Iraq. Attentato alla vigilia delle elezioni: 4 morti
È salito a quattro morti e una cinquantina di feriti il bilancio dell'attentato con
un'autobomba compiuto stamani contro pellegrini iraniani nella città santà sciita
di Najaf, in Iraq. Sembra ci siano tra i feriti 37 iraniani e 17 iracheni. L'esplosione
è avvenuta vicino al mausoleo dell'imam Ali, che ogni anno attira milioni di pellegrini
sciiti iracheni e iraniani. Ma è solo l’ennesimo attentato nella serie di attacchi
che hanno segnato il periodo preelettorale. Sul voto di domani in Iraq il servizio
di Fausta Speranza:
Sono
19 milioni gli elettori chiamati alle urne per le seconde elezioni politiche nel Paese
dall'intervento statunitense nel 2003. Le votazioni per i cittadini iracheni all’estero
sono state organizzate in 16 Paesi da ieri. Votazioni speciali si sono svolte il 4
per categorie particolari (forze di sicurezza irachene, detenuti, ospedali). Come
per altri appuntamenti con le urne, si è arrivati alla vigilia in un crescendo di
episodi di violenza, tra cui, oggi la strage a Najaf, giovedì scorso l’eccidio di
32 persone a Baquba. Al Qaeda ha proclamato un “coprifuoco” per il giorno delle elezioni,
in tutto l'Iraq e in particolare nelle zone sunnite”, minacciando chi non lo rispetti.
Oltre mille famiglie cristiane hanno lasciato Mossul negli ultimi dieci giorni, impaurite
come altre minoranze. Intanto, il giorno prima del voto, parla di futuro il presidente
della Repubblica irachena, il curdo Talabani: prevede che il futuro governo non sarà
“di unità nazionale”, ma sarà “di maggioranza”. La Costituzione irachena dell'era
post-Saddam prevede che il presidente della Repubblica sia nominato dal neoeletto
parlamento, che uscirà dalle urne domani. Resta da dire che sono quasi duemila le
candidate donne accanto agli oltre 4.200 colleghi uomini. In base alla Costituzione
elaborata sotto la supervisione americana, il 25 per cento dei seggi del parlamento
e delle liste elettorali deve essere riservato alle donne.
Iran:
appello dei moderati per salvare oppositore ventenne In Iran, i gruppi moderati
si mobilitano per salvare la vita a un giovane oppositore del governo condannato anche
in appello. Intanto, al figlio del moderato Karrubi viene ritirato il passaporto.
Il servizio di Federico Catani:
Ambienti
riformisti e leader religiosi moderati iraniani si stanno mobilitando per salvare
la vita di un oppositore di 20 anni, Mohammad Amin Valian. Il giovane è stato condannato
a morte come “Mohareb”, cioè “nemico di Dio”, perché avrebbe lanciato alcune pietre
contro le forze di sicurezza durante le manifestazioni dell’opposizione del 27 dicembre
scorso. La pena capitale è stata recentemente confermata in appello e quindi il ragazzo
potrebbe essere impiccato da un momento all’altro. Intanto, le autorità iraniane hanno
impedito l’espatrio ad un figlio di Mehdi Karrubi, uno dei leader dell’opposizione.
Il figlio di Karrubi, docente universitario, avrebbe dovuto recarsi in Gran Bretagna,
ma all’aeroporto di Teheran si è visto ritirare il passaporto. E c’è poi il caso di
sei donne arrestate fra gennaio e febbraio per il loro sostegno all’associazione delle
“Madri in lutto”, i cui figli sono stati uccisi o sono scomparsi nella repressione
seguita alle proteste sorte dopo la rielezione di Ahmadinejad. L’organizzazione internazionale
Human Rights Watch ne chiede il rilascio.
Afghanistan:
nuovi attentati talebani. Illesa l’ex presidente della Camera L’ex vicepresidente
della Camera afghana, Fozia Kofi, è sfuggita oggi ad un attentato mentre stava viaggiando
sulla sua auto fra Kabul e Jalalabad. La Kofi, celebre per la sua battaglia a favore
dei diritti delle donne, è rimasta illesa, mentre due sue guardie del corpo sono state
ferite. L’attentato è stato rivendicato per telefono dal portavoce dei talebani Mujahid.
Ieri, invece, due soldati dell’esercito afghano sono stati uccisi vicino Marjah, mentre
un membro della forza Isaf è morto per lo scoppio di un ordigno dei talebani, sempre
nel sud dell’Afghanistan.
Pakistan: ucciso esponente dell’opposizione Aziz
Imrani, responsabile locale della Lega musulmana del Pakistan, guidata dal leader
di opposizione Sharif Nawaz, è stato ucciso oggi a Khuzdar, capoluogo dell’omonimo
distretto del Balochistan pakistano. Secondo una ricostruzione dell’attacco, Imrani
viaggiava insieme a tre guardie del corpo, che sono rimaste gravemente ferite.
L’inviato
Usa Mitchell in Medio Oriente per preparare la visita di Joe Biden George Mitchell,
inviato di Barack Obama per il Medio Oriente, giungerà questa sera nella regione in
preparazione della visita del vicepresidente americano, Joe Biden, la settimana prossima.
Un nuovo tour diplomatico per l’emissario statunitense, che giunge in un momento particolarmente
delicato dopo gli scontri di ieri a Gerusalemme. Si riuscirà a far partire il dialogo
israelo-palestinese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Ennio Di Nolfo,
docente di Relazioni internazionali presso l’Università di Firenze:
R. - Apparentemente
sì, sostanzialmente credo di no: questo perché c’è una situazione contestuale di tutta
una regione piena di interrogativi, che condiziona lo stesso andamento del rapporto
tra israeliani e i palestinesi.
D. – Sull’esito di
questa ripresa dei negoziati indiretti, né israeliani né i palestinesi si fanno illusioni.
Questo clima di sfiducia non rischia di far fallire questo ulteriore tentativo della
Casa Bianca?
R. – Il clima di sfiducia prelude al
cambiamento di umori, perché quando arrivano gli inviati della Casa Bianca di solito
si tende a ragionare, quindi non è necessariamente un presagio negativo. Tuttavia,
è evidente che la situazione non è tale da incoraggiare le speranze di chi vuole una
conclusione felice del processo di pace.
D. – Le
violenze dei giorni scorsi la dicono lunga sullo stato di tensione che c’è tra israeliani
e palestinesi in questo momento. Quali sono le carte che giocherà Obama?
R.
– Giocherà la carta del cercare di bloccare, con qualche incremento degli aiuti a
Gaza, la posizione dei palestinesi e con rassicurazioni agli israeliani in relazione
alla questione nucleare iraniana.
D. – L’alto rappresentante
della Politica estera dell’Unione Europea, Katerine Aschton, è pronta a recarsi anche
in missione a Gaza nell’ambito di una visita in Medio Oriente prevista il 17 Marzo.
Ci potrebbero essere delle mosse europee per sbloccare la situazione secondo lei?
R.
– A mio parere, delle mosse europee sono necessarie. Il punto critico sta in chi fa
queste mosse. La Aschton ha dichiarato - quando è stata nominata rappresentate della
Politica estera dell’Unione Europea - che avrebbe studiato i temi aperti dinanzi a
lei. Spero che abbia studiato abbastanza bene e abbastanza profondamente una questione
sulla quale hanno perso la testa e prestigio decine di uomini politici.
Somalia:
forze Usa in aiuto al governo contro i terroristi Secondo il New York Times,
le Forze speciali americane sono pronte ad assistere il governo somalo nell’offensiva
tesa a riprendere il controllo di Mogadiscio e a scacciare la milizia islamista Shaabab,
legata ad Al Qaeda. Il radicamento di gruppi guerriglieri si è fatto più forte nel
Paese ed il Corno d’Africa appare ogni giorno che passa come il nuovo fronte della
lotta al terrorismo.
Italia, ieri il decreto del governo sulla questione
delle liste elettorali In Italia, sta provocando forti polemiche politiche
il decreto interpretativo approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri che ha sanato
di fatto l’intricata situazione delle liste del Pdl nelle regioni Lazio e Lombardia.
Le polemiche toccano anche il capo dello Stato Napolitano, che in nottata aveva firmato
il provvedimento. La parola ora alla magistratura amministrativa. Servizio di Giampiero
Guadagni:
È attesa
in giornata la decisione del Tar della Lombardia chiamato ad esaminare il ricorso
presentato dalla "Lista per Formigoni", che era stata esclusa dal voto per irregolarità
nella raccolta di firme. Lunedì prossimo, invece, la sentenza del Tar del Lazio relativa
alla lista del Pdl di Roma e Provincia, che era stata presentata oltre i termini consentiti.
Saranno queste le risposte della magistratura amministrativa al decreto interpretativo
approvato nella tarda serata di ieri dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento,
ha spiegato il ministro dell’Interno Maroni, che non modifica la legge elettorale
e non riapre alcun termine, ma offre l’interpretazione autentica di alcune norme.
Dunque, un decreto non innovativo, nel rispetto della condizione posta al premier
dal capo dello Stato, Napolitano. Il quale ieri sera ha emanato il provvedimento destinato
a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali. Berlusconi commenta
soddisfatto la collaborazione tra istituzioni su questa delicata vicenda. Ma dall’opposizione
arrivano critiche durissime. Per la radicale, Emma Bonino, candidata alla presidenza
della Regione Lazio, il decreto è incostituzionale. Il segretario del Pd, Pierluigi
Bersani, parla di un trucco e ribadisce il "no" del suo partito a scorciatoie. Per
il Pd, comunque, il Quirinale non poteva opporsi al decreto. La pensa diversamente
il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che attacca Napolitano: se è
vero che ha partecipato alla stesura del decreto, afferma Di Pietro, non sarebbe più
un arbitro super partes e bisognerebbe valutare se esistono gli estremi per l’impeachment.
Di Pietro invoca la piazza e l’appello è raccolto dal cosiddetto Popolo viola, che
ha manifestato nella notte davanti al Quirinale e questa mattina in piazza Montecitorio.
La posizione di Di Pietro è giudicata indecente dal Pdl. E i presidenti di Senato
e Camera, Schifani e Fini, sono intervenuti con forti parole a sostegno del Capo dello
Stato.
Islanda: referendum sul risarcimento a Gran
Bretagna e Paesi Bassi Urne aperte oggi in Islanda. La popolazione è chiamata
ad esprimersi nel referendum sui rimborsi per le perdite causate ai risparmiatori
di Gran Bretagna ed Olanda, che avevano versato i loro soldi sui conti della banca
online islandese Icesave, fallita dopo il crack finanziario subito da tutto il Paese.
A indire la consultazione elettorale è stato, nel gennaio scorso, il presidente della
Repubblica, Grimsson, in seguito alle proteste con cui i cittadini hanno accolto il
varo, da parte del parlamento, della legge con cui l’Islanda si impegnava a restituire,
fino al 2014, circa 5 miliardi di euro, anticipati dalle autorità inglesi ed olandesi
agli oltre 300 mila loro cittadini clienti della Icesave. Le previsioni della vigilia
danno il “no” in netto vantaggio, anche perché i contribuenti islandesi non vedono
la ragione di indebitarsi per un fallimento la cui responsabilità non è loro, ma di
un gruppo di banchieri spregiudicati. Il risultato di una simile scelta, però, potrebbe
compromettere l’ingresso dell’Islanda nell’Unione Europea, chiesto dal Paese dopo
lo scoppio della crisi finanziaria.
Arresto Ganic: Londra nega motivazione
politica Il governo britannico ha escluso qualsiasi motivazione politica dietro
all’arresto a Londra di Ejup Ganic, già membro della presidenza collegiale bosniaca
durante la guerra del 1992-1995. Ganic è stato arrestato su un mandato di cattura
emesso da Belgrado. La Serbia lo accusa, insieme ad altri 18 ex dirigenti bosniaci,
della morte di alcuni militari di Belgrado, il 3 maggio 1992. La precisazione del
governo inglese è arrivata dopo che ieri circa 2.500 persone hanno protestato a Sarajevo
davanti alle ambasciate britannica e serba, chiedendo la liberazione di Ganic. (Panoramica
internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 65 E'
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