2010-03-01 16:37:09

Terremoto in Cile: oltre 700 morti. Il nunzio a Santiago: aiuti urgenti per gli sfollati


In Cile, sono oltre 700 le persone morte in seguito al terremoto che ha colpito il Paese. Ma il bilancio sembra destinato a crescere e crescono anche rabbia e disperazione a Concepción, epicentro del sisma, dove sono continuati saccheggi e aggressioni durante tutta la notte. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3  
A tre giorni dal devastante sisma e dal conseguente maremoto, il ministero della Difesa cileno ha ammesso che la Marina militare ha sbagliato a non lanciare l’allarme tsunami immediatamente dopo il terremoto. A preoccupare adesso sono anche possibili nuove scosse di assestamento e i continui episodi di sciacallaggio. Per arginare questo fenomeno, il presidente cileno, Michele Bachelet, ha firmato il decreto che trasferisce ai militari il controllo della sicurezza nella regione di Concepción. E’ stato anche imposto il coprifuoco dalle nove di sera alle sei del mattino. Tutti coloro che saranno sorpresi tra le rovine in questo arco orario saranno tratti in arresto dalla polizia. Sul fronte degli aiuti, la Commissione europea ha approvato stamattina lo stanziamento immediato di 3 milioni di euro. In Cile, intanto, la Chiesa locale e in particolare la Caritas si sono subito attivate per sostenere la popolazione. E’ in corso la distribuzione dei primi aiuti nelle aree più colpite. L’arcivescovo di Concepción, mons. Ricardo Ezzati Andrello, parlando ieri sera ad una radio cilena, ha affermato che “la disperazione serpeggia ovunque”. Ma la forza di spirito – ha aggiunto – è “impressionante” e “tutti sono disponibili ad aiutare”. Commentando gli episodi di saccheggio nei supermercati, mons. Ricardo Ezzati Andrello ha poi detto che “si deve tendere la mano per aiutare e non per rubare”. Nel futuro – ha aggiunto il presule – servirà assistenza psicologica e spirituale, perché molti “sono in condizioni psichiche precarie e con gravi lacerazioni interiori”. 
Sulla situazione in Cile, la testimonianza del nunzio apostolico nel Paese latinoamericano, mons. Giuseppe Pinto, raggiunto telefonicamente a Santiago, da Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3  
R. – La situazione è di calma nella capitale, nelle zone più colpite, cioè le città di Concepción, Temuco e Curicó, sono interrotte le comunicazioni. In questa fase, i soccorsi hanno principalmente lo scopo di aiutare un milione di persone rimaste senza abitazione o con case molto danneggiate. Questo sarà il grande problema mentre si avvicina l’inverno. La Chiesa, evidentemente, sta cercando di venire incontro alle prime necessità della gente; per il resto, si sa poco anche di questo perché non abbiamo nemmeno Internet: leggiamo soltanto i giornali e i quotidiani. Fino ad ora hanno reso noto che i danni sono stati gravi soprattutto nei centri storici.
 
 
D. – Quindi anche il patrimonio della Chiesa ha subito ingenti danni…
 
 
R. – Esattamente. Le chiese, e alcune belle cappelle presso conventi di suore che sono qui da 150, 200 anni, purtroppo hanno riportato – sembra – danni rilevanti. Per esempio, qui, la Basilica di Nostra Signora della Provvidenza, che è vicina alla nunziatura, ha riportato danni al campanile ma il resto della struttura si è salvato perché si era già pensato a mettere in opera una gabbia metallica.
 
 
D. – Religiosi e missionari sono già all’opera per aiutare la popolazione?
 
 
R. – Sono sicuramente all’opera, ma abbiamo anche notizie molto frammentarie perché dove il terremoto ha colpito di più, sono saltati tutti i sistemi di comunicazione; questo ci impedisce di sapere come stanno le cose. So di vescovi che hanno incominciato a fare il giro delle loro parrocchie, delle loro chiese. Fino ad ora non ho notizie né di sacerdoti né di vescovi che siano rimasti vittime di questo terremoto così forte, che si è sentito in sette regioni del Paese.
 
 
D. – Un terremoto nel terremoto sono questi episodi di saccheggio …
 
 
R. – Ahimé! Lì, poi, si mettono insieme le esigenze della gente che in quel momento ha perso tutto e ha bisogno di mangiare, con quelli che ne approfittano. E infatti ci sono stati diversi arresti.
 
 
D. – Ieri all’Angelus si è levata anche la voce del Papa: il Santo Padre ha detto che non mancherà la solidarietà di tutti …
 
 
R. – Questo intervento del Santo Padre certamente avrà rincuorato tante persone, perché qui la religiosità è forte, specialmente nelle famiglie che vivono nelle zone rurali. Questo intervento avrà poi incoraggiato moltissimi a cominciare dai vescovi, dai sacerdoti, dalle tante religiose che si trovano sul territorio … 

Anche se la totalità delle strutture delle Caritas latinoamericane da molte settimane sono fortemente impegnate nella solidarietà e nei soccorsi al popolo haitiano, subito dopo le notizie del devastante terremoto nel sud del Cile, hanno ugualmente avviato l’organizzazione della macchina dei soccorsi. Proprio il presidente dell’episcopato di Haiti, mons. Louis Kebreau, Paese ancora in piena emergenza a causa del terremoto che ha colpito l'isola, parlando nella Repubblica Dominicana sulla situazione gravissima del suo Paese, ha detto che la stima delle vittime del sisma che ha colpito Haiti potrebbe essere di 500 mila morti. Il presule, con delicatezza e grande umanità, ha offerto al popolo e alla chiesa del Cile “ciò che abbiamo: amore e solidarietà”, ma - ha sottolineato - “anche ciò che non abbiamo come simbolo che vorremmo dare se potessimo”. L’appello all'Angelus di ieri del Santo Padre in favore della popolazione cilena ha comunque rinforzato ulteriormente l’impegno delle organizzazioni umanitarie della Chiesa e già nella serata di ieri, le 22 Caritas della regione avevano avviato i primi programmi di assistenza. Le Conferenze episcopali latinoamericane, oltre ad esprimere condoglianze e partecipazione, in molti casi con documenti pubblici e con lettere ai vescovi del Cile, hanno rilanciato le parole del Papa che dopo l’Angelus ha detto: "Il mio pensiero va inoltre al Cile e alle popolazioni colpite dal terremoto, che ha causato numerose perdite in vite umane e ingenti danni. Sono sicuro che non verrà a mancare la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali". D'altra parte da sabato in molti grandi città dell'America Latina molti fedeli si sono incontrati spontaneamente nelle propri chiese per pregare aggiungendo le loro richieste a quelle di Benedetto XVI che ieri aveva detto di pregare "per le vittime" e di "implorare da Dio per i superstiti "sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità". Espressioni immediate di questa già avviata catena di solidarietà sono state le parole dei vescovi del Messico, di El Salvador e del Perù. La stampa cilena in queste ore rileva con particolare gratitudine il gesto dell’arcivescovo di Lima cardinale Juan Luis Cipriani che, in pratica, un paio d'ore dopo il terremoto, tramite un suo programma radiofonico, è stato il primo a pregare e a lanciare una campagna di solidarietà. (A cura di Luis Badilla) 







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