La diocesi di Ratisbona esaminerà le accuse di abusi sessuali che sarebbero avvenuti
nel coro dei Regensburger Domspatzen «con la massima trasparenza». È quanto ha affermato
il portavoce della stessa diocesi, Clemens Neck, che ha anche annunciato l'istituzione
di una commissione di indagine ad hoc, a conferma che, con un rigore e un coraggio
esemplari, non si ha nessun timore a fare chiarezza persino sulla base di accuse fino
a questo momento non accompagnate da riscontri oggettivi. Lo riferisce l’edizione
odierna dell’Osservatore Romano. Del resto, la notizia di un caso di abuso avvenuto
negli anni Cinquanta nel convitto dove alloggiavano i coristi, era stata diffusa dallo
stesso vescovo, Gerhard Ludwig Müller, in una lettera pubblicata sul suo sito in rete,
destinata ai famigliari delle vittime. Il presule aveva appunto riferito di essere
venuto a conoscenza di un caso per il quale fu condannato il direttore del convitto,
nel frattempo deceduto. E aveva invitato chi è a conoscenza di fatti a fornire informazioni
per individuare vittime e colpevoli di eventuali altri episodi dello stesso genere.
Agli abusi compiuti in alcuni istituti cattolici tedeschi è stata dedicata anche parte
della recente assemblea dei vescovi tedeschi. Le diverse diocesi nel cui territorio
sono presenti tali istituti stanno operando con la massima trasparenza e serietà.
Il direttivo del coro di Ratisbona si è detto costernato per i casi di pedofilia registratisi
in ambito ecclesiastico, compresi quelli che sarebbero avvenuti nella celebre istituzione
dei Regensburger Domsplatzen. «Il direttivo del Coro — si legge in una lettera pubblicata
sul sito in rete della diocesi di Ratisbona — ha seguito con grande attenzione le
notizie sui casi di abusi sessuali in istituzioni religiose. Siamo costernati per
il fatto che simili fatti vergognosi siano avvenuti in istituzioni ecclesiastiche».
Si legge ancora nel sito: «Abbiamo saputo che anche un ex allievo del Coro (all'inizio
degli anni Sessanta) ha riferito alla stampa abusi sessuali». «In base a quanto previsto
dalla Conferenza episcopale tedesca — aggiunge la lettera — le ammissioni dell’ex
allievo sono state inoltrate alla psicologa Birgit Boehm, responsabile diocesana per
i casi di abusi. La signora Boehm ha cercato di mettersi in contatto con la presunta
vittima degli abusi. Sulla base delle conoscenze che si hanno al momento, non è tuttavia
ancora chiaro se gli abusi siano avvenuti nella nostra istituzione o nella scuola
elementare di Etterzhausen (attuale Pielenhofen)». La lettera cita anche il caso già
segnalato dal vescovo di Ratisbona: «Attraverso un articolo di stampa degli anni Cinquanta,
che ci è pervenuto, siamo venuti a conoscenza di una informazione concreta relativa
a un abuso sessuale. L’allora responsabile del collegio, a quanto ne sappiamo, era
stato condannato per questo». A tutt’oggi comunque — continua la lettera — «non disponiamo
di ulteriori elementi concreti su casi sospetti di abusi all’interno del Coro di Ratisbona».
In un comunicato il vescovo di Ratisbona precisa che i due casi di abusi risalenti
al 1958, pubblicamente noti già all’epoca e da considerarsi giuridicamente chiusi,
non coincidono con il periodo dell’incarico del maestro prof. George Ratzinger (1964-1994).
La
Santa Sede – si legge ancora sull’Osservatore Romano - appoggia la Diocesi nella propria
disponibilità ad analizzare la dolorosa questione con decisione e in modo aperto,
ai sensi delle direttive della Conferenza Episcopale Tedesca. L'obiettivo principale
del chiarimento da parte della Chiesa è di rendere giustizia alle eventuali vittime.
Essa, inoltre, è grata per questo impegno di chiarezza all'interno della Chiesa e
auspica che altrettanta chiarezza venga fatta anche all'interno di altre istituzioni,
pubbliche e private, se veramente sta a cuore di tutti il bene dell'infanzia.