il Papa – significa
cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento,
ma con una vera e propria inversione di marcia”:
“Conversione
è andare controcorrente, dove la 'corrente' è lo stile di vita superficiale, incoerente
ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque
prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura
alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo
Gesù”. (Udienza Generale, 17 febbraio 2010) Nella
prima Domenica di Quaresima, il Pontefice ci invita così ad entrare nel deserto con
Gesù e a percorrere con Lui l’itinerario quaresimale. Come Cristo lotta “in prima
persona contro il tentatore, fino alla Croce”, è l’esortazione del Papa, anche noi
siamo chiamati, “con la grazia di Dio”, a cambiare “ciò che non va” nella nostra vita.
La Quaresima, ribadisce ancora, è “come un lungo ‘ritiro’ durante il quale rientrare
in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno”:
“Un
tempo di 'agonismo' spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione,
bensì usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio
e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti
a rinnovare le promesse del nostro Battesimo”. (Angelus, 21 febbraio 2010) Nella
seconda Domenica di Quaresima, in cui la liturgia è dominata dall’episodio della Trasfigurazione
del Signore, il Papa si sofferma sul significato di questo avvenimento straordinario.
Pietro vorrebbe restare sul monte Tabor, perché "è bello" essere con Lui. Un sentimento,
constata il Papa, che “assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alla consolazioni
del Signore”:
“Ma la Trasfigurazione ci ricorda
che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che
Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché ‘Gesù solo’ sia la nostra Legge e
la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza”. (Angelus, 28 febbraio
2010) Di qui l’invito a tutti,
in questo periodo quaresimale, “a meditare assiduamente il Vangelo”. Esortazione ancor
più forte per i sacerdoti, in quest’Anno giubilare a loro dedicato, affinché siano
veramente “pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che
essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero”.