Il fronte della Chiesa guatemalteca contro il potere dilagante della corruzione e
della violenza. La testimonianza di padre Pasquale Miniero
In Guatemala, violenza e corruzione sono divenuti fenomeni endemici. Tredici anni
dopo l’accordo di pace firmato tra il governo e l’Unione rivoluzionaria nazionale
guatemalteca, alla fine di 36 anni di guerra civile, il Paese sta attraversando una
nuova gravissima crisi. Sulla situazione Hélène Destombes ha intervistato padre
Pasquale Miniero, missionario comboniano in Guatemala:
R. – Il y
a une situation qui est très précaire… La situazione oggi è molto precaria
e questo è dovuto alla mancanza di sicurezza, che va aumentando di giorno in giorno.
Questa mancanza di sicurezza scoraggia tante persone. Ci troviamo poi di fronte al
fenomeno della formazione di corpi paramilitari creati per la sicurezza: si tratta,
in realtà, di una sorta di polizia autonoma ed indipendente. E purtroppo accade che
questi “corpi” uccidano persone solo sospettate di essere ladre o delinquenti, e poi
emerge che non è vero. Infuria anche la violenza tra bande rivali: la sera, ormai,
dopo le 20, è pericoloso passeggiare per le strade.
D.
– Violenza e corruzione rischiano di essere un nuovo potere nel Paese?
R.
– Sans doute. Parce que c’est une violence … Sicuramente. Perché si tratta
di una violenza che non dipende unicamente dalle persone, ma proviene dai livelli
più alti, e questo fatto si istituzionalizza ogni giorno di più: ci sono imprenditori
o comunque guatemaltechi che, nonostante abbiano una buona posizione economica, stanno
valutando l’ipotesi di andarsene perché qui diventa ogni giorno più difficile rimanere
onesti.
D. – Qual è il ruolo che la Chiesa guatemalteca
in questa situazione?
R. – La Conférence épiscopale
parle toujours clair… La Conferenza episcopale ha sempre parlato chiaro
ed interviene ovunque sia possibile, soprattutto in difesa dei diritti dei più poveri.
Ma non sempre ci riesce. Stiamo poi organizzando comitati di dialogo che hanno lo
scopo fondamentale di evitare che le violenze degenerino. E questi comitati funzionano
piuttosto bene, ma i problemi restano perché vengono dall’alto.
D.
– Lei ha la sensazione che il Guatemala sia un Paese un po’ dimenticato, che la comunità
internazionale potrebbe compiere sforzi maggiori per sostenerlo?
R.
– Leur présence un peux plus grande … Certo, una presenza maggiore sarebbe
importante. Però, la soluzione non può venire dall’esterno: la soluzione si deve trovare
all’interno del Paese. E’ da qui che deve venire il coraggio di fare delle scelte,
e queste devono essere scelte importanti che ci impegnino personalmente. Aspettarsi
sempre l’aiuto dall’esterno, sì, può essere positivo, ma non contribuisce certamente
a formare le nostre coscienze. Per il momento, non ci sono grandi progressi da questo
punto di vista, ma ci sono tante manifestazioni di buona volontà. Ci sono segni di
speranza …