2010-02-27 14:05:03

Pakistan: ergastolo per due cristiani accusati di blasfemia


Costernazione e amarezza nella comunità cristiana in Pakistan per le due condanne all’ergastolo di giovani cristiani accusati di blasfemia. “La legge attuale non aiuta in alcun modo il dialogo e l’armonia nella società. La Chiesa ne chiede la cancellazione”, questa la dichiarazione all'agenzia Fides di mons. Rufin Anthony, nuovo arcivescovo di Islamabad–Rawalpindi. Ieri Qamar David, cristiano di Lahore, in carcere dal 2006, ha ricevuto il verdetto della Corte che lo condanna all’ergastolo per blasfemia. Da tre anni la sua famiglia è oggetto di minacce e intimidazioni. “La condanna si basa solo su dichiarazioni e testimonianze create ad arte, frutto di odio e pregiudizi”, ha detto l’avvocato del giovane. Ma c’è anche un secondo caso: quello di Imran Masih, 26enne di Faisalabad, condannato all’ergastolo per lo stesso reato l’11 gennaio scorso. Un suo vicino di casa l’ha accusato di aver bruciato una copia del Corano. Ma sembra che le cose non siano andate proprio così: ripulendo il suo negozio, il giovane voleva infatti disfarsi di alcuni libri scritti in arabo (lingua che lui non comprende) e per questo ha chiesto a un suo vicino di esaminarli, per appurare se i libri non fossero di argomento religioso o di preghiera islamica. Il vicino ha assicurato che non era così, e allora il ragazzo li ha bruciati. Ritrovandosi poi una denuncia per blasfemia, inoltrata dallo stesso vicino. “Stiamo lottando per la revoca di questa legge ingiusta, con molti altri attivisti della società pakistana”, ha affermato Francis Mehboob Sada, direttore del Christian Study Center, un centro ecumenico di studio e monitoraggio dei diritti umani. “Da troppo tempo si abusa di questa legge e i cristiani ne sono vittime. Va notato che fino al 1986 non c’erano in Pakistan casi di accuse di blasfema. Dal 1986 in poi – quando è stata promulgata la legge – sono scoppiati i casi di blasfemia un po’ dappertutto”. “La nazione non ha bisogno di questa legge. La Commissione Nazionale per i Diritti Umani e altri gruppi della società civile, anche musulmani, lo dicono apertamente; certo, alcuni gruppi islamici fondamentalisti la sostengono e il governo ne subisce l’influenza e le pressioni - ha concluso Sada - ma noi continueremo nella nostra lotta, aspettando una buona notizia”. (A cura di Virginia Volpe)RealAudioMP3







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