2010-03-04 15:24:09

Repubblica Centrafricana: il vescovo di Bangassou denuncia le violenze dei ribelli ugandesi


“I guerriglieri dell’Lra hanno causato gravi danni materiali ma sono soprattutto quelli psicologici ed umani che mi rattristano” dice all’agenzia Fides mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, nella cui diocesi rientra la missione di Rafai nel sud-est della Repubblica Centrafricana, attaccata recentemente dai guerriglieri ugandesi dell’Esercito di Liberazione del Signore (Lra). "I ribelli hanno razziato completamente la missione cattolica e solo l’intervento di un reparto dell’esercito ha evitato che due cooperanti francesi venissero rapiti” dice mons. Aguirre Muños. “I due cooperanti, un uomo ed una donna, insegnavano nel liceo gestito dalla Suore Francescane di Montpellier. In questa zone la Chiesa gestisce scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari fino ai licei. A Bangassou abbiamo anche un istituto tecnico per i ragazzi di strada e le ragazze madri” dice mons. Aguirre Muños. La presenza dei guerriglieri dell’Lra costituisce una serie minaccia per le popolazioni locali e la vita della missione nella diocesi. Mons. Aguirre Muños spiega come è stato possibile che un gruppo di guerriglia da anni attivo nel nord Uganda, sia giunto a minacciare il sud-est della Repubblica Centrafricana, che non ha un confine comune con l’Uganda. “Da qualche anno l’Lra si è spostato dal nord Uganda per stabilirsi prima a Juba, nel sud Sudan, poi nei pressi di Isiro, nella foresta di Garamba, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo” dice il vescovo di Bangassou. “Qui i ribelli ugandesi avevano stabilito il loro quartiere generale, dotato pure di alcune piste dove atterravano dei piccoli aerei che trasportavano i rifornimenti. Di chi siano questi aerei e da dove giungessero non si sa. Nel dicembre 2008 gli eserciti di Uganda, sud Sudan e RD Congo, attaccarono il quartiere generale dell’Lra nella foresta di Garamba. Il leader dell’Lra, Joseph Kony riuscì però a fuggire alla cattura, così come buona parte dei guerriglieri. L’operazione militare del 2008 ha avuto due conseguenze - spiega mons. Aguirre Muños - In primo luogo i guerriglieri si sono vendicati sulla popolazione civile congolese, compiendo atrocità inenarrabili. Ho raccolto testimonianze dei sopravvissuti e ho visto delle fotografie sulle violenze dei guerriglieri che sono impressionanti. In secondo luogo - continua il vescovo - i guerriglieri si sono divisi in un centinaio di piccoli gruppi. Alcuni di questi sono entrati in Centrafrica. La prima località che è stata attaccata è stata Obo, che si trova al confine centrafricano con il Sudan e l’estremo nord-est della RDC. Hanno saccheggiato il villaggio ed hanno rapito 74 persone. Buona parte di queste sono state in seguito rilasciate, alcune dopo un anno e mezzo di prigionia. “Prima di Rafai, i guerriglieri avevano attaccato la cittadina di Zacko, dove avevano ucciso due persone e rapito 55 giovani, la maggior parte dei quali sono stati liberati. Nelle mani dell’Lra rimangono però una quindicine di ragazze” dice mons. Aguirre Muños. (R.P.)







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