Aspre polemiche dopo la firma di Napolitano al decreto salva-liste
Sta provocando forti polemiche politiche il decreto interpretativo approvato ieri
sera dal Consiglio dei ministri che ha sanato di fatto l’intricata situazione delle
liste del Pdl nelle regioni Lazio e Lombardia. Le polemiche toccano anche il Capo
dello Stato Napolitano, che in nottata aveva firmato il provvedimento. La parola ora
alla magistratura amministrativa. Servizio di Giampiero Guadagni:
E’ attesa
in giornata la decisione del Tar della Lombardia chiamato ad esaminare il ricorso
presentato dalla lista per Formigoni, che era stata esclusa dal voto per irregolarità
nella raccolta di firme. Lunedì invece la sentenza del Tar del Lazio relativa alla
lista del Pdl di Roma e Provincia, che era stata presentata oltre i termini consentiti.
Saranno queste le risposte della magistratura amministrativa al decreto interpretativo
approvato nella tarda serata di ieri dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento,
ha spiegato il ministro dell’Interno Maroni, che non modifica la legge elettorale
e non riapre alcun termine ma offre l’interpretazione autentica di alcune norme. Dunque,
un decreto non innovativo, nel rispetto della condizione posta al premier dal capo
dello Stato Napolitano, che ieri sera ha emanato il provvedimento destinato a consentire
lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali. Berlusconi commenta soddisfatto
la collaborazione tra istituzioni su questa delicata vicenda. Ma dall’opposizione
arrivano critiche durissime. Per la radicale Emma Bonino, candidata alla presidenza
della Regione Lazio, il decreto è incostituzionale. Il segretario del Pd Bersani parla
di un trucco e ribadisce il no del suo partito a scorciatoie. Per il Pd comunque il
Quirinale non poteva opporsi al decreto. La pensa diversamente il leader dell’Italia
dei Valori Di Pietro che attacca Napolitano: se è vero che ha partecipato alla stesura
del decreto, afferma Di Pietro, non sarebbe più un arbitro super partes e bisognerebbe
valutare se esistono gli estremi per l’impeachment. Di Pietro invoca la piazza e l’appello
è raccolto dal cosiddetto Popolo viola, che ha manifestato nella notte davanti al
Quirinale e questa mattina in piazza Montecitorio. La posizione di Di Pietro è giudicata
indecente dal Pdl. E i presidenti di Senato e Camera Schifani e Fini sono intervenuti
con forti parole a sostegno del capo dello Stato.