Il Papa ai volontari della Protezione Civile: siate icone viventi del Buon Samaritano.
Lo Stato non può sostituire l’amore per il prossimo
Il vostro impegno quotidiano vi rende “icone viventi” del Buon Samaritano: è il sentito
ringraziamento del Papa agli 8 mila Volontari della Protezione Civile Italiana, che
stamani hanno gremito l’Aula Paolo VI. Lo Stato e la politica, ha sottolineato il
Pontefice, non possono sostituire l’amore per il prossimo. Dal canto suo, salutando
il Papa, il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha ricordato
i meriti dei tantissimi volontari impegnati nelle emergenze, in particolare in favore
delle vittime del terremoto, che esattamente 11 mesi fa ha devastato l’Abruzzo. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
“L’amore
sarà sempre necessario, anche nella società più giusta”. Benedetto XVI riprende la
sua Enciclica “Deus caritas est” per ribadire che “l’amore del prossimo non può essere
delegato”. E ha rilevato che “lo Stato e la politica, pur con le necessarie premure
per il welfare, non possono sostituirlo”:
“Non
c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore.
Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo.
Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione, di aiuto”. L’amore
del prossimo, ha proseguito, “richiede e richiederà sempre l’impegno personale e volontario”.
Lo si è visto anche nelle ultime emergenze nazionali e internazionali come nelle attività
di sostegno a grandi avvenimenti. Il pensiero del Papa va ai terremotati di San Giuliano
di Puglia e all’Abruzzo. Ha così ricordato la sua commovente visita ad Onna e L’Aquila,
dell’aprile scorso, dove ha potuto constatare di persona l’impegno della Protezione
civile per assistere le vittime del sisma. Né ha mancato di rammentare l’assistenza
garantita dai volontari della Protezione Civile ai giovani accorsi a Roma per la Ggm
del 2000 e ai fedeli venuti a Roma nel 2005 per dare l’ultimo saluto a Giovanni Paolo
II. “I volontari – ha detto ancora il Papa - non sono dei ‘tappabuchi’ nella rete
sociale, ma persone che veramente contribuiscono a delineare il volto umano e cristiano
della società”:
“Senza volontariato, il bene comune
e la società non possono durare a lungo, poiché il loro progresso e la loro dignità
dipendono in larga misura proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto
dovere”. Benedetto XVI ha quindi
tracciato un paragone tra la figura del Buon Samaritano e il volontario della Protezione
Civile. Il personaggio di cui ci parla il Vangelo di Luca, ha detto, assiste il malcapitato
nel momento del massimo bisogno:
“Il buon Samaritano
insegna, però, ad andare oltre l’emergenza e a predisporre, potremmo dire, il rientro
nella normalità. Egli, infatti, fascia le ferite dell’uomo riverso a terra, ma poi
si preoccupa di affidarlo all’albergatore affinché, superata l’emergenza, possa ristabilirsi”. Il
vostro impegno, ha detto il Papa ai volontari, “è un servizio reso alla dignità dell’uomo
fondata sul suo essere creato a immagine e somiglianza di Dio”. Di qui l’esortazione
ad essere testimoni di carità, aprendo il cuore all’impegno per gli altri:
“Oltre
che custodi del territorio, siate sempre più icone viventi del buon Samaritano, conferendo
attenzione al prossimo, ricordando la dignità dell’uomo e suscitando speranza. (…)
Chi ama e serve gratuitamente l’altro come prossimo, vive ed agisce secondo il Vangelo
e prende parte alla missione della Chiesa, che sempre guarda l’uomo intero e vuol
fargli sentire l’amore di Dio”. Il
Papa ha rammentato che il volontariato della Protezione Civile è diventato un fenomeno
nazionale con un milione e trecentomila membri, suddivisi in oltre tremila organizzazioni.
Ed ha constatato che "le finalità e i propositi" della Protezione Civile "hanno trovato
riconoscimento in appropriate norme legislative":
“Voi
costituite una delle espressioni più recenti e mature della lunga tradizione di solidarietà
che affonda le radici nell’altruismo e nella generosità del popolo italiano”. “I
termini ‘protezione’ e ‘civile’ – è stata la riflessione del Pontefice – rappresentano
delle precise coordinate ed esprimono in maniera profonda” la missione della Protezione
Civile. Una vera “vocazione”, l’ha definita il Papa, “proteggere le persone e la loro
dignità” nei casi “tragici di calamità e di emergenza che minacciano la vita e la
sicurezza di famiglie o di intere comunità”. Tale missione, ha concluso, “non consiste
solo nella gestione dell’emergenza, ma in un contributo puntuale e meritorio alla
realizzazione del bene comune”, che “rappresenta sempre l’orizzonte della convivenza
umana anche, e soprattutto, nei momenti delle grandi prove”.