2010-02-27 15:21:22

Simposio della diocesi di Genova sul ruolo degli anziani nella società odierna


Gli anziani, sempre più numerosi, costituiscono una ricchezza da valorizzare nella società europea contemporanea. E’ l’idea di fondo del convegno organizzato questa mattina a Genova dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Terza Età. Il tema del simposio è tratto dal Salmo 91: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”. Ha concluso i lavori l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. “La qualità della vita – ha detto – non si definisce in rapporto a ciò che si produce, ma in rapporto alle relazioni con gli altri”. Quindi, il porporato ha auspicato provvedimenti efficaci, a partire dal sostegno alla famiglia, in favore degli anziani. Sul tema e le finalità del convegno, Paolo Ondarza ha intervistato Andrea Chiàppori, vicedirettore dell’Ufficio Pastorale della Terza Età della diocesi di Genova:RealAudioMP3
R. – Il tema è tratto dal Salmo 91. Sono parole che esortano a comprendere la vecchiaia e l’invecchiamento della popolazione non come un problema, ma come una risorsa. Potremmo, forse dire, che l’unica risorsa naturale e crescente della vecchia Europa è proprio quella di tanti anziani che hanno ancora molte possibilità di portare frutto al bene comune. Credo che questa sia una rivoluzione culturale che deve essere fatta dalla società europea per capire il valore della vecchiaia e per comprendere il beneficio che essa può dare alla società intera.
 
D. – Quanto nella società contemporanea c’è la consapevolezza che la terza età costituisce una tappa in cui è possibile dare frutto?
 
R. – Credo che la consapevolezza non sia molto marcata. Credo anzi che purtroppo ci sia una percezione della vecchiaia come un limite e come una difficoltà. Qualcosa, quindi, da evitare. Tanto è vero che si sentono voci che spingono verso soluzioni-scorciatoie come quelle dell’eutanasia o che suggeriscono atteggiamenti poco inclini a promuovere il valore della vita anche laddove è più fragile. Penso che ci sia un lavoro culturale molto forte che la Chiesa deve fare per affermare il valore della vita in tutte le sue manifestazioni e condizioni.
 
D. – Eppure un uomo ed una donna possono rinascere quando sono nella vecchiaia. E’ una delle affermazioni emerse durante il vostro convegno…
 
R. - L’intervento che ha fatto mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone, ha contribuito a sottolineare come sia importante comprendere il sogno biblico ed evangelico sulla vita che non è fuga dalla realtà, ma è l’inizio del cambiamento.
 
D. – Cambiamento, quindi, non ritorno gli anni giovanili. Eppure oggi tante volte si confonde la valorizzazione della vecchiaia con una sorta di giovanilismo, che tende ad equiparare il vecchio al giovane, addirittura a creare una sorta di impossibile competizione…
 
R. – Certo. Io credo che i frutti si raccolgano solo quando un individuo sa chi è, sa che cosa è, sa come è, conosce quelle che sono le sue potenzialità e si impegna a far fruttare i talenti che ha. Quando si fa finta di essere qualcos’altro, certamente non si contribuisce in alcun modo al bene comune.
 
D. – Quindi, è bene mantenersi in forma, curare la piacevolezza del proprio aspetto fisico, ma a patto che tutto avvenga nella consapevolezza di essere nella terza età, tappa importante dell’esistenza. Giusto?
 
R. – Diciamo che essere consapevoli di chi si è, non vuol dire non curare la propria forma fisica, anzi questo è importantissimo. Non bisogna, però, cercare di curarsi per mascherare la realtà della propria vita. Questo credo che sia veramente negativo ed è la manifestazione del fatto che gli uomini e le donne di oggi non accettano la propria condizione. Questo crea poi tanti problemi.
 
D. – I peggiori nemici della valorizzazione degli anziani nella società quali sono?
 
R. – Anzitutto questa cultura del giovanilismo e questo mito della gioventù che è certamente una cosa molto negativa. Altri nemici sono rappresentati anche dal fatto che è avvenuta una rivoluzione demografica che non corrisponde però ad una rivoluzione culturale.
 
D. – Vuole dire che nonostante gli anziani siano sempre più influenti come numero, nella società però rischiano di essere marginalizzati?
 
R. – Direi che questo non è un rischio. E’ purtroppo la realtà di oggi! Io credo che bisogna riuscire veramente a invertire questa mentalità e questo modo di affrontare i problemi, perché non producono che situazioni negative..
 
D. – Il vostro convegno fornisce suggerimenti alle famiglie che si trovano, appunto, a dover assistere una persona anziana…
 
R. – Questo è un impegno che ci assumiamo per il futuro, quello cioè di entrare ancora di più nello specifico di questi argomenti per arrivare anche a dare un contributo specifico e indicativo alle famiglie che devono affrontare tali situazioni.
 
D. – Pensiamo anche al dilemma se affidare il genitore anziano alle cure di una casa di riposo oppure accoglierlo in famiglia?
 
R. – Certo. Servono interventi a favore dell’anziano laddove lui si trova. Io credo che la sistemazione in famiglia, sebbene presenti problematicità, sia certamente la migliore, perché è più gradita all’anziano ed anche economicamente la più vantaggiosa.







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