2010-02-12 14:17:44

L'accoglienza e il rispetto della dignità dei migranti ribadite nel documento conclusivo del Congresso mondiale della Pastorale per i Migranti


“La Chiesa deve aprire le braccia a tutti i migranti, qualunque sia la loro età, il loro credo o la convinzione”. E’ una delle conclusioni contenute nel documento finale del sesto Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, che si è tenuto dal 9 al 12 novembre 2009 in Vaticano. Il testo ribadisce la necessità di porre come priorità nell’affrontare questa “sfida pluridimensionale” la centralità della persona e la sua dignità. Ce ne parla Benedetta Capelli:RealAudioMP3

“Un segno dei tempi” così viene definito il fenomeno della migrazione che “influenza profondamente – si legge nel documento – le nostre società”. Analizzandone le conseguenze drammatiche, si evidenzia come la “ricerca di modelli migliori di accompagnamento per gli immigrati” passino attraverso una ridefinizione della società, chiamata a porre come prioritaria la centralità della persona e la sua dignità. Attraverso questa nuova prospettiva si può intravedere “una vera speranza”, anche se la migrazione, essendo “una sfida pluridimensionale”, indica che “i temi della sicurezza e della paura sociale possono facilmente portare a un aumento della discriminazione”, “del razzismo”, della “criminalizzazione dei migranti”. Elementi che mettono la società del 21.mo secolo di fronte al “traffico di esseri umani”, ai “falsi matrimoni” a “nuove forme di schiavitù”. Una “sofferenza umana” fatta di respingimenti, di “detenzione arbitraria” e a volte anche di “tortura nei campi di accoglienza”. “È chiaro – si legge nel documento - che un atteggiamento difensivo e politiche migratorie restrittive dividono e distruggono le famiglie” e “che i disordini sociali tra i migranti sono causati pure dall’ingiustizia sociale”.
 
“In evidente contrasto con gli atteggiamenti restrittivi – prosegue il testo – le economie mondiali hanno bisogno in genere di una maggiore mobilità umana” e pertanto il documento esorta a promuovere questo aspetto. Inoltre, “per la Chiesa il macrofenomeno delle migrazioni è una questione pastorale prioritaria”: può aiutare i migranti a mantenere la loro cultura e far sì che il Paese ospitante si apra alla cultura del Paese d’origine degli stessi migranti. In questo contesto, nuovo slancio può arrivare dall’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi, “pietra miliare per quanto riguarda la ‘categorizzazione’ dei migranti”, che contribuisce a “rafforzare i meccanismi di coordinamento pastorale nazionali e diocesani”. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti segnala anche la “corresponsabilità e comunione tra Chiese di origine e Chiese di accoglienza”, che hanno permesso una migliore comprensione del fenomeno migratorio e hanno suggerito misure concrete per la stessa pastorale. Invitando a guardare agli immigrati come “protagonisti del loro futuro”, sia nei Paesi d’arrivo che in quelli di partenza, il documento raccomanda il rafforzamento delle strutture ecclesiali attraverso una maggiore collaborazione, per meglio proteggere le comunità locali e gli stessi migranti.
 
Una particolare preoccupazione viene espressa per i bambini rimasti nei Paesi d’origine che “pagano un prezzo molto elevato” per la separazione delle famiglie; un trauma che può mettere in pericolo la loro educazione e la società di domani. La Chiesa è quindi chiamata ad un ruolo di mediazione, di sostegno sotto ogni punto di vista, e di vigilanza di fronte alla violazione dei diritti umani. “Trasformando la Chiesa in un punto di incontro, soprattutto per i giovani migranti, si può neutralizzare - prosegue il doccumento - l’effetto negativo della secolarizzazione, contribuendo così a trasformare la migrazione in opportunità per l’evangelizzazione, nel pieno rispetto della scelta di ciascuno”. Infine, il testo esorta a sviluppare una cooperazione con i Governi, la società civile, la comunità internazionale per promuovere il concetto di “un’Autorità politica mondiale” che si occupi di immigrazione a livello globale. Importante è anche il richiamo ai mass media, affinchè si impegnino a controbilanciare "la copertura mediatica negativa" del fenomeno migratorio con esempi positivi di immigrati che, con il loro lavoro e il loro contributo, favoriscono la ricchezza del Paese d'accoglienza quanto in quello d'origine, al loro ritrono.







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