2010-02-12 15:03:00

Un convegno ricorda Vittorio Bachelet a 30 anni dalla morte per mano delle Br


Si apre oggi pomeriggio all’Università “La Sapienza” di Roma, il 30.mo Convegno Bachelet, dal titolo “Vittorio Bachelet testimone della speranza”, dedicato al presidente dell’Azione Cattolica Italiana, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1980. All’evento interverrà anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Questa sera, in occasione del Convegno, verranno inoltre presentati un Dvd e un volume su Bachelet, presso la Domus Mariae. Un evento a cui prenderà parte anche Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica. Intervistato da Luca Collodi, ricorda Bachelet come uomo della speranza:RealAudioMP3

R. – L’Azione Cattolica, insieme a tante altre istituzioni, lo ricorda, avendo scelto il titolo “Testimone di speranza”, perché ritiene che la speranza, proprio in quanto non vuota illusione, sia regola esigente e programma di vita che conduce a scelte precise di radicamento del tessuto sociale e ha un grande investimento sul futuro. La speranza, nel caso di Bachelet, fu la scommessa sul dialogo, sull’onestà, sul rispetto per l’altro, sulla perseveranza nell’impegno, sul credere fortemente nel valore dell’educazione.

 
D. – Lei crede, presidente, che vi sia la possibilità di tornare a crescere in un Paese dove i valori cristiani siano fermento di progresso sociale?

 
R. – Secondo me sì. Questa speranza è una speranza fondata comunque sull’impegno di tanti - e innanzitutto di tanti giovani - che stanno riproponendo con forza il significato vivo del valore della solidarietà. In Azione Cattolica, stiamo cercando di intensificare al massimo l’impegno di formazione a partire dalla Dottrina Sociale della Chiesa, in molteplici direzioni, sia nella direzione di una formazione globale della persona - in cui l’elemento sociale e politico sia sempre più parte di ogni itinerario formativo, e non sia esperienza staccata estemporanea che affidiamo ad altri - sia nella direzione di acquisire specifiche competenze, che sappiano mettere le persone all’altezza dei compiti che in futuro potrebbero loro essere affidati.

 
D. – C’è chi sostiene che il rapporto tra valori e prassi sociale debba essere riconsiderato. Questo è un passaggio cruciale: lei cosa ne pensa?

 
R. – Ciò che noi proponiamo è proprio un continuo esercizio di incontro, di coniugazione, di mediazione, di emulazione tra gli elementi ideali e gli elementi vissuti. Il problema è quello di fare continue buone esperienze in questa direzione, perché da un lato l’ideale è sempre davanti a noi ma, dall’altro, siamo chiamati, come cristiani, a dare alcuni segni di realizzazione possibile: siamo chiamati a dire che il bene è possibile, che la giustizia è possibile, che la condivisione è possibile, che la solidarietà è possibile, che il rispetto della vita è possibile. E tutto questo è uno sforzo costante, che deve mettere insieme formazione seria ed integrale e buone pratiche di vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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