Messico. Vescovi preoccupati per le riforme sulla laicità
In Messico, da diversi giorni, la Camera Bassa sta discutendo e approvando diversi
emendamenti alla Costituzione per la laicità dello Stato. Lo scorso 11 febbraio, con
363 voti a favore, 1 contro e 8 astensioni, è stato approvato il nuovo articolo 40
sulla laicità. Il testo afferma che si dovrà articolare in conformità a tre principi:
rispetto della libertà di coscienza, autonomia della sfera politica nei confronti
di quella religiosa e rifiuto di qualsiasi tipo di discriminazione delle persone siano
esse dirette o indirette. L’emendamento sostiene che “è volontà del popolo messicano
costituirsi in una repubblica rappresentativa, democratica, laica, federale, formata
da Stati liberi e sovrani per quanto riguarda il loro ordine interno ma uniti come
una federazione secondo i principi generali di questa legge fondamentale”. Si apre
così un lungo cammino di discussione che avrà diversi passaggi obbligati: dopo la
Camera Bassa le riforme passeranno al Senato e poi ai 32 parlamenti statali e solo
alla fine, se ci sarà la maggioranza in tutte le tappe, queste riforme potranno essere
sancite definitivamente. La Chiesa cattolica, preoccupata e perplessa di fronte a
certi testi e proposte, aprirà un Foro nazionale per discutere su queste riforme.
Nel frattempo però l’arcivescovo di Guadalajara, cardinale Juan Sandoval Íñiguez,
ieri ha voluto richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su alcune proposte approvate,
all’ombra del concetto di “laicità” , secondo le quali i ministri del culto potranno
ricevere severe sanzioni qualora esprimano opinioni sull’operato del governo oppure
critichino le sua azione. La stampa locale informa che il porporato lamenta con grave
rammarico quest’iniziativa sia perché viola il principio democratico sia perché si
configura come una retromarcia nella storia libertaria della nazione. In terzo luogo,
ha aggiunto il cardinale Sandoval Íñiguez, la proposta introduce confusione e sconcerto
poiché la Chiesa spesso offre il suo orientamento in tutto ciò che coinvolge la sfera
morale ed etica e i principi della dignità della persona umana. I vescovi non hanno
mai dato orientamenti politici e non lo faranno mai. Non fa parte della loro missione
né dei loro doveri. Ciò non vuol dire che non possano parlare quando, iniziative,
progetti o leggi, vanno ad incidere direttamente sul diritto naturale, la morale pubblica
e privata o sulle convinzioni religiose. Se alla fine fosse sancita la proposta approvata
nella Camera Bassa vuol dire che la Chiesa messicana non potrà dire nulla, per esempio,
sull’aborto, sull’eutanasia, sulla povertà, sull’educazione o su qualsiasi realtà
che riguardi la sacralità della persona e della vita. Infine, il cardinale, in nome
della Chiesa in Messico, auspica che idee di questo tipo non abbiano futuro nel processo
di revisione costituzionale e ribadisce il desiderio di collaborare con lo Stato messicano
in ogni cosa che sia veramente utile al popolo e alla crescita materiale e spirituale
della nazione. (A cura di Luis Badilla)