Migliaia di tamil indiani e srilankesi alla festa di Sant'Antonio
I tamil dell’India e dello Sri Lanka si sono ritrovati il 27 e 28 febbraio scorsi
sull’isola di Katchadeevu, territorio srilankese a metà dello stretto che divide i
due Stati, per dividere speranze e tradizioni in occasione della festa di Sant’Antonio.
Circa 100 imbarcazioni hanno portato oltre 4mila pellegrini sull’isola, scortati dalla
marina indiana e srilankese. All’arrivo sull’isola è stata issata la bandiera di S.
Antonio e la sera è stata celebrata la Messa e la chiesa e il piazzale circostante
non sono stati sufficienti per accogliere tutti i fedeli. C’è stata poi la Via Crucis
e la benedizione. I pellegrini hanno passato la notte sull’isola e, la mattina dopo,
hanno partecipato alla Messa delle ore 6,30 presieduta da padre Amalraj, parroco di
Nedundeevu, e da padre Michaelraj, parroco di Rameshwaram. Autorità dello Sri Lanka
hanno partecipato alla funzione e alla successiva processione di autoveicoli. Intorno
alle ore 10 i pellegrini hanno preso la via del ritorno. Il padre gesuita Jebamalai
Raja, coordinatore del Forum cristiano ecumenico per i diritti umani, ha spiegato
ad AsiaNews “la gioia spirituale che è diffusa tra i pellegrini di India e
Sri Lanka a Katchadeevu, dove Tamil dei due Paesi testimoniano la reciproca solidarietà,
specie tra i pescatori. La gente si è portata dietro il pasto e lo ha diviso cogli
altri, in spirito di fraternità, come le prime comunità cristiane”. L’isola Katchadeevu,
parte di Zamindari del Raja di Ramnad, è stata ceduta dall’India allo Sri Lanka con
l’accordo sulla definizione dei confini marittimi del 1974. L’accordo prevede il diritto
dei pescatori indiani di pescare nella zona e quello di pellegrini indiani di visitare
la chiesa di S. Antonio senza bisogno di alcun visto o permesso dello Sri Lanka. Ma
padre Jebamalai spiega che “per varie ragioni, ai pescatori indiani non è permesso
di pescare a Katchadeevu. Nel passato, chi lo ha fatto è stato percosso, insultato,
anche ucciso e le barche distrutte" dalla marina srilankese. La festa di S. Antonio
è invece rimasta “un gesto di pace”. Infatti, “dopo 27 anni, quest’anno il governo
di Colombo ha dato il permesso ufficiale ai pellegrini di celebrare la festa, dove
si rincontrano i pescatori dei due Paesi e si rinsaldano i legami di amore e unità
tra i Tamil dei due Stati, condividono speranze, aspirazioni, progetti”. (M.G.)