Veglia di preghiera per le vocazioni e i sacerdoti nella Basilica di Santa Croce in
Gerusalemme
Nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme si è tenuta ieri la veglia di
preghiera per le vocazioni e per i sacerdoti, organizzata dal Movimento dell’Amore
Familiare. L’incontro di preghiera, promosso in vista dell’Anno Sacerdotale, si è
rivelato un’occasione per le famiglie cristiane di esprimere il legame spirituale
che unisce la vocazione cristiana del matrimonio con il dono della vocazione alla
vita consacrata e al sacerdozio. Sulle finalità della veglia di preghiera si sofferma
al microfono di Federico Piana l’assistente ecclesiastico del Movimento dell'Amore
Familiare, don Stefano Tardani:
R. – Per
un nuovo stile di collaborazione tra sacerdoti e laici, che sviluppi e cresca nella
corresponsabilità e nella comunione. Vorrei ricordare anche che il Santo Padre al
clero di Roma, qualche anno fa, disse: “Conosco la vostra fatica quotidiana e voglio
ringraziarvi da parte del Signore, ma vorrei anche aiutarvi, in quanto posso, a non
cedere sotto questa fatica”. Per poter resistere, anzi crescere, come persone e come
sacerdoti, è fondamentale anzitutto l’intima comunione con Cristo. Ed ecco quindi
quanto è importante la preghiera e questa veglia che è alla sua quarta edizione. Sono
proprio le famiglie cristiane che pregano per i sacerdoti, per i loro bisogni. Si
prega anche per le vocazioni di cui c’è tanto bisogno. La chiamata ad essere sacerdoti,
talvolta, non viene accolta con gioia e disponibilità in famiglia e occorre veramente
pregare ed accogliere con gioia questo grande dono della vocazione, dono benedetto
dal Signore per tutta la gente. D. - Don Tardani, durante questa
veglia avete sviluppato tre temi. Quali sono? R. – Il primo
tema sono i bisogni dei sacerdoti. I sacerdoti hanno bisogno di sostegno da parte
dei laici, come anche i laici da parte dei sacerdoti. Alcune difficoltà possono essere,
per esempio, l’indifferenza della gente o l’ostilità di un certo mondo culturale.
Il secondo tema è la comunione tra i sacerdoti, perché segno visibile nella comunità
dei fedeli del comandamento di Gesù, comandamento dell’amore: “Amatevi, come io vi
ho amati”. E il terzo è la collaborazione tra sacerdoti: quanto è importante per i
laici stessi vedere tra i sacerdoti un modello positivo di collaborazione e di fratellanza.
Per realizzare questo, però, occorre riconoscere e accogliere il dono dell’altro e
valorizzare concretamente i vari carismi dei sacerdoti, facendoli crescere e sviluppare
quindi, in un clima di riconoscimento e armonizzazione dei carismi dei laici, come
anche dei carismi stessi dei sacerdoti.(Montaggio a cura di Maria Brigini)