Repubblica Centrafricana: il vescovo di Bangassou denuncia le violenze dei ribelli
ugandesi
“I guerriglieri dell’Lra hanno causato gravi danni materiali ma sono soprattutto quelli
psicologici ed umani che mi rattristano” dice all’agenzia Fides mons. Juan José Aguirre
Muños, vescovo di Bangassou, nella cui diocesi rientra la missione di Rafai nel sud-est
della Repubblica Centrafricana, attaccata recentemente dai guerriglieri ugandesi dell’Esercito
di Liberazione del Signore (Lra). "I ribelli hanno razziato completamente la missione
cattolica e solo l’intervento di un reparto dell’esercito ha evitato che due cooperanti
francesi venissero rapiti” dice mons. Aguirre Muños. “I due cooperanti, un uomo ed
una donna, insegnavano nel liceo gestito dalla Suore Francescane di Montpellier. In
questa zone la Chiesa gestisce scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari fino
ai licei. A Bangassou abbiamo anche un istituto tecnico per i ragazzi di strada e
le ragazze madri” dice mons. Aguirre Muños. La presenza dei guerriglieri dell’Lra
costituisce una serie minaccia per le popolazioni locali e la vita della missione
nella diocesi. Mons. Aguirre Muños spiega come è stato possibile che un gruppo di
guerriglia da anni attivo nel nord Uganda, sia giunto a minacciare il sud-est della
Repubblica Centrafricana, che non ha un confine comune con l’Uganda. “Da qualche anno
l’Lra si è spostato dal nord Uganda per stabilirsi prima a Juba, nel sud Sudan, poi
nei pressi di Isiro, nella foresta di Garamba, nel nord-est della Repubblica Democratica
del Congo” dice il vescovo di Bangassou. “Qui i ribelli ugandesi avevano stabilito
il loro quartiere generale, dotato pure di alcune piste dove atterravano dei piccoli
aerei che trasportavano i rifornimenti. Di chi siano questi aerei e da dove giungessero
non si sa. Nel dicembre 2008 gli eserciti di Uganda, sud Sudan e RD Congo, attaccarono
il quartiere generale dell’Lra nella foresta di Garamba. Il leader dell’Lra, Joseph
Kony riuscì però a fuggire alla cattura, così come buona parte dei guerriglieri. L’operazione
militare del 2008 ha avuto due conseguenze - spiega mons. Aguirre Muños - In primo
luogo i guerriglieri si sono vendicati sulla popolazione civile congolese, compiendo
atrocità inenarrabili. Ho raccolto testimonianze dei sopravvissuti e ho visto delle
fotografie sulle violenze dei guerriglieri che sono impressionanti. In secondo luogo
- continua il vescovo - i guerriglieri si sono divisi in un centinaio di piccoli gruppi.
Alcuni di questi sono entrati in Centrafrica. La prima località che è stata attaccata
è stata Obo, che si trova al confine centrafricano con il Sudan e l’estremo nord-est
della RDC. Hanno saccheggiato il villaggio ed hanno rapito 74 persone. Buona parte
di queste sono state in seguito rilasciate, alcune dopo un anno e mezzo di prigionia.
“Prima di Rafai, i guerriglieri avevano attaccato la cittadina di Zacko, dove avevano
ucciso due persone e rapito 55 giovani, la maggior parte dei quali sono stati liberati.
Nelle mani dell’Lra rimangono però una quindicine di ragazze” dice mons. Aguirre Muños.
(R.P.)