Haiti: piogge torrenziali e scarsità di aiuti. La testimonianza del rettor maggiore
dei salesiani
Ad Haiti oltre un milione dei senza tetto ha affrontato questa notte una nuova emergenza,
quella delle le piogge torrenziali. Aumenta poi il rischio di epidemie perchè nei
campi di Port-au-Prince la scarsa igiene, dovuta al malfunzionamento dei servizi sanitari,
facilita l'insorgere delle malattie. Nel Paese caraibico, intanto, il terremoto ha
lasciato drammatiche e laceranti ferite anche nelle comunità di religiosi e missionari.
Ad essere colpiti sono stati, in particolare, i salesiani. Al microfono di Federico
Piana, il rettore maggiore dei salesiani, padre Pascual Chavez Villanueva,
in questi giorni ad Haiti:
R. – Le nostre
case di Port-au-Prince sono praticamente tutte completamente o parzialmente distrutte…
Tutte, veramente tutte! Non ce n’è nessuna che abbia retto, che abbia retto bene.
I nostri confratelli hanno comunque aperto le porte: basti pensare che nell’Opera
di Torlano, dove abbiamo una casa di formazione, ci sono 12 mila rifugiati che cerchiamo
di curare ed assistere giorno per giorno e questo lo facciamo già da un mese. Cerchiamo
di assistere la popolazione a Cité Soleil – il quartiere più povero di Port-au-Prince
– e a Petite Ville dove c’era una nostra casa che avrebbe dovuto reggere meglio. La
scuola primaria è stata danneggiata. Anche lì abbiamo aperto un altro campo per 1.200
persone. Dobbiamo ora continuare ad operare nel campo educativo, naturalmente nelle
parrocchie che sono rimaste in piedi. Dobbiamo anche aiutare a riprendere la vita.
Non dico certo la normalità di una vita, perché la normalità non si potrà riprendere
fin quando non ci sarà un vero coordinamento futuro, al di là del piano di emergenza.
Sarà necessario poi ricostruire o costruire tutte quelle opere che ci permetteranno
di ridare un po’ di futuro e un po’ di speranza ai giovani e al popolo di Haiti.
D.
– Qual è la situazione della gente attualmente?
R.
– Io penso che siano ancora storditi, perché l’impatto è stato talmente grande. E’
stata una tale tragedia che si comprende poco a poco nella misura in cui la gente
ha bisogno di aiuti ed una risposta a questi bisogni non arriva. C’è poi una certa
rassegnazione che è certamente servita al popolo per affrontare le diverse situazioni
difficili. In questo momento comincio a vedere che in quegli accampamenti, dove c’è
una buona cura, un buon accompagnamento ed un buon sostegno riguardo alla distribuzione
del cibo e dell’acqua, così come di cure psicologiche ed un buon sostegno spirituale,
le cose stanno cominciando ad andare meglio. In altri campi, invece, si avverte la
rabbia che monta, perché si trovano abbandonati, alle intemperie senza nessun autentico
riparo. Questo potrebbe scatenare un po’ di violenza, se non ci fosse una risposta
più accurata e più sollecita a tutti e non soltanto agli accampamenti meglio attrezzati.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)