I vescovi ugandesi dal Papa: Chiesa impegnata per la pace, i poveri e i malati
di Aids
Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza un primo gruppo di presuli della Conferenza
episcopale dell’Uganda, in visita “ad Limina”. La Chiesa cattolica è presente sul
territorio del Paese africano con quattro arcidiocesi metropolitane e 15 diocesi.
I cattolici rappresentano il 41,5% dei 30 milioni circa di abitanti. Il 36% della
popolazione è anglicana e il 12% musulmana. Nel servizio di Alessandro Gisotti,
un breve profilo della Chiesa ugandese:
Riconciliazione
nazionale, lotta alla povertà, contrasto all’Aids: sono le tre grandi sfide che la
Chiesa dell’Uganda affronta quotidianamente. Un impegno che i cattolici ugandesi portano
avanti in spirito di collaborazione con i fedeli delle altre comunità cristiane. Dal
1963 è, infatti, attivo un Consiglio cristiano congiunto a cui aderiscono cattolici,
anglicani e ortodossi. La Chiesa, come strumento di pace, ha contribuito agli sforzi
per la pacificazione della regione del Nord Uganda, scossa da una terribile guerra
civile iniziata nel 1986 e che, tuttora, non si può dire conclusa, nonostante la firma
di accordi per il cessate-il-fuoco tra governo e guerriglieri del sedicente “Esercito
di Resistenza del signore”. Storicamente, la Chiesa ugandese gestisce diversi istituti
educativi ed è in prima linea nella lotta alla povertà, di recente anche attraverso
corsi di formazione per sviluppare l’agricoltura sostenibile. Grande è poi l’impegno
profuso nella lotta all’Aids, vera pandemia che ha colpito oltre 1 milione di ugandesi.
Nel 1995, la Conferenza episcopale ha istituto l’“Aids Focal Point” per aiutare la
popolazione contagiata dal virus dell’Hiv. Sforzi che hanno registrato dei risultati
importanti. In controtendenza rispetto alla maggioranza dei Paesi africani, che hanno
basato le loro politiche sulla diffusione dei preservativi, l’Uganda ha infatti visto
diminuire il tasso d’infezione e ciò grazie soprattutto alla formazione delle giovani
generazioni ai valori della fedeltà e dell’astinenza prematrimoniale. In questi ultimi
mesi, l’episcopato ha inoltre preso posizione su un progetto di legge che prevede
sanzioni molto dure per gli omosessuali, fino alla pena di morte. “Secondo la Chiesa
– ha dichiarato il segretario generale della Conferenza episcopale, padre John Baptist
Kauta – il progetto di legge è in contrasto con l’approccio cristiano al problema”.
“L’introduzione della pena di morte e del carcere per atti omosessuali – ha osservato
– colpisce le persone invece di cercare di aiutare quelle persone che hanno bisogno
di conversione, sostegno e speranza”.