Sud Corea: delusione dei vescovi per la sentenza costituzionale sulla pena di morte
La legge sulla pena di morte in Corea del Sud non è incostituzionale. Lo ha stabilito
la Corte costituzionale del Paese, vanificando le speranze degli abolizionisti che
ora puntano sull’abrogazione per legge della pena capitale. Per l’incostituzionalità
si sono pronunciati cinque dei giudici sui nove della suprema Corte, contro i sei
necessari. Secondo il dispositivo della sentenza “la pena capitale non può essere
considerata come una violazione dei limiti posti dalla Costituzione che regola il
valore e la dignità degli esseri umani”. Grande disappunto per la decisione è stato
espresso dai vescovi sud-coreani, da sempre in prima linea su questo fronte. Il presidente
della Commissione esecutiva per l’abolizione della pena di morte della Conferenza
episcopale John Kim Hyoung-tae ha parlato di “una decisione retrograda e controcorrente”
rispetto alle tendenze oggi prevalenti nel mondo. Come ha infatti ricordato all’agenzia
Ucan, “attualmente 139 Paesi hanno abolito per legge o di fatto la pena capitale
e ad essi se ne stanno aggiungendo altri. Delusione per la sentenza è stata manifestata
anche da mons. Boniface Choi Ki-san di Incheon, presidente della Commissione Giustizia
e Pace dei vescovi coreani che ha espresso la speranza che il governo non usi la sentenza
per riprendere le esecuzioni. “La Corte Costituzionale ha perso l’occasione per abolirla
ora dobbiamo fare appello all’Assemblea Nazionale e continueremo la nostra battaglia”,
ha detto il presule all’agenzia Ucan. In Corea del Sud l’ultima condanna a morte eseguita
risale a più di 12 anni fa e per questo essa è considerata come un Paese abolizionista
di fatto. Una proposta di legge per convertire la pena capitale in ergastolo è stata
presentata all’Assemblea nazionale da 53 parlamentari. (L.Z.)