2010-03-01 15:24:19

Il cardinale Sepe: c'è bisogno di politici al servizio del bene comune


Per dare nuova speranza all’Italia, bisogna partire da un rilancio autentico del Mezzogiorno: l’appello dei vescovi italiani, contenuto in un documento pubblicato la settimana scorsa, continua ad essere oggetto di riflessioni non solo in ambito ecclesiale ma anche nella società civile. Un documento innanzitutto pastorale, ma che non può non affrontare le gravi emergenze sociali che, da troppo tempo, affliggono l’Italia del Sud. E’ quanto sottolinea il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, intervistato da Luca Collodi:RealAudioMP3



R. – La Chiesa non poteva tener chiusi gli occhi di fronte alle realtà di ordine sociale, perché è dalla pastoralità, dalla considerazione di una evangelizzazione che comprenda tutto l’uomo che poi non si può non tener presente come questa realtà incarnata, nella quale noi viviamo, ha delle conseguenze anche di ordine sociale. La Chiesa guarda a tutto l’uomo, alla sua realtà interiore e anche alla sua realtà esteriore.

 

D. – Come è cambiato il Mezzogiorno d’Italia negli ultimi anni?

 

R. – Diciamo che c’è stata una presa di coscienza di questa realtà del Mezzogiorno; negli ultimi tempi, il Mezzogiorno era stato un po’ cancellato dall’agenda, anche, della politica nazionale. Oggi questo problema è stato ripreso. Però, i problemi rimangono perché si sono incrostati, si sono induriti, in qualche maniera: rimane il problema della sicurezza a bloccare quello che potrebbe essere un progetto reale di investimento, come ad esempio il turismo. La mancanza di sicurezza condiziona, di fatto, tutto lo sviluppo e questa mancanza di sicurezza è dovuta, poi, a che cosa? E’ dovuta al fatto che tutte le organizzazioni malavitose, tutta la criminalità, ancora continuano ad avere un peso enorme sullo sviluppo civile e quindi anche sociale ed economico dei nostri territori.

 

D. – Nel documento si parla anche di criminalità organizzata. C’è differenza tra criminalità di bande organizzate e criminalità di chi, invece, gestisce la cosa pubblica magari con meccanismi non proprio legali?

 

R. – La criminalità organizzata e chi invece usa sistemi criminosi dovuti al proprio tornaconto, al proprio egoismo, tutto incide negativamente, poi, sulla società e quindi sul modo di essere anche civile delle popolazioni.

 

D. – Lei crede che per l’amministrazione pubblica, anche locale, serva un rinnovamento di uomini e un nuovo atteggiamento di responsabilità al bene comune?

 

R. – Sono sempre le persone quelle che danno vero senso ad una crescita della gente, della popolazione, in tutti i campi. Più che i mezzi economici, i veri attori sono le persone. E allora, dipende proprio dalla volontà, dall’impegno vero, concreto, sincero che queste persone mettono nello svolgere il loro compito. Persone ‘sane’ fanno un corpo ‘sano’. Ecco, speriamo allora che ci siano sempre persone che sentono la propria attività politica, anche, come vocazione a fare emergere il bene comune, a dare al bene comune quelle risposte che la gente si attende.

 

D. – Per combattere la povertà, la disoccupazione serve un’azione decisa di carità o una maggiore attenzione dello Stato verso il Sud Italia?

 

R. – Ci vuole un impegno corale: solo così, nello stare insieme, nel pensare insieme, nell’agire insieme si potrà veramente salvare il nostro Sud! (Montaggio a cura di Maria Brigini)








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