Lectio magistralis di mons. Bruguès ieri alla Cattolica di Milano
Il Concilio Vaticano II può essere “una bussola per i nostri tempi” ma serve un laicato
“formato in modo appropriato” e capace “di impegnarsi nelle gravi cause e nei dibattiti
decisivi del nostro tempo”. Sono alcuni dei concetti espressi ieri da mons. Jean-Louis
Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, all’Università
Cattolica di Milano dove ha tenuto una “lectio magistralis” sul tema: “Il Concilio
davanti a noi”. “Il Vaticano II – ha detto - ha voluto collocare l’ascolto degli altri
al centro della Chiesa, della società, in fin dei conti, di ogni vita umana”. L’ascolto
del Concilio, per il relatore, “si declina in tre proposizioni: il gusto del’Altro,
la sollecitudine per l’altro, infine la percezione di sé stesso come un altro”. Come
documento rappresentativo di tutta l’assise conciliare, mons. Bruguès – riporta l’agenzia
Sir - ha citato la “Dei Verbum”, e tra i tratti distintivi del Vaticano II la consapevolezza
che “le società caratterizzate dal pluralismo religioso, come le nostre, non potranno
più fare a meno del dialogo interreligioso, diventato un elemento essenziale della
pace sociale”. Di qui l’emergere di una “laicità positiva”, in base alla quale oggi
“non è più possibile” confinare le religioni “nell’area ristretta delle semplici convenzioni
personali”. La Chiesa “spiega ai governanti che la fede cristiana, quando si fanno
forti di essa, deve illuminare le loro decisioni politiche e non solo la loro vita
privata”. “Niente – ha concluso - potrebbe sostituire la famiglia, non a causa di
non si sa quale mentalità retrograda, ma perché sa che la salute di una società si
rianima nella culla di una famiglia”. Di qui la necessità di “risvegliare i laici
a questa cultura cristiana, a questo umanesimo cristiano che minaccia di sparire nell’orizzonte
abituale delle società secolarizzate”.(B.C.)