A Padova chiusura dell’ostensione delle reliquie di Sant’Antonio
Conclusa l’ostensione dei resti mortali di Sant’Antonio, che ieri in tarda serata
sono stati riposti sotto l’altare della cappella dell’Arca, ora restaurata. E ieri
è arrivato anche un telegramma del Papa. Il servizio da Padova di Silvio Scacco:
C’era, idealmente,
anche Benedetto XVI tra i 60 mila pellegrini che ieri, a Padova, in paziente attesa
sotto la pioggia, lungo una coda di oltre due chilometri, hanno atteso anche per
sette ore di vedere e venerare le spoglie di Sant’Antonio. Il Santo Padre non ha fatto
mancare un segno della sua vicinanza ai 150 mila devoti giunti alla Basilica Pontificia
in sei giorni di ostensione del corpo di Antonio, inviando ieri un telegramma al superiore
del convento del Santo. II Papa auspica che questo “provvido evento, riproponendo
il luminoso esempio del sacerdote francescano tanto popolare, che affascinò generazioni
di fedeli ispirando numerosi giovani ad abbracciare la vita consacrata, (…) susciti
rinnovati propositi di amore a Cristo e ai fratelli, come pure un generoso impegno
per la giustizia e la pace”. Solo alle 22, dunque, si è esaurita la fila dei pellegrini,
da ogni parte d’Italia; molti gli stranieri, tra essi famiglie cingalesi residenti
in Italia.
R. – Per me, Sant’Antonio rappresenta
forse uno dei santi più importanti …
R. – Che ci
protegga in salute, soprattutto!
R. – Ogni tanto
vengo, una o due volte l’anno: c’è qualcosa che ti attira a venire …
Anche
per i frati della Basilica e del Messaggero di Sant’Antonio, un evento carico di significati:
il direttore generale, padre Danilo Salezze:
"Il
fatto che lui ricompare in mezzo a noi, con il suo corpo, ci da una scossa molto forte.
Questo ogni tanto capita. La vita dei santi è fatta così, in mezzo a noi: ci risvegliano,
è come un benefico schiaffo che ci riorienta il volto verso Gesù Cristo!" Durante
la liturgia di riposizione, a porte chiuse con i frati della Basilica e i rappresentanti
di tutte le associazioni e realtà che hanno prestato servizio nei sei giorni di ostensione,
il delegato pontificio, mons. Francesco Gioia, ha articolato una apprezzata meditazione
mettendo a confronto la concezione del corpo secondo Seneca e secondo San Paolo, per
arrivare a sottolineare come il nostro corpo, grazie alla fede, diventi corpo mistico
di Cristo, salvato e redento attraverso la sua morte e resurrezione.