2010-02-24 15:02:33

Omelia del cardinale Bagnasco nel quinto anniversario della morte di don Giussani


L’uomo di oggi ha bisogno di luce perché il nostro tempo vorrebbe confinare Cristo ai bordi della vita e della società. “La nostra è un’ora irta di sfide e di opportunità, una sfida che provoca la fede ad essere più coerente e coraggiosa e anche più pensata”. E’ quanto ha detto ieri il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, in occasione della celebrazione per il quinto anniversario della morte di don Luigi Giussani. “Ciò che ha affascinato don Giussani – ha affermato il porporato – è l’enigma dell’uomo”, ossia giudicare “se la vita valga la pena di essere vissuta”. “Questa domanda ieri come oggi – ha proseguito il cardinale Angelo Bagnasco – resta ineludibile perché inscritta nelle fibre stesse dell’uomo”. Nella sua vita “l’uomo deve trovare una risposta plausibile”. La cultura negativa nella quale siamo immersi – ha detto il porporato le cui parole sono state riprese dal Sir – enfatizza “i predicatori del disincanto che appiattisce sull’immediato”. Ma l’uomo, prima o poi, reagisce e “si fa mendicante di infinito e di assoluto”. Don Giussani – ha concluso l’arcivescovo di Genova – sapeva che “il cristianesimo può essere messo in crisi, sotto accusa”. Non può soccombere perché “il cristianesimo è Cristo”, non un sistema di idee ma “il Vivente e la Chiesa”. (A.L.)







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