2010-02-12 15:11:12

Conto alla rovescia per l'inaugurazione dei 21.mi Giochi olimpici invernali a Vancouver


Si inaugurano oggi a Vancouver, in Canada, i XXI Giochi olimpici invernali. La cerimonia di apertura avrà inizio davanti a circa 60 mila spettatori, quando in Italia saranno le tre di notte. Sull’attività frenetica di queste ore e sugli imprevisti della vigilia, Luca Collodi ha sentito don Mario Lusek, cappellano della squadra nazionale italiana: RealAudioMP3

R. – A parte la neve che non c’è, la sensazione è quella proprio di una nuova avventura in cui ancora una volta vengono riproposti – come ci ha ricordato benissimo Papa Benedetto – i valori dell’incontro tra le civiltà e del dialogo tra i popoli. Ci offre l’occasione di mettere a confronto tradizioni, culture e storie e soprattutto quell’agonismo sano che non è aggressività, che non è violenza, ma che è proprio partecipazione alla vita degli altri.

 
D. – Don Lusek, lei sarà il cappellano della nazionale italiana alle Olimpiadi italiane in Canada. Cosa pensa di fare?

 
R. – A tutti gli atleti intanto consegneremo un piccolo fascicolo elaborato dal nostro ufficio, e abbiamo preso in prestito proprio le frasi più significative che Papa Benedetto ha utilizzato nei confronti dello sport in questi ultimi periodi: attraverso di esse, vogliamo riproporre i valori eterni dello sport.

 
D. – Don Lusek, il messaggio del Papa ancora una volta ribadisce l’interesse della Chiesa per lo sport…

 
R. – Sì, questo è il terzo messaggio che Benedetto indirizza al mondo olimpico: Pechino, Torino e Vancouver. E’ più che essenziale, perché va subito al nocciolo dei problemi evidenziando la caratteristica dello sport a livello mondiale: l’incontro, il dialogo e l’educazione, dando modelli positivi e significativi alle giovani generazioni.

 
D. – Non possiamo, però, nascondere che i Giochi invernali, come altre manifestazioni sportive, siano anche occasioni commerciali ed economiche…

 
R. – Non c’è dubbio. Senza esorcizzare il problema o addirittura rimuoverlo, noi siamo lì, appositamente, come Chiesa per farci prossima e per dare un’anima al mondo dello sport e a fare emergere invece quello che a volte è sepolto dalla generalizzazione della dinamica economica e dalla pervasività dell’economica all’interno dello sport. E quindi, se ci sono presenze educative significative, come anche quella della Chiesa, sicuramente non saranno sepolti definitivamente i valori tradizionali dello sport.

 
D. – Secondo lei, gli atleti cercano i cappellani delle varie nazionali?

 
R. – Io ho notato che non c’è indifferenza verso la presenza del sacerdote, oppure rifiuto o ostilità. E poi, ci sono tutte le dinamiche che un prete vive nella sua parrocchia, nella sua comunità, con incontri diretti, con momenti di confronto… Esiste dunque la ricerca del cappellano: non in maniera così massiccia, perché l’evento olimpico porta ad una razionalizzazione dei tempi. I tempi sono strettissimi, sia per le gare sia per gli allenamenti sia per altri tipi di momenti. All’interno di queste dinamiche, ci inseriamo anche noi.

 
D. – Qual è la sua previsione per la nazionale italiana, a questi Giochi?

 
R. – Dicono che non sia una stagione positiva, però credo che ogni evento vada vissuto con ottimismo e con fiducia, e quindi che non ssia tanto il numero delle medaglie che qualifica una spedizione, anche se quelle sono importanti… Ci sono tempi di semina e tempi di raccolta: questo potrebbe essere un tempo di semina che faccia prevedere una raccolta significativa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.