Simposio della diocesi di Genova sul ruolo degli anziani nella società odierna
Gli anziani, sempre più numerosi, costituiscono una ricchezza da valorizzare nella
società europea contemporanea. E’ l’idea di fondo del convegno organizzato questa
mattina a Genova dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Terza Età. Il tema
del simposio è tratto dal Salmo 91: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”. Ha concluso
i lavori l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco.
“La qualità della vita – ha detto – non si definisce in rapporto a ciò che si produce,
ma in rapporto alle relazioni con gli altri”. Quindi, il porporato ha auspicato provvedimenti
efficaci, a partire dal sostegno alla famiglia, in favore degli anziani. Sul tema
e le finalità del convegno, Paolo Ondarza ha intervistato Andrea Chiàppori,
vicedirettore dell’Ufficio Pastorale della Terza Età della diocesi di Genova: R. – Il tema
è tratto dal Salmo 91. Sono parole che esortano a comprendere la vecchiaia e l’invecchiamento
della popolazione non come un problema, ma come una risorsa. Potremmo, forse dire,
che l’unica risorsa naturale e crescente della vecchia Europa è proprio quella di
tanti anziani che hanno ancora molte possibilità di portare frutto al bene comune.
Credo che questa sia una rivoluzione culturale che deve essere fatta dalla società
europea per capire il valore della vecchiaia e per comprendere il beneficio che essa
può dare alla società intera. D. – Quanto nella società contemporanea
c’è la consapevolezza che la terza età costituisce una tappa in cui è possibile dare
frutto? R. – Credo che la consapevolezza non sia molto marcata.
Credo anzi che purtroppo ci sia una percezione della vecchiaia come un limite e come
una difficoltà. Qualcosa, quindi, da evitare. Tanto è vero che si sentono voci che
spingono verso soluzioni-scorciatoie come quelle dell’eutanasia o che suggeriscono
atteggiamenti poco inclini a promuovere il valore della vita anche laddove è più fragile.
Penso che ci sia un lavoro culturale molto forte che la Chiesa deve fare per affermare
il valore della vita in tutte le sue manifestazioni e condizioni. D.
– Eppure un uomo ed una donna possono rinascere quando sono nella vecchiaia. E’ una
delle affermazioni emerse durante il vostro convegno… R. - L’intervento
che ha fatto mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone, ha contribuito a sottolineare
come sia importante comprendere il sogno biblico ed evangelico sulla vita che non
è fuga dalla realtà, ma è l’inizio del cambiamento. D. – Cambiamento,
quindi, non ritorno gli anni giovanili. Eppure oggi tante volte si confonde la valorizzazione
della vecchiaia con una sorta di giovanilismo, che tende ad equiparare il vecchio
al giovane, addirittura a creare una sorta di impossibile competizione… R.
– Certo. Io credo che i frutti si raccolgano solo quando un individuo sa chi è, sa
che cosa è, sa come è, conosce quelle che sono le sue potenzialità e si impegna a
far fruttare i talenti che ha. Quando si fa finta di essere qualcos’altro, certamente
non si contribuisce in alcun modo al bene comune. D. – Quindi,
è bene mantenersi in forma, curare la piacevolezza del proprio aspetto fisico, ma
a patto che tutto avvenga nella consapevolezza di essere nella terza età, tappa importante
dell’esistenza. Giusto? R. – Diciamo che essere consapevoli
di chi si è, non vuol dire non curare la propria forma fisica, anzi questo è importantissimo.
Non bisogna, però, cercare di curarsi per mascherare la realtà della propria vita.
Questo credo che sia veramente negativo ed è la manifestazione del fatto che gli uomini
e le donne di oggi non accettano la propria condizione. Questo crea poi tanti problemi.
D. – I peggiori nemici della valorizzazione degli anziani nella
società quali sono? R. – Anzitutto questa cultura del giovanilismo
e questo mito della gioventù che è certamente una cosa molto negativa. Altri nemici
sono rappresentati anche dal fatto che è avvenuta una rivoluzione demografica che
non corrisponde però ad una rivoluzione culturale. D. – Vuole
dire che nonostante gli anziani siano sempre più influenti come numero, nella società
però rischiano di essere marginalizzati? R. – Direi che questo
non è un rischio. E’ purtroppo la realtà di oggi! Io credo che bisogna riuscire veramente
a invertire questa mentalità e questo modo di affrontare i problemi, perché non producono
che situazioni negative.. D. – Il vostro convegno fornisce
suggerimenti alle famiglie che si trovano, appunto, a dover assistere una persona
anziana… R. – Questo è un impegno che ci assumiamo per il futuro,
quello cioè di entrare ancora di più nello specifico di questi argomenti per arrivare
anche a dare un contributo specifico e indicativo alle famiglie che devono affrontare
tali situazioni. D. – Pensiamo anche al dilemma se affidare
il genitore anziano alle cure di una casa di riposo oppure accoglierlo in famiglia? R.
– Certo. Servono interventi a favore dell’anziano laddove lui si trova. Io credo che
la sistemazione in famiglia, sebbene presenti problematicità, sia certamente la migliore,
perché è più gradita all’anziano ed anche economicamente la più vantaggiosa.